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ANELLO VERDE?

(4 Gennaio 2021)

quadraro ner core

A fine luglio è stata approvata dalla Giunta Comunale la delibera N.143 del progetto urbanistico denominato "anello verde".
Con una nonchalance notevole il nome vuole richiamare nel nostro inconscio uno dei miti della città eterna, anche lui eterno ma incompleto: l'anello del ferro.
Da alcuni anni è in atto la vendita del "patrimonio di FS Italiane non funzionale all'esercizio ferroviario con particolare riferimento alle stazioni, alle infrastrutture nodali e di trasporto, e agli asset disponibili", questa operazione in atto in tutta Italia è gestita da FS Sistemi Urbani, società del Gruppo Ferrovie dello Stato. A Roma ha venduto e sta ancora vendendo aree presso le stazioni di Ostiense, Tuscolana e Tiburtina, aree centrali nella metropoli dove la "messa a profitto" dei soliti pescecani del mattone e della rendita è assicurata: il nuovo palazzo della BNL a Tiburtina è la prima evidenza di questo progetto.
Anche il Comune di Roma sta acquistando alcuni di questi lotti messi in vendita. Ma il Comune, invece di "arricchire" e rivendere queste aree o, ancor meglio, riempirle di servizi per la popolazione, cosa si inventa?
Si inventa l'atterraggio su questi terreni di "diritti edificatori" derivanti dal piano regolatore del 1965 che immaginava una città con ritmi di sviluppo tali che oggi dovremmo essere 10 milioni di Peppini e Peppine.
Diritti edificatori accampati su quelle ormai poche zone di verde ritagliate nel tessuto urbano, zone dove se non hanno costruito in cinquant'anni è per l'esistenza di vari vincoli: archeologici, paesaggistici, idrici, PTPR, PRG, Cazzaniga o anche solo la consapevolezza di sempre maggiori malumori della cittadinanza intorno alla cementificazione.
Il Comune si prende queste zone disseminate nell'area sud-est dell'Urbe di proprietà dei pescecani che stavano rimanendo col cerino in mano e gli dà in cambio le aree che compra dal Gruppo Ferrovie dello Stato.
E queste zone, unite ai parchi, alcuni già esistenti e altri solo annunciati e mai realizzati, andrebbero a formare una rete integrata di verde dalla valle dell'Aniene alla Caffarella, passando per l'area dell'ex Snia, l'area Ad Duas Lauros, il parco archeologico di Centocelle, l'area della Serenissima e altre. Questa rete è l'anello verde.
A noi questo giro di terreni, soldi, diritti edificatori e compensazioni fra Ferrovie, Comune e Palazzinari appare, nonostante l'operazione di greenwashing fin dal nome, la solita messa a profitto dei territori, la solita zozza speculazione.
Ma non tutto è rose e fiori per i soliti noti palazzinari romani...
Il Comune questa volta, visto che "svolacchiano" dalla seconda periferia alla prima, dice che il totale dei mq di diritti edificatori (sempre quelli dell'immaginifica Roma di un trip degli anni della dolce vita) a lor signor magnanimamente riconosciuti devono, oibò, essere un po' meno. Stuoli di esperti nell'oscura arte divinatoria dell'Estimo faranno cosi apparire l'anello ancor più verde.
Fine della, solita, storia? No, visto che la torta è grande ci sono le Regole, e le Regole dicono che la popolazione ha Diritto alla Partecipazione.
Ma in tempi di covid, si sa, più che una diretta Zoom (ma con i microfoni silenziati 'ché sennò sai che confusione... non si sente l'Esperto) che può fare il povero Comune?
Il Comune, che pare proprio caduto da un pero, si arrabatta e dice che aprirà ben 2 infopoint, uno presso la Casa della Cultura, ma all'occorrenza anche drive-in covid, di Villa de Santis e l'altra dentro il parco delle energie, parco attraversato da molteplici realtà che, si racconta, sono state fulminate a luglio da un'apparizione dell'Assessore Montuori che vestito da arcangelo sulle acque del fatato lago Sandro Pertini (il Presidente Buono, quello che ai fascisti quand'era giovane sparava) annunziò la venuta di un prodigioso anello tutto verde con una gemma color del lago fatato, che dall'Aniene all'Almone, da Porta Maggiore alle rovine di Gabi, trasformerà i tribolati territori in quartieri a cinque stelle.
Al peggio, purtroppo, non c'è mai fine; un'altra delle aree interessate da questo turbinio di Diritti e Cemento è un lotto presso un'area dismessa della stazione Tuscolana nel quale c'è anche l'occupazione di S.Cu.P.! (acronimo di Sport e cultura popolare), "un centro polifunzionale autogestito di welfare comunitario per il territorio che dal 2012 mette quotidianamente in campo una risposta alla crisi economica, sociale e culturale" che, insieme ad altre realtà e agli abitanti, si sta opponendo a questo bailamme che interesserà l'area intorno alla stazione Tuscolana, denunciando la colata di cemento prossima ventura. Ma, oltre a opporsi, invece che mettersi di traverso a questo progetto, hanno pensato di partecipare proprio al bando/concorso "reinventing cities", che interessa anche l'area che occupano con "un loro progetto autonomo e partecipato": "non per metterci sullo stesso piano dei grossi capitali, ma sfruttare questa opportunità per parlare con le persone di proposte concrete per migliorare la qualità della vita e la mobilità del nostro quartiere". Alla fine, nonostante abbiano presentato il progetto insieme a una "agenzia di progettazione architettonica e urbana" di Roma molto nota, la Nemesi (una sua opera è il nuovo centro direzionale ENI vicino Milano, per dirne una), hanno, ahi noi, perso il bando. L'Assessore Montuori è apparso anche a loro e, travestito stavolta da terribile demone, ha annunciato un futuro sgombero.
Stretta la foglia, larga la via...
Chi è arrivato a leggere fino a questo punto tutto il giro del fumo intorno a questo anello verde si starà chiedendo: e lo SDO? Ci sta. SEMPRE.
Lo SDO Casilino, lo SDO Tiburtino e quello di Pietralata sono quelli interessati, ai primi due dice verde, allo SDO di Pietralata, vista la vicinanza con Tiburtina, dice ancora più Cemento e Catrame. Andà a finire che il cemento sorgerà velocemente mentre il verde che il Comune acquisirà si andrà ad aggiungere agli ettari e ettari di verde romano già in preda all'abbandono e all'incuria.
In ultimo il Quadraro. Lo SDO Quadraro non è mai stato attuato, c'è invece tuttora vigente un Piano Particolareggiato prodotto nell'era Rutelli dall'allora presidente del ex VI municipio (...) Enzo Puro che in combutta con l'AIC (i costruttori del Casilino 23 fra l'altro, orbita della Lega delle cooperative) progettava una riedificazione speculativa del Quadraro vecchio, incentivando consorzi fra piccoli proprietari con aumenti di cubatura stratosferici. Lo impedimmo. Oggi il Comune stesso, proprio negli allegati all'anello verde, finalmente riconosce che "non si sono raggiunti tali obiettivi" e che il PP andrebbe abbandonato e riconosciuto al Quadraro Vecchio lo stato di "città consolidata" e "città da consolidare".
No alla delibera 143, ennesimo regalo ai soliti palazzinari.
A chi, più realista del Re (di Prussia), dicesse che i "diritti edificatori, in questo sistema esistono e non si possono annullare" rispondiamo che il Diritto rispecchia i rapporti di forza fra varie classi che compongono la società , e che come proletari dobbiamo ritrovare la capacità collettiva di invertire lo "spirito dei tempi" che vuole i diritti di proprietà preminenti sui bisogni sociali, capacità che solo una presenza organizzata quotidiana sui territori, capace di controinformare e lottare contro la messa a profitto di ogni spazio che ci circonda, può rendere possibile.
Il verde di Roma si difende lottando contro nuovo cemento e nuovo consumo di suolo; rivendicando l'ordinaria manutenzione del verde pubblico da anni scomparsa.
Roma e il suo verde hanno bisogno, ora, di assunzioni dirette di disoccupati al servizio giardini; anche per dire, finalmente, basta al "mercato delle vacche" dell'esternalizzazione dei servizi.

Dal giornale dell'Assemblea Quadraro Vecchio 20 Maggio, n. 3 (2020)

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