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I familiari degli ospiti delle RSA e delle RSD scrivono a Mattarella

(8 Gennaio 2021)

In questo sito, ci siamo già soffermati sulla drammatica situazione delle persone anziane ricoverate nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistite) e nelle RSD (Residenze Sanitarie per i Disabili). In primo luogo, si tratta di strutture in cui la pandemia ha fatto e continua a fare moltissime vittime. In secondo luogo, da diverso tempo sono anche realtà in cui ai pazienti viene negata la socialità. Nel senso che, proprio ai fini del contenimento della pandemia, vi si vive una condizione di sostanziale isolamento, perché negate sono i contatti con i familiari. In ultima analisi, si è giunti a una situazione per cui una sicurezza garantita solo parzialmente, va a discapito di quelle relazioni umane che, a ben vedere, sono una parte importante della stessa terapia (la perdita dei legami, non lo si dimentichi, spesso demotiva alla vita). Il fatto che si sia giunti a questa tragica opposizione evidenzia le contraddizioni di fondo del sistema di protezione e di assistenza delle persone più fragili. E che è ora d'intervenire per modificarlo in profondità, garantendo i diritti umani degli ospiti di RSA e RSD. A tal fine, negli ultimi mesi sono nate esperienze come Anchise - Comitato Nazionale Famiglie RSA RSD Sanità, cui si deve la lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che riportiamo. Un documento di estremo interesse, che ha ricevuto diverse e significative adesioni.

Egregio Signor Presidente,

ci rivolgiamo a Lei con urgenza, per richiamare l’attenzione sulla sofferenza delle persone anziane e delle persone disabili, ospiti nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) e nelle RSD (Residenze Sanitarie per Disabili). Nella maggior parte dei casi si tratta di individui fragili, con disabilità fisiche, sensoriali e intellettive, molto spesso non autosufficienti.

Oltre alla tragedia dei 10.000 decessi dovuti al Covid-19, avvenuti nelle RSA, e anche RSD con apice nel periodo tra marzo e aprile 2020, il tema che in questi mesi ha costantemente segnato la vita di migliaia di anziani e dei loro familiari è la chiusura delle strutture e la conseguente impossibilità degli incontri con i parenti. I nostri cari vivono in isolamento sociale da oltre 10 mesi: sicuramente non si aspettavano di concludere il loro percorso esistenziale in questo modo così doloroso, privati anche dell’ultimo saluto.
I dati relativi ai ricoveri in ospedale e ai decessi delle persone più vulnerabili, impongono la necessità di riesaminare la normativa e la logica che sta alla base dell’attuale sistema assistenziale, sociale e sanitario, che in molti casi non ha garantito misure sufficienti di tutela della salute per anziani e disabili.
Diverse famiglie, dopo aver riscontrato un’inadeguata gestione sanitaria da parte delle RSA e RSD, hanno presentato alle Autorità Giudiziarie denunce ed esposti, che sono stati e continuano ad essere archiviati. Questo fatto risulta per noi molto grave, perché crediamo che compito della Giustizia sia ascoltare i cittadini e far emergere la verità.

I nostri cari sono lontani dalle famiglie, isolati dalle misure di restrizione, che contribuiscono ad acuire lo spaesamento e la solitudine, accelerando in molti casi la fine della loro vita. Parliamo di nonni, nonne, ma anche di madri, padri, fratelli e sorelle, cittadine e cittadini italiani.
Il bisogno di carezze e degli sguardi accoglienti dei familiari, che trasmettono vicinanza e amore, sono fondamentali, tanto quanto le cure prodigate dal personale sanitario. Una sola parola d’affetto può aiutare gli anziani e i disabili ad affrontare le difficoltà della vecchiaia e della malattia. È necessario che i pazienti non vengano privati della continuità affettiva e relazionale, che è parte integrante della cura della persona.
Signor Presidente, non facciamo del sentimentalismo, ma parliamo di necessità e diritti: ci rivolgiamo a Lei in quanto garante del rispetto dei principi costituzionali.
Ci siamo costituiti come Comitato Nazionale Famiglie per rappresentare i diritti delle persone ospiti nelle RSA e nelle RSD in diverse Regioni del nostro Paese. Cerchiamo quotidianamente di impegnarci con civiltà e rispetto delle Istituzioni, ma anche con grande fermezza, affinché il sacrificio dei nostri cari deceduti in solitudine e di
quelli ancora oggi in vita, possa essere un forte stimolo per un’azione concreta e tempestiva, per un totale ripensamento delle politiche assistenziali.
Ci battiamo per questo e pretendiamo di entrare nelle strutture per rivedere i nostri cari.
Signor Presidente, chiediamo un Suo intervento, affinché vengano rispettate le linee guida del Ministero della Salute e della Commissione presieduta da Monsignor Paglia, che purtroppo sono state ampiamente disattese.
Chiediamo che sia garantito in ogni situazione il diritto inviolabile alla salute fisica e psichica, sancito dalla nostra
Carta Costituzionale e fondamento dei Diritti Umani.
Siamo certi che Lei, Signor Presidente, abbia piena coscienza dell’importanza di questi temi e auspichiamo un Suo pubblico richiamo ad essi all’inizio di questo nuovo anno.
La preghiamo di accogliere l'espressione della nostra profonda stima.

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