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NON PIU' CONIGLI, MA...
DRAGHI DAL CILINDRO PADRONALE

(22 Febbraio 2021)

Editoriale del n. 98 di "Alternativa di Classe"

mario draghi

Finora solo evocato da più parti, letteralmente “a destra e a manca”, e da qualche tempo anche lucidamente perseguito dall'azione del manovriero “businessman” della “Leopolda”, il Prof. Mario Draghi è stato “assunto al governo”. Il noto banchiere, il “Super Mario” della situazione, ha alla fine prestato giuramento al Quirinale Sabato 13 insieme ai suoi ministri, che vanno da esponenti della Lega di M. Salvini fino a R. Speranza di “Liberi e Uguali”.
Qualcuno ha finalmente compreso dove andava a parare la “incomprensibile” crisi promossa da Matteo Renzi. Quanto avvenuto dovrebbe far tacere d'ora in poi tutti quei miopi, che vedono solo lo stretto interesse personale come molla dei comportamenti della “casta”. Certamente, dal punto di vista soggettivo, il tornaconto è una delle principali motivazioni per ogni singolo politicante. Ma a prevalere sono poi sempre gli interessi del capitale nel suo complesso, di cui ognuno di essi è, più o meno furbo e capace, servitore!
Non c'è dubbio che il capitale nazionale, “incastonato” nella “costruzione europea”, ha deciso un cambio di passo, che si inquadra nella nuova situazione della crisi internazionale (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IX n. 97 a pag. 1), serrando i ranghi delle proprie espressioni politiche. Il neonato governo, che di fatto relativizza il suffragio universale “dei cittadini”, discende direttamente dalle attuali esigenze “dei mercati” della finanza europea ed internazionale.
E' di tali esigenze che si è fatto carico il Presidente S. Mattarella nell'incaricare M. Draghi, verificata l'impossibile ricomposizione della maggioranza di centro-sinistra. Di fronte ai corposi stanziamenti europei (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno VIII n. 96 a pag. 1), nonché alle dispute indotte intorno ai progetti della loro gestione, è stata, in realtà, la determinata volontà del capitale ad “asfaltare” le differenze ideologiche fra i partiti parlamentari, abbandonando del tutto, finchè non torneranno nuovamente utili, populismi e sovranismi.
Una volta realizzato che nuove elezioni politiche non potevano ora essere all'ordine del giorno, anche il centro-destra, sempre unito in periferia, ha deciso di “ballare” al ritmo del momento. Infatti, M. Salvini, leader della aggregazione, si sta muovendo come ago della bilancia tra Forza Italia e Fratelli d'Italia: con la prima si è votato al “Governo di emergenza”, dopo avere votato al Parlamento UE a favore del “Recovery Fund”, mentre alla sua collocazione parlamentare in maggioranza fa da contraltare il posizionamento di G. Meloni fuori, per rastrellare voti in fuga, in vista delle prossime elezioni politiche.
Fratelli d'Italia si presenta così oggi come la principale, pressochè unica, opposizione parlamentare, la cosiddetta “opposizione patriottica”, alla riedizione di un governo di “unità nazionale”, composto molto più da politicanti (15), che da “tecnici” (8). La nomina di Mario Draghi, ben presto santificato da tutti i gruppi parlamentari, ha rappresentato una garanzia, verso l'Unione Europea e l'intera finanza internazionale, della normalizzazione del mercato italiano, testimoniata anche dalla immediata diminuzione dello “spread”, iniziata ben prima di qualsiasi dichiarazione politica.
Del resto, il ricco curriculum dell'ex presidente della Banca Centrale Europea (B.C.E.) porta, come ultimo incarico, quello di co-presidente (insieme all'ex governatore della Banca dell'India, R. Rajan) del Gruppo dei 30 (G30), l'organizzazione internazionale di finanzieri e accademici fondata a suo tempo da Rockfeller. Ed è del Dicembre scorso il rapporto del G30, intitolato “Rilanciare e ristrutturare il Settore dell'impresa post-COVID”, che avanza “scelte difficili e spesso impopolari”, a partire dalla selettività del sostegno pubblico alle aziende in crisi, ma “durevoli” sui mercati, “per mitigare il rischio… omissis… di insolvenze”. Facile dedurre la fine di chi lavora nelle aziende giudicate non “meritevoli” di sostegno!...
Come ogni altra volta che si sono insediati governi di “unità nazionale”, il capitale è riuscito sempre ad imporre i peggiori sacrifici ad operai e proletari, dato che le responsabilità sono un po' di tutti (e perciò di nessuno...). Dietro l'eufemismo di “mettere in sicurezza l'Italia” vi sono gli intendimenti di un premier che, indipendentemente dal suo operato come “politico”, alla fine di questo governo, non dovrebbe certo avere problemi a riclarsi in altri incarichi di prestigio.
E' vero che, a differenza del passato, questo governo “di emergenza” non ha da gestire “austerity”, ma le risorse in arrivo, che, in massima parte a credito, servono a fronteggiare gli effetti economici della pandemia, non dovranno essere utilizzate più, come i media si sono prodigati a ripetere, “a pioggia”. E la distinzione fra “debito buono” e “debito cattivo” è proprio un “copyright” del nuovo premier!... Se è “buono” quello che serve a finanziare un investimento che dovrà rendere nel tempo, tutto quello che dovrebbe andare a coprire le necessità umane, come tali non profittevoli, sarà, di conseguenza, da considerare “cattivo”!...
Con l'elezione di J. Biden a Presidente USA, Mario Draghi ha messo al centro sul piano internazionale l'atlantismo, insieme alla compattazione europea, addirittura verso “un bilancio pubblico comune”. In coerenza con essa, ha messo in programma le tanto attese, dagli investitori internazionali, “riforme”, peraltro legate anche al Ricovery Fund: Oltre al fisco, quelle della pubblica amministrazione e della giustizia civile, tutte all'insegna della “semplificazione”.
Lo snellimento “delle procedure” per i lavoratori del pubblico impiego si tradurrà in maggiori carichi di lavoro e minori possibilità di approfondimento; se ciò non fosse abbastanza chiaro, la scelta di R. Brunetta a Ministro della P.A., con la sua impostazione premiale a priori e la famosa, quanto odiosa, campagna contro i “fannulloni”, lo rende evidente.
Nel contempo, la scelta della cattolica M. Cartabia, formatasi negli USA, insegnante alla Bocconi e vicina a Comunione e Liberazione, come Ministro della Giustizia, dovrebbe garantire, fra l'altro, una riaffermazione della prescrizione come metodo di “accorciamento” dei tempi dei processi, con grande gaudio di M. Renzi, M. Salvini e S. Berlusconi. Tutte le nomine dei ministri sono state fatte, oltre che in modo da accontentare in qualche modo i partiti, in funzione degli obiettivi politico-economici del neo-premier.
In questo senso, appare inquietante la trasformazione del Ministero dell'Ambiente in Ministero “per la Transizione Ecologica”, cioè la trasformazione in veste “green” delle scelte di politica economica, riproposta perfino da Beppe Grillo. Insieme alla tendenza generale alla “semplificazione”, rischia di fare sparire del tutto la difficile terzietà degli organi di controllo ambientale, che potrebbero diventare una sorta di promoter di incentivi alle aziende “virtuose”. Non a caso il neo-ministro R. Cingolani, in tale veste, è il tecnico che dovrebbe guidare l'attuazione dello stesso Ricovery Plan...
L'altro tecnico “di punta” del Governo Draghi è proprio V. Colao, già manager Vodafone e, nel Giugno scorso, guida della “Task force” di G. Conte, che aveva varato il documento intitolato “Iniziative per il Rilancio” (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno VIII n. 90 a pag. 2), che conteneva, addirittura, uno “scudo penale per i datori di lavoro”. Il tutto verrà ripescato dal Ministero per l'Innovazione e la Transizione Digitale, elementi che diverranno centrali per la stessa Pubblica Amministrazione in via di “semplificazione”...
Sul piano parlamentare, oltre alla “opposizione patriottica” di Fd'I, sul Governo Draghi c'è il dissenso di una frangia idealista del M5S e la posizione contraria di “Sinistra Italiana”, presa in una assemblea nazionale ufficiale con l'87%, mentre ben due sui tre suoi senatori si schierano, invece, tranquillamente a favore. L'unica rappresentante del PRC (ex M5S) si è schierata contro. Il Gruppo parlamentare di LeU non è neppure, così, unanime contro Draghi! Dopo partecipazione e/o sostegno al Governo Conte bis, questa “sinistra” è davvero solo un ceto politico!...
A livello di “parti sociali”, Confindustria, che richiedeva al Governo Conte bis più allineamento, ora afferma il “pieno appoggio” di C. Bonomi al nuovo governo e si spinge addirittura a chiedere, di fatto, l'abolizione del Reddito di Cittadinanza, dato che ai padroni le risorse non bastano mai. Dal canto loro, CGIL, CISL e UIL, dopo gli apprezzamenti di M. Landini per M. Draghi, puntano a recuperare la concertazione con il Ministro A. Orlando, da sempre votato allo “abbraccio” politico, mortifero, con i confederali; e la trattativa su licenziamenti e CIG è già ripresa, insieme a quella sulla riforma degli ammortizzatori sociali.
Per i sindacati confederali parla il contratto dei metalmeccanici, firmato Venerdì 5 u. s. con aumenti spalmati negli anni, ed inferiori all'indice IPCA per la maggioranza della categoria. Sono bastate in tutto 4 ore di sciopero per raggiungere questo accordo; la lotta sembra quasi esclusa ormai dalle burocrazie!... I “chiari di luna” del Governo Draghi richiederebbero, invece, tutt'altro atteggiamento.
La questione dei licenziamenti viene considerata, a ragione, una “bomba a orologeria”, ed il problema del Governo è quello di disinnescarla come tale, e non certo per gli effetti sulla vita dei proletari. Allo scopo, stanno studiando una strategia di differenziazioni, che colpisca in maniera selettiva e diluita nel tempo tutti i lavoratori, con il coinvolgimento dei sindacati confederali, sempre molto sensibili alle lusinghe se le contropartite saranno sul piano del riconoscimento formale della RAPPRESENTATIVITA'.
Per i lavoratori, ed i proletari in genere, si tratta di muoversi da subito, a partire dalle tematiche della salute e sicurezza sul lavoro, sul terreno dei propri concreti interessi, per difendere e puntare ad ampliare le risorse a loro disposizione, senza di certo farsi illusioni sul cosiddetto “ambientalismo” governativo, e nemmeno su presunte “opposizioni” parlamentaristiche, rifiutando le contrapposizioni tra settori diversi: i giovani con gli anziani, gli autoctoni con gli stranieri, il settore pubblico con quello privato, e via di questo passo.
Ora che l'orizzonte politico della borghesia è sempre più decisamente europeista, quello dei proletari deve diventare davvero internazionalista, a partire dal collegamento con i proletari del resto d'Europa, che subiscono la stessa politica, senza indulgere verso anacronistici nazionalismi. In questo contesto, spetta ai comunisti promuovere l'indipendenza della classe, unica base per costruire l'alternativa di classe.

Alternativa di Classe

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