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(29 Luglio 2012) Enzo Apicella

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DIMINUIRE IL NUMERO DI ALUNNI PER CLASSE - INVESTIRE SU SCUOLA E SANITÀ PUBBLICHE - UMANIZZARE LA SOCIETÀ

(17 Marzo 2021)

Sabato 20 Marzo ore 15 ASSEMBLEA CITTADINA online

liceo mamiani

È da più di un anno, da quando il 5 marzo 2020 il governo stabilì la chiusura di tutti gli istituti, che la scuola sta vivendo una fase di enorme difficoltà. Difficoltà che fanno il paio con quelle del Paese, stretto nella morsa della crisi sanitaria e di quella economica. La pandemia di Covid-19 non è però la sola causa del disastro in cui ci troviamo. Essa ha anzi mostrato anche a chi non voleva vederlo quanto sia essenziale mantenere adeguati e alti livelli di finanziamento per tutti i servizi pubblici vitali, scuola e sanità pubbliche su tutti.
Questi due settori hanno vissuto e stanno vivendo una storia parallela. Presìdi sanitari e ospedali chiusi hanno lasciato interi territori privi di assistenza sanitaria, adatti alla penetrazione di strutture private e dell’intramoenia; i consultori, modelli di sanità territoriale partecipata, vengono definanziati e chiusi, i progetti di autonomia differenziata si attestano sulla “garanzia” di servizi al ribasso, le esternalizzazioni hanno riempito gli ospedali di lavoratori con situazioni contrattuali molteplici, trasformando tutti in individui precari e soli. L’istruzione ha patito negli anni tagli, disinvestimenti, privatizzazioni, esternalizzazione dei servizi, precarizzazione, riduzione del personale (docenti, Ata, educatrici, educatori), aumento del numero di alunne e alunni per classe, diminuzione del tempo scuola. Per fare solo l’esempio più macroscopico, nel 2008 la “riforma” Gelmini – oggi di nuovo al governo del Paese come ministra per gli affari regionali e le autonomie – ha comportato in quattro anni il taglio di 8,5 miliardi dal bilancio della scuola pubblica (circa il 25%) tramite lo svuotamento del tempo pieno, la riduzione delle attività di laboratorio, l’accorpamento in megascuole e la diminuzione degli insegnanti e del personale Ata di 131mila unità: il più grande e silenzioso licenziamento di massa. E oggi secondo il censimento del MIUR esistono in Italia almeno 3.042 scuole inutilizzate e almeno 70.000 aule “inattive”.
Senza dimenticare, poi, il depotenziamento del trasporto pubblico locale, magari a vantaggio di costosissimi progetti ad alta velocità e di dubbia utilità.
Il combinato disposto di questi tre elementi – riduzione di scuola pubblica, sanità pubblica e trasporto pubblico –, con l’arrivo e la diffusione della pandemia, ha fatto saltare il sistema scuola, provocando continue chiusure-aperture-chiusure a singhiozzo e trasformando la DAD – didattica a distanza, che però preferiamo chiamare scuola in assenza –, da strumento emergenziale a metodologia strutturale. A farne le spese sono le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti, soprattutto quelli con maggiori difficoltà, privati del diritto all’istruzione e della stessa capacità di immaginare il proprio futuro.
Per tutte queste ragioni, chiediamo una profonda e radicale inversione di tendenza, che metta al centro delle scelte politiche i diritti all’istruzione e alla salute, il senso pedagogico e culturale della scuola. Contrastando l’autoritarismo di molti dirigenti scolastici che – in spregio a qualsiasi legittimità democratica – instaurano sempre più spesso un clima autoritario depotenziando gli organi collegiali, relegando genitori e studenti alla categoria di utenti/clienti, attaccando la libertà di insegnamento, sanzionando lavoratrici e lavoratori precari e esternalizzati se si organizzano sul piano sindacale per esercitare i propri diritti. E (come la proposta del 5 in condotta per gli occupanti del Mamiani sta lì a testimoniare) comminando dure sanzioni disciplinari agli studenti, che per primi hanno avvertito la necessità di rialzare la testa per chiedere il ritorno in presenza E in sicurezza, pretendendo un tracciamento efficace dei contagi, investimenti in personale e spazi, trasporti pubblici realmente potenziati e idonei a percorrere il tragitto casa-scuola mantenendo il distanziamento necessario a impedire la diffusione del virus.
Fin dalla primavera del 2020 avevamo individuato un obiettivo prioritario: la diminuzione degli alunni per classe, che consentirebbe un miglior apprendimento e una più efficace prevenzione delle malattie legate alla condivisione di ambienti comuni: si tratta anche di indicare uno strumento minimo perché la scuola sia il luogo in cui il sapere si costruisce insieme, in cui diventi praticabile porre la riflessione, discussione e partecipazione collettiva alla base delle decisioni didattiche.
Parallelamente pretendiamo una sanità di prossimità, che passa anche per la riapertura delle strutture ospedaliere colpevolmente chiuse negli anni passati, in favore di un accentramento delle prestazioni che rappresenta il contrario della cura intesa come prevenzione, attenzione alla persona, intervento mirato.
Uniamoci per ottenere tutto questo. Non arretriamo per il fatto di essere entrati in zona rossa, ma proviamo a rilanciare, per un’inversione di segno della gestione della crisi pandemica.

ASSEMBLEA CITTADINA SABATO 20 MARZO ALLE ORE 15
DA SVOLGERSI ONLINE (https://meet.google.com/qmj-duqd-srh).
PER UNA SCUOLA PUBBLICA IN PRESENZA, IN SICUREZZA, UMANA, INCLUSIVA. PER IL SAPERE CRITICO.

Comunità Educante- LAC
Collettivo Castelli A Scuola
Coordinamento regionale Sanità
Ninanda
Coordinamento AEC Operatori Sociali Autorganizzati (CAOS)
Collettivo Studentesco del Kant
OSA – Roma
Noi Restiamo – Roma
Ricercatori Aule XII Municipio

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