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(17 Gennaio 2010) Enzo Apicella
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Niente di buono poteva venire dalle elezioni:
è ora di passare la parola alle lotte
operaie e studentesche

(25 Settembre 2020)

super pdac

Nei giorni scorsi si è tenuta la tornata elettorale per il referendum costituzionale e per il rinnovo delle giunte regionali in 6 regioni italiane (Veneto, Liguria, Marche, Toscana, Campania e Puglia). Nessuna delle opzioni in campo era minimamente favorevole alla classe operaia e alle masse popolari in generale, né negli schieramenti contrapposti delle regionali (centrosinistra, centrodestra e Movimento 5 stelle), né nel referendum, nonostante i riformisti abbiano cercato di caricare questa tornata elettorale di contenuti che non aveva.Non crediamo che il risultato di queste elezioni rafforzi in alcun modo il governo, se non nella misura in cui indebolisce l’opposizione: il sostanziale pareggio alle regionali non è quanto si aspettava Salvini, che, dopo aver annunciato lo «sfondamento» (mancato) in Toscana, perde consensi, ma soprattutto non riesce a accreditarsi come alternativa credibile a questo governo, e in una situazione di crisi (economica e pandemica) come quella attuale, la borghesia preferisce un governo stabile (anche se magari non quello che in astratto vorrebbe) al salto nel vuoto che rappresenterebbero delle nuove elezioni politiche. In questo quadro il Pd, anche a fronte dell’emorragia di voti del M5s (da circa il 30% delle politiche al 7% stimato a livello nazionale), si conferma come partito di riferimento della grande borghesia. D’altro canto, il referendum costituzionale ha sicuramente raccolto il grosso malcontento popolare contro la casta politica e le istituzioni borghesi, incanalandolo però in una prospettiva non solo inutile, ma addirittura a lungo andare controproducente per i lavoratori, restringendo ancora di più quei pochi spazi democratici rimasti. Ma non dobbiamo stupirci di questo, anzi dobbiamo prendere coscienza del fatto che senza l’intervento dei rivoluzionari i lavoratori sono alla mercé politica dei partiti borghesi.È necessario che la parola passi alle lotte operaie e studentesche, già a partire dagli scioperi e dalle mobilitazioni del 25 settembre e del 9 ottobre: solo costruendo una risposta di classe, partendo dai luoghi di lavoro e di studio, sarà possibile mettere in difficoltà questo governo e opporsi alla sua gestione classista della crisi, tanto economica quanto sanitaria, che è volta a garantire i profitti dei padroni. Chi lotta contro questo sistema economico che sfrutta i lavoratori, che ghettizza gli immigrati, che opprime le donne, che discrimina le persone Lgbt, e che distrugge l’ambiente deve necessariamente organizzarsi in un partito rivoluzionario, che forgi la coscienza dei lavoratori e possa dirigere le lotte nella prospettiva del rovesciamento di questo sistema e della costruzione di una nuova società, quella socialista.

Esecutivo nazionale del Pdac

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