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Il ratto d'Europa

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(17 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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VECCHIE E NUOVE MALATTIE: VECCHI E NUOVI SFRUTTAMENTI

Riflessioni di una Pasqua coatta in zona rossa

(4 Aprile 2021)

lavoro agile

Anche durante la pandemia la ricerca del massimo profitto non si è mai fermata. Oltre agli infortuni e ai morti sul lavoro causati dalla violazione delle norme di sicurezza e dall’esposizione alle vecchie nocività mai risolte, con il covid, si sono aggiunte nuove malattie e morti. Approfittando della pandemia i padroni hanno affinato lo sfruttamento e l’organizzazione capitalistica del lavoro penalizzando ulteriormente alcuni lavoratori, in particolare le donne.
Il telelavoro (nome più “moderno” del lavoro a domicilio), o smart working, dove il dipendente deve lavorare, senza legami sociali con i compagni/, in un ufficio di società private o pubblico, o in un magazzino, a un posto e a un orario fisso è decantato dai padroni come una forma di “libertà”. Una “libertà” che pesa soprattutto sulle donne che, oltre al lavoro domestico, con le scuole chiuse hanno dovuto badare ai figli per la lezione online e, nello stesso tempo, lavorare da casa per il padrone.
Oggi il lavoro a domicilio, ancor più che in passato, è divenuto un "reparto esterno della fabbrica, della manifattura o del magazzino di merci", un decentramento degli uffici pubblici con spese a carico del lavoratore, una forma di lavoro che incrementa e comporta un aumento del profitto per il capitale e risparmio per lo stato.
Il telelavoro, spacciato come una prevenzione dal covid, una liberazione e dalla pericolosità del contatto con l’altro, è in realtà una forma di lavoro a domicilio, di divisione della classe proletaria.
Anche se con un nome nuovo inglese “smart working” con il lavoro a domicilio degli albori del capitalismo non ha in comune solo il nome. Dietro l’apparente progresso nasconde una forma più raffinata di sfruttamento.
Isolati ognuno a casa propria, i lavoratori perdono la nozione di cosa sono, una classe unita dagli stessi interessi. Muore così il concetto di collettività, d’interessi di classe. E muore anche il concetto di organizzazione collettiva per opporsi allo sfruttamento.
Lo sfascio della sanità e la crisi economica – iniziate ben prima dell’apparizione del Covid-19 rendono i padroni ancora più “cattivi” e impazienti di rimettere in moto il meccanismo dello sfruttamento adeguandolo alle mutate condizioni perché il profitto prima viene sempre prima di tutto anche se a scapito della salute della collettività. Da qui i continui accordi fra CONFINDUSTRIA e sindacati confederali. Dopo il “patto sulla fabbrica” sottoscritto con l’accordo interconfederale del 9 marzo 2018 tra Confindustria e Cgil, Cisl, Uil per incrementare la competitività delle imprese, un nuovo patto è stato raggiunto fra padroni governo e sindacati. Il 10 marzo scorso, in nome dell’emergenza nazionale stato firmato il l "Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale" con il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il Ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta.
È crollato anche un altro “mito”. I sostenitori del libero mercato, delle privatizzazioni, del “meno Stato e più mercato”, quelli che invocavano “la mano invisibile del mercato”, che fino a ieri criticavano l’intervento dello Stato nell’economia, oggi sono in prima fila a chiedere a gran voce aiuti economici dallo Stato e agevolazioni per salvaguardare i loro profitti nella concorrenza internazionale.
Il Covid-19 non colpisce le classi sociali nello stesso modo. I ricchi borghesi possono accedere alle migliori cure negli ospedali privati (di cui spesso sono proprietari o azionisti) lasciando i poveri, i proletari negli ospedali pubblici intasati e nei pronti soccorsi per i tagli da loro fatti alla sanità pubblica a favore di quella privata.
Sulla pelle dei lavoratori della sanità pubblica, di tutti i lavoratori e sulle disgrazie della popolazione come sempre c’è chi arricchisce in modo vergognoso come sta succedendo ai padroni delle multinazionali dei vaccini che dopo aver ricevuto ingenti finanziamenti pubblici per la ricerca, versano nelle loro tasche dei privati cittadini i profitti.
Anche durante la pandemia i profitti delle grandi multinazionali (non solo quelle dei vaccini) continuano a salire mentre le perdite sono socializzate: cosi i lavoratori sono doppiamente colpiti perché al danno della perdita del posto di lavoro, del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro si aggiunge la beffa di pagare con le loro tasse presenti e future i “ristori” dei loro padroni.
Per controllare il disagio, la rabbia e la ribellione crescente, il potere economico-politico mette in campo tutti i soggetti sul suo libro paga: governo di unità nazionale o larghe intese, finti partiti d’opposizione, sindacati e associazioni filo padronali.
Più del Covid-19 i padroni e il sistema capitalista temono un altro virus che per loro può essere fatale, quello della ribellione organizzata, dell’insubordinazione sociale, un virus che può scuotere dalle fondamenta il modo di produzione capitalista trasformando in incubi i sonni tranquilli della borghesia. Il virus e l’acuirsi della crisi economica e sociale dimostrano ogni giorno di più il fallimento di questo sistema capitalista basato sulla ricerca del massimo profitto.

Michele Michelino,
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

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