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Pace, lavoro e libertà

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(16 Ottobre 2010) Enzo Apicella
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(Contratto Metalmeccanici)

Metalmeccanici: quando si contratta seriamente

L'accordo alla Meritor di Cameri (Novara)

(21 Ottobre 2005)

Il 4 di ottobre è stato firmato alla Meritor, tra la RSU e la Direzione della fabbrica, l’accordo per il contratto nazionale, e contemporaneamente anche per il contratto aziendale che scadeva a settembre.

Come sappiamo le richieste delle direzioni sindacali per il contratto biennale nazionale dei metalmeccanici sono di 105 euro più 25 euro per quelle aziende che da molto tempo non hanno fatto accordi aziendali. La trattativa si trascina stancamente da nove mesi. Gli operai della Meritor avevano bocciato le richieste salariali della piattaforma denunciando che erano molto insufficienti. Comunque hanno partecipato agli scioperi proclamati a stragrande maggioranza. I delegati d’accordo con gli operai hanno utilizzato le ore a loro disposizione facendo scioperi scaglionati, in alcuni casi anche le mezze ore al giorno. Stando attenti di fare questi scioperi, nei momenti in cui l’azienda aveva un gran bisogno, di consegnare le merci prodotte. Inoltre visto che il contratto aziendale era in scadenza le ore di sciopero potevano venire aumentate. Si sono organizzati inoltre picchetti di fronte ai cancelli della fabbrica per far riuscire gli scioperi e per impedire eventuali straordinari e il lavoro soprattutto il sabato.

La Direzione a questo punto ha ventilato la possibilità di una trattativa. Che fare si sono domandati i delegati? Le direzioni sindacali nazionali stavano portando avanti la lotta in modo stanco, nonostante che i padroni fossero disposti a concedere solo 60 euro di aumenti, a fronte anche di richieste di una liberalizzazione della flessibilità del lavoro. Il problema era distaccarsi dalla lotta insieme agli altri metalmeccanici, visto anche il tentativo dei padroni di abolire il contratto nazionale. Però come giustificare, di fronte agli operai, la possibilità di ottenere aumenti salariali più consistenti rispetto a quello che si potrà ottenere con queste direzioni sindacali? Nelle assemblee che si sono indette con gli operai si è discusso della cosa, è stato proposto di andare a trattare con la direzione con un punto fermo, non si scende al di sotto delle già misere insufficienti richieste sindacali. L’esperienza ha sempre dimostrato, che con questi sindacati, quasi mai nessun contratto ha portato a casa l’intera somma delle richieste salariali. Sempre comunque una cifra minore. Gli operai hanno approvato con grande maggioranza questa linea.

L’accordo prevede un aumento salariale medio di 105 euro (al mese), uguale alle richieste sindacali. I restanti 25 euro lordi, uguali per tutti, vengono demandati alla contrattazione di secondo livello. Per tutti i quattro anni della durata del contratto aziendale, per la questione della flessibilità del lavoro, valgono le regole dell’ultimo contratto unitario nazionale (quello del 1999). Questo per impedire eventuali accordi sindacali in cui si inseriscano regole di liberalizzazione della flessibilità, escludendo quindi la legge 30 ecc.. I sabati lavorativi, in compensativo (6,5 ore lavorate, a casa 8 ore) con gettone di presenza rivalutato ogni anno, vengono ridotti da 12 a 9. Comprensivi della “quota esente” (32 ore) già prevista dal contratto nazionale. L’accordo viene approvato dagli operai a grande maggioranza e firmato unitariamente da tutti i delegati.

I delegati sono molto soddisfatti di questo accordo visto come sta andando la trattativa nazionale. Anche se ritengono che gli aumenti ottenuti non sono comunque sufficienti, a salvaguardare il salario. L’accordo viene quasi nascosto dai sindacati, non lo hanno pubblicizzato per niente, alcuni delegati si chiedono perché. Farlo sapere in giro potrebbe comunque fare da esempio per altre fabbriche, che potrebbero anch’esse battersi con più forza per ottenere almeno i miseri 105 euro, senza contropartite. Pur essendo soddisfatti questi delegati dicono anche che non avrebbero mai accettato un accordo separato, se i sindacati nazionali e locali avessero dimostrato di voler veramente organizzare gli operai, nella lotta per ottenere almeno tutte le richieste della piattaforma, senza nessun cedimento.

18/10/05

NOVARA OPERAIA

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