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L’incongruenza coerente del capitalismo

(8 Novembre 2020)

Le misure che i vari governi hanno preso a motivo di frenare la diffusione del Covid sono oggetto di perplessità, critica e opposizione da parte della popolazione. Come il fatto di bloccare i ritrovi, i bar, le trattorie, il turismo, etc. mentre allo stesso tempo le industrie continuano la produzione. La incongruenza si chiarisce però se si considerano i governi come amministratori dello Stato e dunque delle necessità fondamentali del capitalismo.

La forza che muove il capitale è la ricerca del profitto. Il quale si produce solo per mezzo del lavoro produttivo, cioè l'attività mediante la quale il lavoro vivo, quello eseguito dai proletari permette la trasformazione di un materiale, con l’uso del capitale fisso (macchinari, strutture, etc), in un altro bene che, venduto, crea il profitto.

Artefice di questa trasformazione è la forza lavoro del proletariato che produce questa trasformazione in cambio di un salario che gli permetta la sussistenza.

Dal profitto derivano tutte le altre attività che non producono ricchezza ma spostano il denaro da una entità a un’altra. Il ristorante ad esempio non produce ricchezza (anche se il suo proprietario si può arricchire) ma realizza un trasferimento di denaro da una tasca a un’altra. Denaro che però risale sempre al processo di produzione del profitto che ha luogo nelle industrie dove si trasforma una materia prima o seconda in un’altra che viene venduta, generando così il profitto. Tuttavia il profitto che ciascun capitalista riceve è in generale in proporzione al capitale investito e al tasso medio di profitto generale. Per cui interesse generale della classe capitalista è avere il meno possibile dispersione di capitale.

Tutte le attività economiche che non sono produttive, nel senso che non producono profitto, comportano perciò una dispersione di ricchezza che corrisponderebbe al capitale produttivo.

Nella situazione attuale di crisi globale del capitalismo segnata dal fatto che produrre non è conveniente perché il saggio di profitto è molto basso, il capitalismo sta approfittando della crisi pandemica per eliminare una buona parte del settore improduttivo e appropriarsi di tutta la ricchezza prodotta dall’industria di trasformazione. I settori improduttivi, da questo punto di vista, sono quelli che concernono la ristorazione, l’intrattenimento, ma anche la scuola, la sanità, il turismo. Settori questi che, oltre a permettere la riproduzione dei rapporti sociali, sono anche indispensabili per il funzionamento equilibrato della società. Ma il capitalismo, nella fase attuale di crisi non può più permettersi ciò: ha bisogno di distruggere una buona parte della ricchezza accumulata e liberarsi di una buona parte di popolazione “improduttiva”, per ripartire poi con una più alta concentrazione di capitale. In altre epoche ricorreva alla guerra, come la prima e la seconda guerra mondiale. Al momento sta provando con una guerra implicita contro la popolazione utilizzando la pandemia, oltre alle guerre armate contro le popolazioni di varie parti del mondo.

Queste osservazioni vogliono mostrare che la instabilità delle decisioni dei governi, la loro incongruenza, è conseguenza del fatto che, mentre vogliono incrementare il controllo capillare sulla popolazione, allo stesso tempo hanno timore della reazione popolare e che questa potrebbe inoltre prendere la consistenza di una insurrezione.

Importante perciò è la organizzazione della popolazione a partire dal proletariato delle fabbriche. Che è quella parte di popolazione che ha più consistenza organizzativa proprio per il ruolo che svolge nella produzione. E` possibile in questo momento convogliare tutte le rivendicazioni sia del lavoro, sia della sanità, sia della difesa della natura, sia del diritto dei bambini al gioco, dei giovani alla convivialità e alla istruzione.

Da questa crisi se ne uscirà solo smantellando il capitalismo.

L'attualità è composta da tre crisi che si accavallano come onde. La crisi pandemica, la crisi economica e la crisi ecologica. L’ordine capitalista non è in grado, se anche lo volesse, di dare una soluzione, favorevole all'umanità, di queste crisi. Solo una nuova organizzazione dell’umanità basata sulla solidarietà e convivialità può creare i mezzi per fare un salto a favore della terra,della salute e del benessere.

8/11/20

Nicolai Caiazza

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