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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Per una strategia basata non sul politicismo, ma sulla lotta di classe

Sintesi dell'intervento di Gianni Alasia al comitato politico federale del prc di torino del 30/9/2005

(13 Ottobre 2005)

Credo che oggi, più che mai, nel dilagante politicismo, sia necessario fare qualche riflessione sull'economia.

Del resto questo è sempre vero; ma oggi sicuramente. Se non facciamo questo, restiamo nel gioco politicistico; peggio, restiamo nel pettegolezzo e nelle schermaglie del sottobosco politico come capita ora largamente nel paese e anche, purtroppo, nel partito ove le nostre analisi calano di tono.

L'intervista di agosto di Bertinotti sulla 'rendita' ha destato molte perplessità e critiche. Liberazione l'annuncia come "una strategia per il futuro". Badate bene perché le parole hanno un senso: "una strategia", non un aspetto di una strategia più generale su 'rendita/profitto'. Si dice: "il compito della sinistra è battere la rendita". Battere la rendita va benissimo. Rilevo che lo dice anche il sottosegretario Vietti.

Ma noi abbiamo sempre creduto che il nostro compito fondamentale ("strategico", per usare il titolo del giornale) fosse battere profitto e rendita nel loro intreccio. E' di questo intreccio, che sempre abbiamo denunciato, che si deve tener conto.

Più recentemente (intervista del 23 agosto) Bertinotti ha detto: chiederemo documentazione su tutte le rendite. Benissimo. Dovremo anche chiedere documentazione su tutti gli intrecci fra rendita e profitto, su tutte le forme e modalità del capitale finanziario.

Cremaschi i questi giorni parla di "Banca d'affari" che con una società Fiat fa "l'autoscalata", con un'operazione finanziaria, alla Fiat stessa.

Vorrei sapere che cos'è Montezemolo e Fiat (ieri durante lo sciopero c'è stato un appello Fiom perché "la sinistra non lasci soli i matalmeccanici") che premono per rilanciare la concertazione, liquidare il contratto nazionale ("solidarietà"), ristabilire una posizione di "rendita contrattuale" contro i lavoratori del Sud tornando alle "gabbie salariali". E vorrei sapere se non esiste più quello che tutte le dottrine chiamano il "capitale finanziario", cioè la fusione del capitale industriale e del capitale bancario.

C'è un interessante studio del prof. Gallino su "L'impresa irresponsabile". Ecco cosa dice: "Alla finanziarizzazione dell'economia ha contribuito in misura determinante l'industria..."; e più avanti: "la radice del problema è la struttura delle società per azioni (...) comportamento immorale...".

Sono andato a documentarmi sullo scrigno di famiglia Agnelli-Fiat, così come risulta aggiornato all'8 luglio 2005 alla Fin Piemonte. La "Giovanni Agnelli spa" - capitale interamente posseduto dalle famiglie Agnelli/Nasi - ha il 100% dell'Ifi e il 70,45% dell'Exor Group (holding lussemburghese, e sappiamo quali traffici passino per Lussemburgo), e poi l'Ifi ha l'altro 29%.

Ho visto un' inchiesta sulle "mine anti-uomo" (ma sarebbe più appropriato dire "anti-bambini"): alla voce "mine giacenti per essere vendute", per il Lussemburgo c'è un punto interrogativo. Mai visto fare statistiche con punti interrogativi. Poi m'han spiegato che vuol dire "non si sa". Forse Exor Group lo sa. Ma queste sono cose note; forse.

Meno noto e più difficile da documentarsi è ciò che passa nei vari intrecci fra rendita e profitto. E meno noto il ruolo di Exor Group e del Lussemburgo. Ricordo che in Italia operava la fabbricazione di mine anti-uomo e le denuncie di Emergency e del dottor Strada circa le responsabilità Fiat. Fiat era impegnata nella Valsella (vedasi le certificazioni della Camera di Commercio di Brescia); Valsella era produttrice di una forte quantità delle mine italiane. Poi Fiat ha dichiarato il suo disimpegno. Vediamo meglio la cosa. I miei amici missionari comboniani mi hanno fornito documentazione. C'era una combinazione fra Valsella e Meccanotecnica, legate ad una società del Lichtenstein (altro paese di traffici vari). In soli sei mesi, dal 1 gennaio al 30 giugno 1984, incassarono tre miliardi, pari ad un dividendo di L. 8.000 per azione! C'era poi la Misar (collegata con Fiat). Si vendevano mine in Australia e Argentina. Nel 1989 Fiat decide di chiudere la Misar, ma trasferisce la sua produzione alla Whithead Motofides di Livorno. Nel 1984 Fiat e Borletti entrano in Valsella (ma Borletti è Fiat). Nel 1994 Agnelli annuncia che uscirà da Valsella: poi la vende a Borletti (che è sua).

E' vero che l'Italia poi ha deciso di non produrre più mine. Ma è vero che certe attività si sono trasferite all'estero. C'è un gioco di scatole cinesi.

Alla fine degli anni '90 si contava nel mondo una vittima di mina anti-uomo ogni 22 minuti.

Non c'è un "sano profitto" e una "sporca rendita". Sono entrambi sfruttamento operanti con modalità diverse e cotemporaneamente: plusvalore e speculazione. Chiamiamole col loro nome meno scientifico e più chiaro: sfruttamento capitalistico.

Fassino negli anni '80 spiegò a me e a Bertinotti che dovevamo fare "l'alleanza dei produttori", "il patto per lo sviluppo". Io e Fausto abbiamo fatto allora una intera, felice stagione di lotte contro questo. "Rendita" e "profitto" vanno tenuti insieme in una "strategia". Come uniti sono.

Una parola sulle primarie (l'essenziale è stato detto da più parti autorevoli). Guardiamoci in giro fra la gente: c'è un senso di nausea fra la gente. E c'è tanto smarrimento nel partito.

Bertinotti ha affermato che la disputa per "il candidato" o per "il programma" (chi deve venire prima) è "un po' stucchevole". Niente affatto. Avevamo sempre detto, e tutti, che prima vengono i contenuti e poi le formule.

Spero abbiate letto il "Regolamento quadro per le primarie". Al punto 9 dice: "Il candidato alla guida della coalizione entro 60 giorni dalla sua proclamazione promuove, sotto la sua responsabilità, l'elaborazione del programma, avendo cura di consultare e coinvolgere tutte le componenti." Passata la festa, gabbato lo Santo.

Bontà sua! Dunque "dopo", non "prima", "consulterà". Qui prevale il tanto criticato politicismo e la politica a base di interviste. Questo sì che incomincia a diventare stucchevole.

Ora io capisco che ci può essere il ragionamento: "Il problema è battere Berlusconi e poi si vedrà". E' un ragionamento che fanno parecchi compagni. Rilevo che non è indifferente il modo col quale lo si batte. Ma è un ragionamento che ha una sua "logica", Logica che io non condivido; ma è una logica. Quella eterna della socialdemocrazia: del "meno peggio" che poi, la storia lo dimostra, porta al "più peggio". Ma se è così, lo si dica chiaramente.

Dico una cosa ovvia, ma desidero espressamente dirla: io alle politiche questa primavera andrò a votare. Voterò la candidata o il candidato del mio partito. Chiunque sia. Ma oggi, qui, è un'altra faccenda. C'è una disputa interna al centrosinistra. Non ci può essere nessuna malintesa "disciplina" di partito. C'è la libertà di opinione e di coscienza di ognuno di noi.

Tutti i giorni Liberazione invita "Scrivi quello che vuoi. Volere è un tuo diritto; nessuno può negartelo". Benissimo. Io scrivo: "Voglio protagonismo sociale e non leaderismo", e non andrò a votare. Non chiedo a nessuno di avere coerenza con le mie premesse. Credo che abbiamo tutti il diritto di chiederci reciprocamente di essere coerenti con le proprie premesse e con le proprie dure critiche.

Gianni Alasia

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