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Prima le donne e i bambini

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(22 Febbraio 2009) Enzo Apicella

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    CONTINUA LA LOTTA DEI PROLETARI LIBANESI

    (25 Aprile 2021)

    Dal n. 100 di "Alternativa di Classe"

    alterclasse

    In un anno la lira libanese ha perso circa l'80% del suo valore, e la svalutazione rispetto al dollaro ha raggiunto picchi da record. La crisi ha riportato in piazza migliaia di manifestanti a Beirut, dove la protesta è stata “scortata” dai mezzi dell'esercito, nel suo percorso dalla Banca Centrale del Libano fino alla sede del Governo.
    Anche il presidente di Caritas Libano ha lanciato un appello alla Comunità internazionale: ”Abbiamo bisogno di aiuto”, ha detto. Un rapporto di Amnesty International ha denunciato il vergognoso ruolo giocato dalla Francia, attraverso forniture militari, nella repressione delle proteste in Libano.
    Dal 17 Ottobre di due anni fa, fino al lockdown del Marzo 2020, il Libano è stato attraversato da proteste di massa contro l'aumento dei prezzi, la disoccupazione, la corruzione e lo sfascio dei servizi pubblici. In quel periodo, le forze di sicurezza libanesi hanno ferito almeno 1000 manifestanti, utilizzando veicoli blindati Arquus Sherpa, di produzione francese, e armi cosiddette ”meno che letali”, sempre di fabbricazione francese: proiettili di gomma, granate contenenti gas lacrimogeni e lancia granate.
    L'impiego di queste armi francesi è stato “selvaggio”: proiettili di gomma esplosi a casaccio contro la folla, enormi quantità di gas lacrimogeni usate per disperdere le manifestazioni, granate lanciate contro il petto dei dimostranti.
    La classe politica borghese sta privando il popolo di tutti i suoi diritti, il diritto di vivere dignitosamente, il diritto di avere cure mediche e un'assicurazione, la possibilità di avere un reddito. A soffrire l'insostenibile situazione economica e finanziaria del Libano sono in prima linea i lavoratori migranti, sottoposti al sistema della kafala (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno VIII n.94 a pag. 5).
    La kafala prevede che ogni lavoratore dipenda direttamente da uno “sponsor”, solitamente il datore di lavoro, il quale garantisce il permesso di soggiorno. Ne derivano abusi di ogni tipo: ai dipendenti è spesso impedito di abbandonare il proprio impiego o cambiare datore di lavoro, e non è prevista alcuna tutela che possa salvaguardarli da false accuse e maltrattamenti.
    Nella primavera del 2020, i lavoratori dell'azienda Ramco hanno iniziato a ricevere lo stipendio in valuta locale, e non in dollari; questo ha comportato un ribasso di due terzi rispetto al guadagno originale. L'aumento della disoccupazione, la svalutazione della moneta, l'aumento della povertà, stanno erodendo il potere d'acquisto dei lavoratori ed inasprendo le tensioni sociali nei confronti della politica borghese e delle istituzioni.
    Il governo libanese, presieduto da Hassan Diab, si è dimesso in Agosto 2020, dopo la grande esplosione al porto di Beirut, che ha ucciso 211 persone, ferito più di 6000 e danneggiato interi quartieri della capitale. Si è trattato di una delle esplosioni più violente degli ultimi 20 anni, che sembra abbia avuto un impatto negativo anche sull'atmosfera terrestre.
    Uno studio, infatti, dimostra come la fortissima esplosione, avvenuta a Beirut, abbia scosso perfino gli strati più alti dell'atmosfera terrestre. Lo studio in questione, pubblicato su Scientific Reports, porta la firma di un team di scienziati dell'Università di Hokkaido (Giappone).
    L'esplosione di Beirut è stata innescata da un carico ingente di nitrato di ammonio (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno VIII n. 94 a pag. 4), che ha provocato scosse, rilevate anche dai sismografi fino a 500 km di distanza. Questo studio, per la prima volta, ha però valutato l'impatto che il violento botto ha provocato sull'atmosfera.
    Secondo gli scienziati giapponesi, la fortissima esplosione, avvenuta sulla costa libanese, non ha solo deteminato conseguenze nefaste sulle persone che vivevano in prossimità del porto, ma ha anche avuto ripercussioni negative di notevole portata sull'atmosfera terrestre.
    Un paio di fonti hanno riferito all'Agenzia Reuters che Paesi imperialisti, come Francia e Germania, si sarebbero “offerti” di provvedere alla ricostruzione del porto di Beirut. I due Stati europei avrebbero posto come condizione la formazione quanto prima del nuovo governo.
    Il progetto tedesco consisterebbe nel mettere mano a un'area di 100 ettari, avvalendosi del supporto di una società per azioni quotata alla Borsa del Libano: Solidere, fondata dall'allora premier Rafik Hariri negli anni Novanta. L'ingresso della Germania nell'alveo dei Paesi imperialisti che “seguono” il Libano, rappresenta una novità. Questo sarebbe il primo intervento diretto della Germania nel Mediterraneo, in un'area molto ”calda”, per via delle tensioni religiose e sociali. Il costo del progetto, a cui starebbero lavorando Francia e Germania, sarebbe di 15 miliardi di dollari.
    Nonostante l'emergenza creata dalla pandemia da Coronavirus e dalla crisi economica, i leaders politici borghesi litigano sulla composizione del nuovo Governo. Intanto, il Paese è precipitato in una grave crisi economica, resa ancora più drammatica dalla pandemia da COVID-19.
    Alle restrizioni economiche si aggiungono anche quelle innescate dall'emergenza sanitaria.
    Il Libano ha adottato tre giorni di chiusura totale durante la celebrazione festiva della Pasqua. Il Primo Ministro ad interim, Hassan Diab, ha dichiarato che i casi di COVID stanno aumentando. Per questo, ha detto, ci sarà una proroga dello stato di “mobilitazione generale” fino al 30 Settembre. Il Consiglio superiore della difesa ha stabilito un coprifuoco dalle 22:00 alle ore 03:00 ora locale, l'uso obbligatorio della mascherina, e ha chiesto alle forze di sicurezza il controllo ed il sanzionamento delle violazioni.
    In Libano, la somministrazione dei vaccini anti-covid rischia di diventare come l'acqua, l'elettricità, le scuole, gli ospedali: uno strumento di gestione clientelare del potere. Una serie di iniziative sono state promosse da settori privati e da clan politici per assicurare vaccini russi e cinesi a componenti delle rispettive basi di consenso, in varie regioni libanesi.
    Un meccanismo che coinvolge il Ministero della sanità, i Consigli regionali e alcuni Comuni, e che contribuirà ad approfondire il fossato tra una ristretta cerchia di privilegiati, che riceveranno prima di altri i vaccini, proprio in virtù del loro accesso al sistema di clientele, e una grande massa di persone, tra cui più di un milione di profughi siriani, che dovranno invece attendere a lungo, prima di ricevere le agognate dosi del siero anti-covid.
    I lavoratori libanesi non hanno dimenticato lo scandalo che solo alcune settimane fa aveva coinvolto alcuni deputati, lo stesso Presidente della Repubblica, Michel Aoun, e il suo entourage, vaccinati in gran segreto, all'insaputa delle autorità locali e fuori dai protocolli concordati tra Beirut e le autorità internazionali.
    La gente è esasperata per il deterioramento delle condizioni di vita e le dure restrizioni, imposte per contenere la diffusione del virus. Mercoledì 17 Marzo, in un discorso televisivo, il presidente Michel Aoun ha lanciato un ultimatum al primo ministro designato, invitandolo a formare un governo senza indugio o a dimettersi.
    Circa il 55% dei libanesi vive attualmente al di sotto della soglia di povertà. E la disoccupazione si è attestata al 39,5% alla fine dello scorso anno; inoltre, dall'inizio della crisi nell'Ottobre 2019, migliaia di giovani uomini e donne hanno lasciato il Paese in cerca di lavoro. Il tasso di inflazione ufficiale del Libano a Dicembre 2020 era al 145 %. Un noto economista libanese lo colloca oggi vicino a un enorme 270%.
    La pandemia, oltre la crisi economica, ha costretto alla povertà estrema migliaia di proletari. Pochi giorni fa, in un Supermercato Spinneys della capitale Beirut, è scoppiata una grande rissa per la mancanza di prodotti di prima necessità.
    Le autorità politiche hanno ridotto ulteriormente le sovvenzioni alla farina e ai carburanti, causando un nuovo rialzo dei prezzi del pane, della benzina, del combustibile per generatori elettrici, delle bombole del gas. Si tratta di beni e servizi, che fanno parte della vita quotidiana di ogni libanese: il carburante per generatori elettrici serve per fornire corrente elettrica per uso civile, visto il razionamento giornaliero dell'elettricità, in vigore da quasi mezzo secolo (in alcune aree la corrente elettrica statale manca anche per 12 ore al giorno), le bombole del gas servono per cucinare, vista l'assenza di una Rete nazionale del gas.
    La Banca Mondiale afferma che in un anno il prezzo della carne è aumentato del 110%, con un rialzo sensibile (+ 65%) anche del prezzo del pollame, considerata la carne più economica nella intera regione. Il prezzo del pane è raddoppiato dal Maggio 2020 ad oggi. Mentre i proletari libanesi pagano un'iperinflazione e una povertà estrema, i politici borghesi continuano a litigare per spartirsi il potere.
    Da nord a sud si susseguono le manifestazioni di protesta contro la classe dirigente. Centinaia di donne proletarie hanno partecipato a manifestazioni e raduni popolari nella capitale Beirut, a Tripoli e in diverse altre città. Donne che sono scese in piazza con striscioni, slogan, urla contro l'aggravarsi della povertà. Donne che accusano l'èlite politica libanese di corruzione.
    L'urlo delle donne era: ”Cosa avete fatto con i nostri figli? Avete rubato i nostri soldi e il nostro futuro e quello dei nostri figli. Andatevene!”. Disperazione e rabbia si stanno diffondendo nel Paese con la stessa rapidità con cui la valuta libanese scende. La borghesia libanese potrà anche per un certo periodo, più o meno lungo, sconfiggere la soggettività della classe lavoratrice.
    ”Ogni tanto vincono i lavoratori, ma solo transitoriamente. Il vero e proprio risultato delle loro lotte non è il successo immediato, ma il fatto che l'unione dei lavoratori si estende sempre di più (Karl Marx, il Manifesto dei comunisti)”. Ed è questa unione, che costringerà la borghesia libanese a restringere sempre di più quello spazio vitale che ancora gli permette di manovrare contemporaneamente crisi e sviluppo. Per i proletari libanesi è necessario intensificare la lotta di classe e organizzarsi autonomamente in una prospettiva decisamente internazionalista.

    Alternativa di Classe

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