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"Incidenti"

(6 Novembre 2010) Enzo Apicella
Esplode la Eureco di Paderno Dugnano: sette operai feriti, quattro rischiano la vita. In Puglia tre morti sul lavoro nell'ultima settimana

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(Di lavoro si muore)

13 ANNI FA, LA STRAGE OPERAIA ALLA THYSSENKRUPP DI TORINO: 7 OPERAI MORTI

NEL LORO RICORDO, RIBADIAMO CHE LA SALUTE NON E’ UNA MERCE, LA SICUREZZA NON E’ UN COSTO DA RIDURRE PER MANTENERE INALTERATI I PROFITTI DEI PADRONI

(10 Dicembre 2020)

13 anni fa, avvenne il 6 dicembre del 2017, rimasero uccisi (4 bruciati vivi, 3 dopo giorni di agonia) “da lavoro” 7 operai alla ThyssenKrupp (multinazionale tedesca, già in quel periodo in fase di smantellamento) di Torino. Anche in quel caso, che purtroppo non è stato l’ultimo di stragi operaie sul lavoro e da lavoro, si parlò di “incidente”, la difesa ne fece un caso di fatalità per scaricare le colpe e le responsabilità, come se fosse stato un evento non prevedibile. Alla fine, le tesi del giudice Guariniello e del suo staff, le argomentazioni degli avvocati dei familiari delle vittime (che costituirono, assieme a ex operai della Thyssenkrupp l’associazione LEGAMI D’ACCIAIO) furono nei vari gradi di giudizio ridotte negli effetti penali a coloro che vennero, in primo grado, condannati per omicidio. La macchina degli interessi economici- finanziari e politici ha ridotto la giustizia ad una parvenza formale, negli anni è stata poi concessa la libertà agli imputati, condannati per omicidio, a cagione della loro età. Eppure, nonostante questa ennesima serie di morti non accidentali di operai e lavoratori, la strage in nome del profitto non si è fermata, malgrado le tante lacrime di coccodrillo delle parti politiche, sindacali concertative, degli organi di informazione e stampa e i numeri sono impietosi, messi sotto silenziatore dal terribile “contascatti” di morti e contagiati dalla pandemia-sindemia mondiale e italica.
Ogni anno muoiono a causa di amianto, circa seimila persone, oltre a coloro che decedono per le varie malattie professionali, collegate all’attività lavorativa. I deceduti sul lavoro (quelli accertati, non quelli effettivi a causa dell’incidenza di lavoratori e lavoratrici al nero o non contrattualizzati come dipendenti e prestatori di lavoro subordinato) in Italia, sono risaliti a circa 1500 (mille e cinquecento) all’anno, una media statistica calcolata in 4 morti sul lavoro al giorno, malgrado la diminuita occupazione reale.
Ogni giorno sono quantificati in 500 persone, quelle che muoiono per cancro e patologie tumorali, più di 370.000 all’anno sono gli ammalati di tumori.
Gli effetti di una guerra di classe proclamata dalle controparti e da coloro che lucrano utili e profitti, pochi, a danno e sullo sfruttamento di tanti-e, che progressivamente impoveriscono, non sono un evento casuale e nemmeno una fatalità.
Sono le condizioni materiali che si basano, oggi anche in regime di pandemia-sindemia, sul peggioramento delle situazioni lavorative, di sfruttamento e di immiserimento delle condizioni di vita, è la pretesa di avere maggiore competitività, produttività, flessibilità, precarietà, con l’aumento di sfruttamento e carichi di lavoro, che determinano morti sul lavoro, infortuni e aumento di malattie professionali (le cui risultanze spesso, per queste ultime, si vengono a sapere dopo molti anni…ad aziende e sedi di lavoro “scomparse” quando non è più possibile risalire e identificare responsabili e cause scatenanti).
Il tutto, in assenza di qualsiasi seria attività programmata e pianificata, finalizzata alla piena tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e del lavoro, attraverso la prevenzione, l’informazione costante, la formazione e l’addestramento della forza lavoro e le azioni e provvedimenti finalizzati alla ELIMINAZIONE E RIDUZIONE (al minimo e secondo le innovazioni tecnologiche e le scoperte scientifiche) DI OGNI FATTORE DI RISCHIO E PERICOLO. Per ottenere questo, non ci sta DPCM che tenga,non ci sono governi amici, anche a livello sovranazionale, non ci sono “datori di lavoro buoni” .
Solo la pratica di massa, consapevole, solidale, intercategoriale che tenga insieme le mobilitazioni e le lotte sul salario pieno, per i diritti sociali e civili anche sul lavoro estesi come esercizio fruibile e concreto a tutti-e, per la dignità delle persone, contrastando le discriminazioni di genere e le disparità di trattamento, con le lotte per la piena attuazione del diritto alla salute e alla sicurezza sul lavoro, degli ambienti di lavoro e dei territori dove sono insediati i posti di lavoro, per un sistema di protezione sociale che garantisca assistenza e servizi sociali, un sistema sanitario, istruzione-educazione, trasporti di natura pubblica, con i necessari rapporti di forza per attuarli e ottenerli in forma stabile e continuativa, diventa un elemento fondamentale per cambiare sul serio lo stato di cose presenti, per un altro futuro. Nel testimoniare la nostra vicinanza agli ex colleghi dei 7 operai morti, ai loro familiari e solidali, che in tutti questi anni non hanno mai fatto mancare la loro solidarietà e il ricordo di questa ennesima strage operaia, rimane vivo il nostro impegno quotidiano, anche nelle piccole cose, per contrastare questo ulteriore fattore di barbarie, che non rende l’Italia, ancora, un paese civile.
ORA E SEMPRE RESISTENZA ATTIVA, organizziamoci sui posti di lavoro, scegliamo dal basso e non lasciamo da soli i rappresentati dei lavoratori (e lavoratrici) per la sicurezza, colleghiamo le lotte senza omologarci al “richiamo del padrone”, accettando subalternità mentale e sottomissione materiale.

USI Unione Sindacale Italiana fondata nel 1912 segreteria naz. collegiale confederale

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