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Eric Hobsbawm

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(11 Ottobre 2012) Enzo Apicella

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    Osservazioni e critiche a “Catastrofe o rivoluzione”

    (un lavoro di Emiliano Brancaccio, docente all’università del Sannio)

    (1 Dicembre 2020)

    Seconda e ultima parte

    Che il capitalismo sia appropriazione privata di profitti e socializzazione delle perdite, non solo strettamente economiche, ma in termini di valore d’uso dei prodotti del lavoro umano e anche degli oggetti naturali, si può dedurre dalle tante riflessioni marxiste sul valore d’uso e sul valore di scambio fatte anche in ambito di ricercatori marxisti un poco più avveduti dei “marxisti” che riducono il marxismo al livello della volgare economia del salumiere. Che il capitalismo sia sfruttamento non solo dell’uomo ma anche della Natura viene messo in evidenza più volte da Marx e da Engels nelle loro opere .. anche se spesso c’è stata una lettura molto riduttiva del marxismo, non solo in ambiti accademici ma anche in ambiti “marxisti”.
    Il discorso sulla scienza fatto subito dopo da Brancaccio, è pienamente condivisibile .. inutile riportarlo qui. C’è, come al solito, da sottolineare qualcosa quando dice:


    ' Prometeo .. messo al servizio della riproduzione capitalistica e dei rapporti a essa sottesi. In ciò risiede anche il motivo, tra l’altro, per cui dalla legge di riproduzione e tendenza del capitale scaturisce un movimento che nessuna traiettoria dello sviluppo tecnologico, in quanto tale, è in grado di sovvertire. Anzi '

    Concordiamo sul fatto che Prometeo-scienza è piegato, è messo al servizio dell’accumulazione, della riproduzione capitalistica .. ma, dialetticamente, è, e sarà, anche il suo becchino. Per capirlo, lo ribadiamo ancora una volta, non serve la legge di riproduzione e tendenza ma l’analisi di meccanismi fondamentali sottostanti ad essa.


    ' l’efficienza del libero mercato, in particolare del mercato finanziario, porta pace e prosperità. È la visione tuttora prevalente, che però non trova il conforto dei fatti. .. l’impulso speculativo non è affatto un sintomo di efficienza del sistema. Al contrario, esso contribuisce in modo decisivo all’alternarsi di euforia e depressione, al sottoutilizzo sistematico dei mezzi di produzione, alla selezione avversa dei processi tecnico-scientifici, e in generale a quel fenomeno caotico che va sotto il nome di “disorganizzazione dei mercati”. Una disorganizzazione che si manifesta, tra l’altro, nella setacciatura del futuro: conta solo ciò che contribuisce all’accumulo privato di capitale, mentre viene quasi del tutto scartato ciò che riguarda l’avvenire collettivo, come ad esempio la prevenzione dei disastri sistemici .. Come Marx ben sapeva, l’impulso speculativo non è un retaggio della vecchia economia antecedente all’accumulazione primitiva, ma è una caratteristica intrinseca del capitalismo sviluppato. .. Si può dimostrare, in questo senso, che il moto della speculazione è addirittura alla base della legge di riproduzione e tendenza (Brancaccio e Buonaguidi 2019; Algieri, Brancaccio, Buonaguidi 2020) '

    Il moto della speculazione è un tentativo di trasformare il moto D-M-D’ con cui il capitale si accumula davvero nel moto D-D’ con cui si accumula solo capitale fittizio. Questo è chiaro in Marx, come è chiaro che col moto D-D’ non si accumula capitale ma si estorce solo capitale reale al moto D-M-D’. Certamente il moto della speculazione accelera la “legge” della riproduzione e tendenza (i ricchissimi diventano sempre più ricchi), come accelera anche il processo di centralizzazione dei capitali, ma non è alla base di nessuno dei due fenomeni; alla base di tutto c’è sempre il meccanismo fondamentale che va sotto il nome di ' diminuzione tendenziale del saggio generale di profitto '; esso è anche alla base della speculazione e quindi della tendenza del capitale ad auto-cannibalizzarsi, cioè a minacciare la riproduzione stessa sia del sistema economico – modo di produzione inteso in senso stretto – che del modo di produzione nel suo complesso, inteso come sistema di rapporti sociali tra le classi. Il moto della speculazione si è accentuato a partire dalla fine del secolo scorso proprio perché, a causa della tendenza alla diminuzione del saggio generale di profitto, non si ottenevano più profitti attesi col processo D-M-D’ e i singoli capitali iniziarono a cercare alti profitti nel moto D-D’ .. in realtà ai danni di altri capitali .. e di promesse di “valore futuro”. Se poi per speculazione qui si intendesse, in generale, la tendenza ad ottenere il massimo profitto immediato da parte dei singoli capitali .. ma non penso .. essa esiste in modo naturale nel capitalismo, con e senza speculazione.

    ' Se la libertà del capitale mobilita la speculazione .. la libertà finanziaria degli agenti del capitale tende a soffocare le altre libertà, gli altri diritti .. La tendenza alla crescita del capitale rispetto al reddito e alla centralizzazione del suo controllo in sempre meno mani, non sembra compatibile con il mantenimento futuro della democrazia, della libertà, al limite della pace, almeno così come oggi le intendiamo .. la libera razionalità individuale dei singoli agenti del capitale guida cecamente verso una catastrofica e illiberale irrazionalità di sistema .. una nuova vendetta si consuma contro la «mano invisibile» di Adam Smith '

    Tutto ovvio, ma ripetitivo.

    ' c’è un meccanismo interno al modo di produzione che effettivamente muove verso la “catastrofe”, ma questo stesso meccanismo tende a piegare un’eventuale svolta keynesiana in senso reazionario piuttosto che “rivoluzionario” .. tutto deve scaturire dallo schema: come la linea verso la catastrofe è una risultante della legge di riproduzione e tendenza, così dovrebbero esserlo anche i suoi eventuali sovvertimenti. .. Si assume cioè che la classe lavoratrice, la classe subalterna, resti silente sul piano politico, e quindi ridotta a variabile residuale nello schema economico. Tale residualità dei subalterni, tra l’altro, accresce le possibilità di risoluzione pacifica delle contese tra grandi e piccoli capitali, magari sotto la bandiera di una centralizzazione che rallenta ma non si arresta. Ora, sebbene questo sia un preciso tratteggio dell’attuale fase storica, dobbiamo per forza ritenerlo valido anche per il futuro? '

    Certamente, questo meccanismo di fondo – che, lo ripetiamo fino alla nausea, non è la legge da individuata da Brancaccio, la quale è ancora una conseguenza – in assenza di lotte proletarie non può portare altro che alla guerra tra capitali e a svolte reazionarie nei confronti del proletariato.
    Inoltre, che la residualità dei subalterni accresca le possibilità di risoluzione pacifica delle contese tra grandi e piccoli capitali non ci sembra confermato sul piano storico, tutt’altro: l’acquiescenza dei partiti socialisti – il voto ai crediti di guerra – e quindi il “silenzio dei proletari”, nel 1914, portò alla prima guerra mondiale; altrettanto, il freno e il silenziatore messo alle lotte proletarie attraverso fascismo, nazismo e stalinismo, e attraverso politiche keynesiane, portò alla seconda guerra mondiale. Mentre la rivoluzione bolscevica russa del 1917, cioè l’attivizzazione della masse proletarie e soprattutto contadine russe .. col pericolo che ciò avvenisse anche in altre nazioni (Germania, Ungheria, Italia, etcc ..) portò gli stati imperialisti belligeranti della prima guerra mondiale a fare un armistizio il prima possibile, per potersi poi scagliare “uniti” (ma divisi nell’accaparrarsi eventuali spoglie della Russia) contro la rivoluzione bolscevica: dal 1019 al 1923 la Russia fu attaccata da tutte la parti da 14 eserciti .. non solo dai Bianchi (finanziati dai vari imperialismi) ma da truppe europee, americane e giapponesi. E, nonostante la vittoria militare su questi eserciti invasori, la rivoluzione mondiale era stata bloccata, si era riaccartocciata: per difendersi i bolscevichi furono costretti a sostituire la democrazia proletaria con la dittatura del partito .. che Stalin ebbe così buon gioco a prendere nelle proprie mani.


    ' Il punto è che il movimento verso la crescita del capitale rispetto al reddito e verso la sua centralizzazione in sempre meno mani, è in quanto tale distruttivo per i gruppi sociali intermedi: piccoli capitalisti, ceti medi più o meno riflessivi, borghesia minore, esponenti delle professioni, quadri privati e pubblici, padroncini e rentiers marginali, questo aggregato di corpi centrali è destinato a erodersi: .. i componenti di questo mondo di mezzo finiscono per ingrossare le file degli strati subalterni '

    “Strati subalterni” .. la parola
    'proletariato' proprio non si riesce a dire? Marx ripreso a pezzi può essere capovolto a piacimento; come nel caso del meccanismo di fondo. Deve essere ripreso nella sua integrità .. ma ci rendiamo conto che questo è difficile nell’ambito accademico di oggi.

    ' Con buona pace di Bernstein e dei suoi epigoni, la legge di riproduzione e tendenza alla centralizzazione del capitale è anche legge di polarizzazione delle classi.
    Infine, la polarizzazione sembra assumere anche i tratti di una tendenziale uniformizzazione delle condizioni della classe subalterna. È una dinamica che avvicina le condizioni di vita e di lavoro a livello internazionale, generalmente dando luogo a una loro convergenza verso il basso (Brancaccio, De Cristofaro, Filomena 2019) '

    Questo è verissimo a livello oggettivo, ricordiamo ancora i ragionamenti che ci facevamo 20 anni fa sulla forbice delle condizioni di vita tra piccola borghesia e proletariato, tra proletariato dei paesi imperialisti e proletariato dei paesi sottoposti all’imperialismo; e prevedevamo alla lunga avrebbe teso a “ricucirsi”. Però a livello soggettivo il capitale ha acquistato una inusitata abilità a “dividere et imperare”; basta vedere con quanta abilità istiga guerre tra tribù e fazioni in paesi meno sviluppati .. basta vedere l’infinità di tipologie di contratti di lavoro per proletari tutti ultrasfruttati, ma che, dai contratti, sembra che abbiano interessi completamente diversi; il capitale è cosciente più di noi che l’uniformizzazione delle condizioni complessive di vita tende “naturalmente” a far unire i proletari; per questo lavora incessantemente per disunirli; e ci lavora da tempo in tutti i campi materiali ed ideologici. Compito dei rivoluzionari è contrastare questo lavoro del capitale.

    ' Ma ci rende uguali nello sfruttamento .. aspetto retrivo e divisivo .. la legge [di accum. e tendenza] del capitale implica un progressivo assorbimento di nuova forza lavoro nel processo di accumulazione '
    Divisivo perché? Forse Brancaccio intende che il capitale coscientemente tende a dividere? Inoltre, il fenomeno dell’assorbimento di sempre nuova forza-lavoro, certamente è reale, ma dipende sempre dal meccanismo di fondo .. che non è la legge di accumulazione e tendenza.

    ' Con questo ingresso nel sistema, la forza lavoro muta in ingranaggio, .. Questo accade, si badi bene, nel lavoro semplice come in quello più sofisticato, e di riflesso dall’azione produttiva in senso stretto si spande poi ovunque: nel consumo come nelle relazioni sociali e personali, nell’atto ludico e nel pensiero sparso .. Così, dalla produttività, alla sessualità, all’affettività, tutto della vita diventa tecnico. .. colonizzazione capitalistica delle esistenze. .. Perché il punto essenziale, qui, è che la tesi marxiana secondo cui la storia umana non è altro che una continua trasformazione della natura umana, va intesa nel senso che la legge di riproduzione e tendenza del capitale è anche legge di riproduzione e tendenza di un nuovo tipo umano capitalistico. Anzi, diciamo pure nuovo capitale umano .. è dunque in atto una riproduzione tendenziale, continuamente modificata, di un nuovo tipo umano: un nuovo capitale umano. '

    Un uomo che diventa sempre più schiavo della tecnologia, sempre più controllato dalla tecnologia, sempre più “entusiasta” della tecnologia, che spesso sempre meno comprende nel suo funzionamento intimo; ed è schiavo, controllato, “entusiasta- praticone”, e spesso ignorante, più non solo durante il solo processo lavorativo, ma nella sua intera vita. Tutto giusto.

    ' il fatto che la tendenza alla centralizzazione dei capitali implichi un movimento oggettivo verso la polarizzazione e l’uniformizzazione di classe e l’accumulo di nuovo capitale umano, può esser considerata una ragione sufficiente per prevedere uno sviluppo della lotta politica oltre il perimetro del gruppo sociale dominante? .. E questa dinamica, in quanto tale, può rendere nuovamente ammissibile il cenno blanchardiano a una “rivoluzione” capace di scongiurare la “catastrofe”? C’è qualcosa, in queste domande, che le rende particolarmente ostiche. Esse chiamano in causa un elemento che opera “dall’esterno”, direbbe Lenin, ovvero al di là dello schema che descrive la legge di riproduzione e tendenza. Definirlo “soggettivo” darebbe luogo a una pletora di incomprensioni. Meglio il termine “intelligenza collettiva”: un oggetto materiale, neuroscientifico, di cui evidentemente bisognerà delineare una genesi '

    Ora, a parte che la rivoluzione a cui accennava Blanchard non è certo quella voluta da Lenin (oltre che voluta anche attuata. perché a parole tutti la vogliono o la vorrebbero. pochi sono poi capaci di farla); a parte che la legge di riproduzione e tendenza non è il meccanismo di fondo .. può essere giusto che la parola “soggettivo” potrebbe dare adito a incomprensioni. Per la semplice ragione che molti “marxisti” per elemento soggettivo intendono un partito già bell’e fatto a prescindere dal movimento della classe e non capiscono la dialettica partito-classe (classe per se): l’uno non si sviluppa senza l’altro e viceversa, in un intreccio dialettico “continuo”. Ma anche il termine intelligenza collettiva potrebbe, invece, dare adito alla concezione di un movimento guidato soltanto dalla pura spontaneità .. dalla disorganizzazione; contro un nemico, in crisi ma potente e organizzatissimo! C’è da riflettere.


    ' Il grande meccanismo [dell’accumulazione ..] pressoché insensibile alle correzioni di rotta. Sono infatti gli oggetti a esso estranei che a quanto pare vengono centripetati, fagocitati, plasmati. Questo vale in particolare per gli oggetti politici '


    Infatti è l’economia che, in ultima istanza, pur nel rapporto dialettico, comanda la politica, e non viceversa, come molti credono.



    ' Nel grande meccanismo, la rivoluzione keynesiana si riduce a mera reazione piccolo borghese, e con essa le propaggini del reddito di esistenza o della moneta per il popolo. Ma anche un illuminato accelerazionismo tecnologico (Williams e Srnicek 2013) muta in propulsore distopico, e così analogo destino subirebbe probabilmente ogni altro manifesto per un «capitalismo progressista» (Stiglitz 2020) '

    Scritto ottimamente, ma già chiaro da decenni alle correnti marxiste; infatti è proprio la ricerca delle accelerazioni tecnologiche per migliorare il profitto individuale che, già sul medio periodo, si risolve nel suo contrario e crea difficoltà al saggio generale di profitto e quindi al sistema in generale. Stesse considerazioni per il periodo seguente:

    ' L’obiettivo principale .. comprendere l’arcano della legge di movimento del capitale, e a scoprire che tra i suoi potenti ingranaggi covano immani contraddizioni interne.
    Quale sia il nucleo di queste contraddizioni è presto detto. Centralizzazione, polarizzazione e uniformizzazione di classe, riproduzione di nuovo capitale umano, hanno una doppia implicazione: da un lato ci avvicinano al catastrofico orizzonte concentrazionario e illiberale prima descritto, ma dall’altro lato oggettivamente erodono le eterogeneità tra i subalterni, concretamente rideterminano la loro universalità, e proprio attraverso questa via aprono opportunità politiche inedite.
    Man mano cioè che il capitale si ammassa nelle mani di un manipolo sempre più ristretto di capitalisti, man mano che il loro potere si concentra e ci si avvicina alla catastrofe della liberaldemocrazia, diventa al contempo sempre più difficile frastagliare gli interessi della classe subalterna, e risulta sempre più oneroso l’antico esercizio macedone del dividere per dominare. In una impersonale eterogenesi dei fini, mentre cresce la potenza del capitale centralizzato, monta al contempo la fragilità del suo monopolio politico. Più vicina è la catastrofe, più vicina è l’occasione di una svolta '

    Ben scritto anche il passo successivo:

    ' Diventa chiaro, allora, che l’ammorbante, continuo vezzeggio del cosiddetto ceto medio è inesorabilmente politica “codista” verso i piccoli capitali e le loro rappresentanze politiche. .. I ceti medi, insomma, sono passato che resiste. Solo nella consapevolezza di questa collocazione temporale, al limite, si potrà interagire politicamente con essi.
    Ma c’è anche un opposto “codismo” che va scongiurato, che consiste nell’ancor più diffusa tentazione di mettersi sulla scia dei grandi capitali e delle loro rappresentanze politiche. È la [non nuova] politica passiva che scaturisce dall’illusione secondinternazionalista, hilferdinghiana, che il movimento oggettivo del capitale porti in sé al rovesciamento del rapporto sociale. .. occorre che l’intelligere di classe si riunifichi, pensi e agisca intorno a una chiave, una parola d’ordine, una bandiera per l’egemonia '

    Un po’ meno chiaro questo periodo:

    ' La stessa legge fin qui descritta porta in quanto tale a ritenere che questa chiave sia la modernità della pianificazione collettiva. Tutta la creatività del collettivo, tutta la forza fisica e intellettuale della militanza, [il partito] devono riunirsi intorno a questo concetto straordinariamente fecondo'

    I mezzi per attuare la modernità, la pianificazione, li sta costruendo già il capitalismo, anzi li ha già costruiti .. forse già da un secolo .. e nell’ultimo secolo li ha incrementati e perfezionati; anche se oggi essi sono piegati alle necessità del capitale, dell’accumulazione. Oggi, rispetto ai tempi di Lenin, è molto più facile produrre secondo un piano, se ce ne fosse la volontà politica; ma è più difficile affrontare la violenza militare del Capitale, che si è centuplicata.
    Qui sotto, ancora una volta ci sembra – Brancaccio ci corregga se sbagliamo – che ci sia ancora l’hilferdinghiana – micidiale – illusione che si possa transitare pacificamente al socialismo-comunismo solo grazie al moto di centralizzazione che il capitale mette incessantemente in atto; senza passare per un violentissimo, inevitabile, scontro militare col capitalismo; scontro non voluto dai proletari in lotta, ma dal capitalismo che userà tutti i mezzi violenti a sua disposizione per sopravvivere .. anche a costo di rischiare di estinguere la popolazione del Pianeta. Illusione che abbiamo già avuto modo di criticare in uno scritto precedente di Brancaccio.
    Inoltre, è vero, prospettare a proletari e mezze classi in via di proletarizzazione che “un muovo mondo senza classi, senza sfruttamento, è possibile”, è doveroso. Ma è la seconda metà del problema; noi pensiamo che ci sia una prima metà del problema: convincerli che “il capitalismo, da ora in poi, non può dare loro più nemmeno un briciolo di prosperità, ma solo immani dolori”. E’ vero che l’impoverimento e il virus stanno facendo la loro parte .. ma anche da questo lato un “intelligenza collettiva (che chiameremmo, forse, più correttamente: partito in formazione)” deve fare la sua.
    Riguardo alla seconda metà del problema, ben scritto il seguito:


    ' Si tratta di cimentarsi in un esercizio di sintesi tra la pianificazione collettiva e un concetto solo in apparenza antagonistico: la libertà individuale. L’idea dell’assoluta impraticabilità di una simile miscela è la litania del nostro tempo, una costante della comunicazione politica, anche in assenza di una minaccia effettiva, come se lo spettro del piano agitasse continuamente il sonno dei comunicatori del capitale .. Non possiamo percorrere il lungo filo della riflessione di Marx e dei suoi continuatori su questi temi e in generale sulla “libertà comunista”. Qui preme solo ricordare un punto fondamentale. Nella riflessione marxiana il controllo collettivo della totalità delle forze produttive è condizione per lo sviluppo della totalità delle capacità individuali. La libera espressione dell’individualità si manifesta, in altre parole, solo nella repressione della libertà finanziaria del capitale e nel comunismo pianificatore della tecnica '

    Ben scritto anche il paragrafo finale sul Virus capitale.

    Volevamo solo fare un'ultima considerazione a proposito del piano che Brancaccio sembra proporre sempre; e non si capisce mai bene se lo propone al capitalismo odierno, in modo da avere un futuro “capitalismo dal volto umano”; oppure se lo propone per uno stadio superiore di organizzazione sociale Umana senza sfruttamento e senza classi: il comunismo; stadio che la Specie Umana non potrà mai vedere senza una lotta sanguinosa contro il capitalismo, il quale – e questo ci Sembra che Brancaccio lo “sorvoli sempre”(concessione accademica o convinzione reale?), non sarà mai disposto a mettersi da parte senza combattere .. anzi!!. La considerazione è questa: il piano, il capitalismo, non ha bisogno di elaboralo e di attuarlo. Lo fa, in modo accentuato, solo in occasione delle guerre o in periodi preparatori alle guerre. Per il resto lascia libero il mercato di attuarlo limitandosi a dare gli indirizzi attraverso i finanziamenti e gli incentivi, specialmente nel campo della ricerca e sviluppo tecnologico, soprattutto finanziando il settore militare. Del resto, l'unico piano oggettivo di cui ha bisogno il capitalismo per fare funzionare la sua accumulazione è, appunto, la costante centralizzazione del capitale. Ma quella avviene tutti i giorni in modo oggettivo e non ha bisogno certo di essere pianificata in alcun modo.

    Gianni De Bellis e Mario Fragnito

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