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L’esempio della Comune di Parigi è sempre attuale!

(18 Marzo 2021)

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150 anni fa, il 18 marzo 1871, il proletariato prese per la prima volta il potere e formò il primo governo operaio. Ministri, burocrati e il loro personale furono espulsi da Parigi, il potere esecutivo passò nelle mani del Comitato Centrale della Guardia Nazionale che rappresentava la classe operaia in armi.

Il primo potere operaio durò 72 giorni e fu distrutto dalle forze reazionarie che si unirono e massacrarono decine di migliaia di persone. Comunque, la Comune ha lasciato un tesoro pieno di lezioni di valore inestimabile che sono valide ancor oggi.

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La scintilla della Comune fu la sollevazione del proletariato di Parigi che rifiutò di accettare l'accordo umiliante raggiunto dalla borghesia francese e dal suo governo, che si erano sottomessi all'esercito prussiano invasore, uscito vittorioso dalla guerra del 1870.

A seguito della resa di Napoleone III, il popolo di Parigi si levò e abbatté l'Impero il 4 settembre. La borghesia, avendo in mano il potere, cercò di sopprimere il popolo parigino invece di lottare contro gli invasori. “In questo conflitto tra il dovere nazionale e l'interesse di classe, il Governo della Difesa Nazionale non esitò un momento a trasformarsi in Governo del Tradimento Nazionale” (Marx, La guerra civile in Francia). Appena la borghesia spianò la strada, gli invasori prussiani che già avevano conquistato le regioni più industrializzate della Francia, circondarono Parigi.

A seguito del tradimento della borghesia, il proletariato di Parigi si mosse e scatenò “l’assalto al cielo”. Mentre le componenti più avanzate degli operai esprimevano l’idea della liberazione nazionale e sociale, la classe operaia nel suo insieme non aveva un’idea chiara delle leggi del progresso sociale e si trovava ancora sotto l'influenza di Proudhon e di Blanqui, così come del neo-giacobinismo. Malgrado ciò, cominciò a smantellare l'apparato burocratico-militarista. Marx scrisse: “Dopo sei mesi di fame e rovina, causate più dal tradimento interno che dal nemico esterno, loro insorgono, sotto le baionette prussiane, come se non ci fosse mai stata una guerra tra Francia e Germania ed il nemico non fosse alle porte di Parigi. Nella storia non c’è esempio di tale grandezza.” (Lettera a Kugelmann, 12.4.1871).

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Il Comitato Centrale della Guardia Nazionale annunciò sul Giornale Ufficiale del 25 marzo che “La Comune ha dato a Parigi la Guardia nazionale per difendere i cittadini contro il potere al posto dell'esercito permanente che difende il potere contro i cittadini.”

Marx aveva parlato del periodo di transizione da capitalismo al comunismo, affermando la necessità di spezzare l'apparato statale borghese come una lezione delle rivoluzioni del 1848. E il proletariato di Parigi mostrò con che cosa doveva essere sostituito.

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La Comune di Parigi smantellò l'esercito permanente e l'organizzazione della polizia, entrambi strumenti di repressione di classe. Anche la burocrazia fu smantellata. La decisione di queste due “distruzioni” non fu basata su un ragionamento teorico, ma fu interamente una conseguenza del corso della lotta di classe e si realizzò come un risultato “derivante dall'istinto infallibile del popolo che si risveglia” (Lenin).

Nel secondo giorno di vita della Comune fu reso obbligatorio per tutti i soldati rimasti a Parigi di aderire alla Guardia Nazionale. Esercito e polizia furono sostituiti dal popolo in armi, il vecchio apparato burocratico fu sostituito da persone elette democraticamente. Tutti gli incarichi, compresi quelli della Comune e dell'ordinamento giudiziario, furono resi elettivi. Gli eletti erano responsabili di fronte al popolo e potevano essere rimossi dal loro incarico. Erano pagati non più di 6000 franchi, il salario medio di un lavoratore specializzato. La Comune unificò il potere esecutivo e quello legislativo. La dittatura del proletariato che era stata instaurata ancora era molto debole e aveva difetti, ma tutte le misure prese fra enormi difficoltà erano molto più democratiche e superiori alla più avanzata democrazia borghese.

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Con l'annuncio della repubblica, decine di circoli di lavoratori, sindacati e giornali furono stabiliti a Parigi e in tutte le grandi città. La dittatura proletaria, ovvero la democrazia proletaria, sviluppò l'iniziativa delle masse.

La popolazione di Parigi riuscì a organizzarsi rapidamente per mettere in guardia i membri eletti della Comune dei loro errori e difetti, per attirarli più vicino agli interessi delle masse e per rimuoverli dall’incarico se necessario. Centinaia di cittadini, uomini e donne, si raggruppavano nei circoli operai ogni sera dopo il lavoro in circa 30 quartieri di Parigi per discutere e a volte anche criticare la Comune. I dirigenti della Comune erano invitati a queste riunioni che erano affollate soprattutto da operai. Si trattava di ambiti in cui le masse lavoratrici erano coinvolte direttamente nella politica, esprimendo le loro rivendicazioni, valutando e criticando le decisioni prese dalla Comune. Il giorno successivo, una delegazione a nome del circolo informava il Municipio di Parigi, dove la Comune aveva sede, delle decisioni prese. Questi dibattiti erano anche riflessi nei numerosi giornali quotidiani che avevano grande influenza fra le masse con una tiratura di 50-60 mila copie. Pubblicavano lettere scritte dagli operai e tenevano informati dei passi intrapresi dalla Comune. Gli articoli dei giornali erano discussi fra le masse, a volte divenendo il soggetto di una polemica tra due punti di vista diversi nelle riunioni dei circoli. Questi dibattiti aiutavano a elevare la coscienza politica e allo stesso tempo offrivano alle masse una piattaforma per controllare le decisioni prese ed esprimere la loro iniziativa.

La popolazione di Parigi era organizzata nei comitati di quartiere e in municipi, e schierò i suoi rappresentanti nei consigli regionali e in altri organismi come il Consiglio postale e il Consiglio dell’officina di riparazione delle armi del Louvre.

Le donne non avevano ancora il diritto di voto, ma divennero ben presto attive in campo politico, svolgendo un ruolo enorme nel periodo della Comune, presentando le più importanti proposte.

I sindacati erano fra gli strumenti d’intervento dalla classe operaia. Nel periodo della Comune erano attivi 34 sindacati organizzati nei vari settori. La maggior parte era stata formata prima della Comune, ma con essa la loro influenza aumentò e divennero centralizzati. Questi sindacati, assieme a 43 associazioni organizzate fra le masse, rappresentavano il controllo popolare sulla direzione della Comune.

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La Comune durò solamente 72 giorni e quasi tutti trascorsero fra combattimenti, ma nonostante questa breve durata tentò di risolvere i problemi principali della popolazione.

Al fine di eliminare la disoccupazione decise di requisire le fabbriche e i posti di lavoro abbandonati e di riattivare la produzione.

Per migliorare le condizioni di lavoro, i turni di notte furono proibiti per i panettieri. Fu proibito ai padroni di ridurre i salari attraverso multe e altri pretesti, che allora erano un metodo ampiamente utilizzato. Gli orari di lavoro giornalieri furono ridotti in alcuni settori.

Le case vuote e abbandonate furono confiscate, gli affitti furono congelati e i debiti accumulati per morosità furono cancellati.

Gli affari religiosi e statali furono separati, cominciò a essere formata l’istituzione di uno Stato laico; l’istruzione laica e libera fu resa obbligatoria tutti i ragazzi e le ragazze. Fu dichiarata un'amnistia politica e tutte le restrizioni sulla libertà di espressione furono rimosse. Ai Municipi fu data la piena autonomia.

La Comune però non sopravvisse così a lungo da poter perfezionare tutti queste decisioni. Come disse Marx “La grande misura sociale della Comune fu la sua stessa esistenza operante” (La guerra civile in Francia).

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Tuttavia, la Comune commise anche degli errori.

Dopo aver preso il potere ebbe un atteggiamento di compromesso e moderato. Non utilizzò ore e giorni vitali, ma si attardò, senza dare il colpo di grazia al governo di Versailles che stava arretrando in piena confusione. I leader della Comune volevano evitare una guerra civile, ma era la borghesia che la stava lanciando.

Nei primi giorni della Comune ci fu un rispetto esagerato della democrazia formale e fu data un’importanza esagerata alle elezioni; ciò condusse alla dilazione di compiti urgenti. Eppure, la Comune era già legittimata agli occhi delle ampie masse. Passò una settimana fra formalità.

L'ingenuità politica fu un altro aspetto. Le strade di Parigi erano piene di spie di Versailles ma la Comune non prese le misure necessarie. A molti giornali che difendevano la controrivoluzione fu permesso di essere stampati e circolarono in nome della “libertà di stampa.” D'altra parte, quando i generali di Versailles cominciarono a sterminare i comunardi con i plotoni d'esecuzione, la Comune il 5 aprile adottò una decisione secondo cui “a ogni massacro si sarebbe risposto con il sangue” ma questo non fu realizzato sino alla "settimana insanguinata" quando decine di migliaia di parigini furono massacrati.

La stessa indecisione si verificò anche sul problema del rovesciamento del vecchio ordine. La Banca centrale e le grandi società non furono nazionalizzate tramite il loro esproprio. Non furono prese misure a favore delle donne che svolsero la parte più attiva della rivoluzione. Le tasse rimasero in vigore con il vecchio sistema reazionario.

Un altro difetto della Comune fu che non fece granché per conquistare il consenso dei contadini. Il proletariato non era ancora completamente consapevole di vincere con il loro appoggio.

L’Internazionale ricavò un'altra importante lezione dall'esperienza: “Considerando che la classe operaia, contro questo potere collettivo delle classi possidenti, può agire come classe soltanto allorquando si costituisce come partito politico particolare, contrapposto a tutte le formazioni partitiche delle classi possidenti”. Nella sua riunione del settembre 1871, l'Associazione Internazionale degli Operai dichiarò che “questa costituzione della classe operaia in un partito politico è indispensabile per il trionfo della rivoluzione sociale e del suo fine ultimo: l'abolizione di classi”.

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La Comune di Parigi, mettendo in luce la necessità della dittatura di proletariato per la liberazione sociale attraverso lotta per il potere contro il decadente capitalismo, e per la classe operaia di organizzarsi in partito politico è ancora viva e attuale dopo 150 anni.

Viva la Comune di Parigi!

Viva l’internazionalismo proletario!

Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)

Fonte

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