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Crimini borghesi e compiti proletari

(9 Dicembre 2020)

scintilla

Nelle ultime settimane la favola dell’”andrà tutto bene” e la retorica degli “inni nazionali”, che hanno caratterizzato la prima fase della pandemia, si sono volatilizzate.

La combinazione di crisi economica e sanitaria ha sollevato contraddizioni che hanno sfaldato il consenso alla classe dominante, determinando proteste popolari da un lato e il compattamento di maggioranza e opposizione borghese dall’altro.

La pandemia ha evidenziato le conseguenze delle politiche neoliberiste seguite da tutti i governi negli ultimi decenni. I feroci tagli alla sanità e ai servizi sociali, il blocco delle assunzioni, le privatizzazioni, hanno creato le condizioni di un massacro di Stato.

Sul governo Conte pesano enormi responsabilità: di aver assecondato la linea confindustriale di mandare avanti la produzione a tutti i costi, senza le necessarie misure precauzionali, dimostrando così quale valore si dà alla vita, alla salute e alla bio-sicurezza dei lavoratori; di non aver fornito linee guida per la gestione dell’emergenza nelle RSA; di non fatto nulla per varare a tempo le misure necessarie a prevenire e contrastare la seconda ondata; di non aver aggiornato il piano pandemico; di aver determinato con la sua scellerata politica ritardi, caos, ammassamenti, il fracasso del sistema dei test, del tracciamento e dell’isolamento.

Tutti fattori che hanno facilitato la diffusione del contagio e messo in ginocchio il dissestato sistema sanitario.

Risultato: 60 mila morti (terzo paese al mondo dopo USA e Brasile) di cui quasi mille in un solo giorno, il 3 dicembre. Ecco il celebrato “modello italiano” contro la pandemia.

Al disastro si è aggiunta la beffa del coprifuoco nelle ore notturne, mentre di giorno si va in azienda o a scuola su mezzi di trasporto stracolmi.

In materia di lavoro, il governo con la proroga della Cig e il blocco parziale dei licenziamenti allunga la corda messa sul collo degli operai, mentre le condizioni in fabbrica peggiorano e mezzo milione sono i posti di lavoro persi in un anno.

Invece di tutelare i lavoratori meno pagati e gli strati sociali più poveri e vulnerabili, invece di offrire sostegno a disoccupati e cassintegrati, si regalano centinaia di miliardi ai grandi capitalisti, approfondendo quelle disuguaglianze sociali strenuamente difese dalle destre, dal PD e dal M5S (emblematico l’atteggiamento sulla patrimoniale).

Si pensa però allo shopping natalizio, che costerà altre migliaia di vittime a gennaio....

I capitalisti intanto sono all’attacco su tutto il fronte: mentre beneficiano illegalmente della Cig e si preparano ad arraffare i 209 miliardi del Recovery Plan (ovvero più debito sulle spalle dei lavoratori) hanno nel mirino i contratti nazionali di lavoro, puntano a scardinare il rapporto orario/salario, aumentare ritmi e carichi di lavoro per aumentare lo sfruttamento, precarizzare e flessibilizzare al massimo i rapporti di lavoro, licenziare in massa per gli interessi degli azionisti. Un vero e proprio piano di guerra antioperaio.

Dalla loro parte hanno un alleato: la burocrazia sindacale che frena e divide le lotte, che dopo aver firmato il vergognoso “Patto per la fabbrica” e tutti gli accordi a perdere, oggi sprofonda nel collaborazionismo per mantenere i suoi privilegi e lavoratori incatenati.

Ai burocrati confederali fanno da pendant i vertici dei sindacati “di base” che non vedono oltre il proprio orticello.

In questo difficile scenario, emergono due segnali positivi.

Il primo si registra sul terreno dell’unità dei comunisti, che procede e si qualifica sul piano ideologico e programmatico, anticipando sviluppi organizzativi.

Il secondo è la tendenza dei settori avanzati e combattivi del movimento operaio a unirsi negli scioperi e nelle mobilitazioni, mettendo in pratica la politica di fronte unico di classe.

Sotto la spinta di potenti cause oggettive, dell’acutizzazione degli antagonisti di classe, queste tendenze, e i processi materiali in cui si concretizzano, sono destinati a svilupparsi e qualificarsi, ad entrare in sintonia fra loro e rafforzarsi reciprocamente.

Lavorare per unire attorno alla classe operaia tutto ciò che sia politicamente possibile, gli strati impoveriti e malcontenti della società, per resistere ai capitalisti e ai governi al loro servizio.

Dare a questa unità una prospettiva di rottura rivoluzionaria col sistema capitalista–imperialista, per la conquista rivoluzionaria del socialismo.

Allontanarsi dal pantano opportunista e avanzare nella lotta per il Partito.

Ecco tre compiti di attualità per il proletariato rivoluzionario, per risolvere i quali ci vuole l’organizzazione politica.

Da Scintilla, n. 111 – dicembre 2020

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