IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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(11 Ottobre 2005)
Anche l’Istat certifica la crescente povertà in Italia: nel 2004 i poveri hanno superato quota 7,5 milioni (ossia il 13,2% dell’intera popolazione), con oltre 2,6 milioni di famiglie colpite dal fenomeno, vale a dire l’11,7% del totale rispetto al 10,8% dell’anno precedente. L'Istat ha messo nero su bianco anche i numeri dell’indigenza che stanno spingendo pericolosamente milioni di italiani sotto la soglia di povertà relativa con il 7,9% delle famiglie considerate a rischio. Per loro, i bisogni primari come alimentazione, casa, abbigliamento e istruzione consumi non superano i 919,98 euro (il 5,2% in più rispetto al 2003), cioè la soglia fissata come spesa media mensile per due persone.
E appena sotto la soglia di povertà si colloca un altro 6,2% delle famiglie, considerate ‘appena povere’ con consumi che vanno dai 919,98 euro ai 735,98 euro. Per tutte le altre (il 5,5%), quelle ‘sicuramente povere’ e che sono in condizione di estremo disagio la soglia scende sotto i 735,98 euro.
Nel Sud, una famiglia su quattro (il 13,2% della popolazione) vive al di sotto della soglia di povertà relativa. Un dato significativamente cresciuto nel giro di un anno: era il 21,6% nel 2003, è diventato il 25% nel 2004, pari ad oltre il doppio della media nazionale, stimata all’11,7%.
Al Nord invece i nuclei familiari poveri sono il 4,7% mentre al Centro il 7,3%. La condizione di povertà aumenta in modo significativo nelle coppie giovani (dal 2,8% del 2003 al 5,5%), le coppie con più figli (dal 9,1% al 13,9%; arriva al 14% se c’è un minore).
Al Centro dove seppure è sostanzialmente stabile in linea generale, la povertà peggiora tra gli anziani, soprattutto tra gli over 65, la cui incidenza è più che raddoppiata passando da 4,2% a 10%. Ma è fra i disoccupati che si trova la percentuale di famiglie più povere: il 28,9% se a capo c’è una persona in cerca di occupazione e al 37,4% se sono due a cercarla.
Le famiglie di lavoratori autonomi sono meno toccate dall’indigenza: 7,5% contro il 9,3% delle famiglie con lavoratori dipendenti e il 13,1% di quelle in cui sono presenti ritirati dal lavoro
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