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(1 Marzo 2021)
[marzo 1981; tratto da: Mauro Guatelli, Scritti politici 1981-1998, AltraStoria, Genova 2001]
La storia di parte degli anni 1960-'70 fa ancora scorrere molto inchiostro. Questo fatto non sarebbe in sé deprecabile, se non fosse che l'apologetica e l'amarcord la fanno ancora troppo spesso da padrone. La critica, da parte sua, si è fatta strada nelle cose stesse, e più precisamente nei processi storici che hanno implacabilmente sfrondato, uno dopo l’altro, tutti i rami di quel tronco comune. Questo è l'essenziale, il resto è dettaglio. Ma anche i dettagli contano (almeno un poco) e, in questo senso, non sarebbe male se la critica storica di tutto un ciclo di lotte, tendenze lottarmatiste incluse, fosse assunta soggettivamente con maggiore drasticità – senza di che si finisce con lo sputare sentenze sommarie (siano esse di assoluzione o di condanna) sulle espressioni politiche del ciclo di lotte 1917-‘36, mentre si prendono per oro colato quelle del ciclo successivo. E soprattutto si prende per oro colato ciò che ne hanno detto o ne dicono gli ex-protagonisti. La nostra epoca (dall'inizio degli anni 1980 in avanti) ha instaurato una fede ingenua nelle virtù dell'esperienza e della parola soggettive, che è equiparabile a una nuova religione. Il bersaglio ideologico è stato fin da subito evidente. Quale «visione del mondo», più di quella marxiana, aveva dissociato ciò che gli individui fanno da ciò che dicono o credono di fare?
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il lato cattivo
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