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(10 Agosto 2013) Enzo Apicella
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Veneto, residenze per anziani: 1.400 decessi Covid in autunno, 600 a primavera

(15 Dicembre 2020)

zaia

Veneto

Residenze per anziani

1.400 decessi Covid nella seconda ondata

600 decessi Covid nella prima ondata

Le cifre precedenti sono contenute in un articolo del Corriere della Sera, cronaca veneta, la giornalista Martina Zambon chiede a Zaia un giudizio su questo. Le ho scoperte casualmente ieri, e mi sono sembrate subito importanti. Probabilmente stanno emergendo lentamente in queste ore nella loro gravità, sono troppo eloquenti per passare inosservate. Lo spero, comunque tento di dare un piccolo contributo alla loro diffusione.

Ho rintracciato l'articolo su un sito associativo di veterinari

https://www.sivempveneto.it/rsa-in-autunno-decessi-piu-che-raddoppiati-rispetto-alla-primavera-zaia-la-variabile-e-il-lockdown-crea-allarme-lescalation-dei-contagi-nelle-strutture-per-anziani/

Nella prima ondata si era parlato di strage silenziosa nelle RSA, e ricordo subito che le RSA sono un tipo di struttura residenziale per anziani che non comprende tutte le residenze assistite per anziani. Le RSA dovrebbero ospitare solo anziani non autosufficienti, mentre gli anziani autosufficienti ma con difficoltà a vivere soli possono essere ospitati in Case di Riposo dove l’assistenza sanitaria è ridotta.

Nella prima ondata di epidemia un’indagine dell’ ISS fornì una stima parziale dei decessi nelle sole RSA ed era relativa al periodo dal 24 marzo al 27 aprile.

L’indagine riguardava anche altri aspetti dell’ assistenza e quanto ai decessi risultò che nelle RSA che avevano risposto, un terzo delle più di tremila interpellate, il 40% circa dei 9.000 decessi poteva essere ricondotto al Covid 19, anche se solo il 7% dei deceduti aveva fatto il tampone che certifica il contagio.

Ma, se la prima strage è stata silenziosa, in realtà l’attenzione è iniziata a fine marzo e il silenzio in fondo è stato solo in questo mese, la seconda strage è tuttora invisibile agli occhi dei media ed anche agli occhi di tanti che cercano di informarsi indipendentemente dalle fonti ufficiali.

Nel sud Italia i deceduti nelle residenze per anziani si sono moltiplicati.

A primavera nell’indagine ISS sulle RSA solo 55 decessi sui 3.700 riconducibili al Covid erano avvenuti nelle 8 regioni meridionali. Basilicata e Abruzzo non avevano segnalato nell’ indagine ISS nessun decesso Covid nelle RSA, ma in autunno solo in queste due piccole regioni abbiamo saputo di 20 decessi Covid in una RSA di Avezzano, 9 in una residenza di Lanciano, 8 in casa di riposo privata di Marsicovetere, provincia di Potenza, più molte morti isolate in altre strutture.

E la strage nelle residenze meridionali non è emersa in queste ore, era visibile già ad ottobre.

Zaia, nell’intervista che rivela il raddoppio dei decessi nelle strutture, azzarda anche alcune spiegazioni generali al peggioramento della situazione, questo sarebbe stato favorito dal mancato lockdown autunnale in Italia. Ma il Veneto in questi giorni è in difficoltà nel contenere l’epidemia anche fuori dalle residenze per anziani ed è probabile che alcune cause siano locali, viste anche le cifre provinciali. Nel Veronese ad esempio 500 dei 1.000 decessi Covid totali sono relativi alle residenze per anziani.

E’ incredibile anche che il Veneto fino allo scoppio della pandemia non prevedesse nelle RSA la figura del direttore sanitario, figura presente in quasi tutta Italia. A Venezia hanno provveduto alla sua istituzione solo a giugno 2020, ma hanno dovuto prorogare i termini per adeguarsi alla nuova normativa perché le strutture non trovavano medici disposti ad accettare l’incarico.

E’ complicato ricostruire il perché l’Italia sia uno dei paesi al mondo con la mortalità più alta per la pandemia. Ma è sicuro che questo poco lusinghiero primato non dipende solo dall’ anzianità della popolazione italiana e dal caso.

Marco P.

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