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La pagliuzza

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(16 Giugno 2010) Enzo Apicella
Mentre il petrolio continua ad inquinare il Golfo del Messico, il presidente USA denuncia l'irresponsabilità dei vertici della British Petroleum

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Un piccolo Dossier sul disastro ecologico in corso

(2 Maggio 2021)

le capitalisme meprise

Il capitalismo disprezza la terra e gli esseri umani

Mai come in questo momento la retorica della “rivoluzione verde” rischia di sommergerci. E come accade con le menzogne ripetute all’infinito, lascia la sua impronta nella massa della popolazione, spinta a credere nel miracolo decantato dai santoni del capitale: un’uscita dalla crisi e dalla pandemia che coincida con l’uscita dalla catastrofe ecologica in corso da tempo. Se ne è fatto banditore negli ultimi giorni anche il gelido Draghi. E il suo eloquio robotico sembra dare a questa frottola globale la veste di una verità scientifica indiscutibile.

Su questa tematica stiamo preparando un lavoro di ampio respiro, ma ci siamo sentiti sollecitati a proporre da subito ai nostri lettori un piccolo Dossier con alcuni utili materiali di analisi e di orientamento, che in queste settimane ci sono stati inviati, o ci sono stati segnalati, da compagni che collaborano con noi. Nostra è solo la nota sui metalli rari.

Il Dossier si apre con un saggio impegnativo del compagno Luc Thibault, che spazia dalla storia del movimento operaio alla denuncia delle molteplici facce dell’attuale catastrofe ecologica (che mostra quanto il capitalismo sia diventato invivibile) fino a tracciare lo schizzo di una “strategia rivoluzionaria e internazionalista” che torni ad incorporare a sé, come questione fondamentale, il rapporto uomo-natura e la messa in salvo dell’ecosistema sistema integrato Terra dalle terribili ferite che gli sono state inferte non solo dal capitalismo, ma in modo assolutamente determinante proprio dal capitalismo.

Il secondo testo si occupa dei metalli rari, fondamentali ingredienti della cosiddetta “rivoluzione verde”, che sia gli Stati Uniti che l’UE hanno dichiarato “strategici” per le proprie economie. Una dichiarazione minacciosa perché significa che per gli Stati Uniti e l’UE sono strategiche, cioè sono loro legittimo bersaglio, tutte le aree del mondo ricche di questi minerali, la Cina e una serie di paesi africani, asiatici, sud-americani. Il libro del giornalista francese G. Pitron dà un’idea della devastazione ambientale e umana che la ricerca e l’estrazione di questi minerali determina. Anche ammesso che l’auto elettrica possa essere un po’ meno inquinante dell’auto a benzina, a gpl o a metano, la sua produzione ha effetti drammatici nei paesi del Sud del mondo. Un’uscita capitalistica dall’inquinamento ambientale prodotto dal capitale, da qualsiasi lato la si guardi, è del tutto impossibile. L’ecologismo o è anti-capitalistico (in senso rivoluzionario), o non è: per uscire realmente dall’attuale disastro ambientale e da quelli maggiori in arrivo, bisogna risalire dalla lotta contro gli effetti alla lotta contro le cause. In questo caso specifico bisogna uscire dal delirio dell’automobile privata, come lo definisce Thibault, “una delle grandi sciagure abbattutesi sul genere umano”; ma non sarà certo il capitalismo, né quello in salsa occidentale né la sua emulazione in salsa orientale, a portarci fuori da questa folle dissipazione della natura e della vita umana.

Il terzo testo, di un giovane sociologo (di orientamento ideologico-politico differente dal nostro), mostra in modo sintetico, efficace che “il mondo digitale non è sostenibile”. E che la rivoluzione digitale – contrariamente alla “verità” spacciata h24 – “è sempre meno ecologica“, a cominciare dal processo di produzione che le sta a monte (“per fabbricare un computer si utilizzano 1,7 tonnellate di materiali, compresi 240 chili di combustibili fossili”), passando per il carattere paurosamente energivoro degli 8 milioni di data center del mondo, fino ad arrivare alle montagne di montagne di rifiuti che la metodica capitalistica della obsolescenza programmata produce, senza curarsi poi di come vadano smaltite. Il suo utile compendio si chiude, però, in coda di pesce immaginando in modo ingenuo che si possa “emancipare” le merci digitali “dalle esigenze capitalistiche dell’accumulazione” attraverso delle semplici innovazioni tecniche. Allo stesso modo “una pianificazione economica e tecnologica internazionale che tenga finalmente conto della necessità di preservare quanto più possibile materia ed energia” che Giacometti invoca, non è qualcosa che possa diventare realtà facendo appello, come egli fa, al “coraggio politico” di ipotetici, audaci democratizzatori capaci di riformare il capitalismo; equivale ad ipotizzare la distruzione del sistema sociale capitalistico per avviare la complicata e non breve transizione al comunismo. Se egli, o altri, vorranno portare fino in fondo la loro critica al bluff della sostenibilità del digitale capitalistico, dovranno fare i conti con questa necessità.

Segue un intervento (che riprendiamo dal sito http://www.alencontre.org) di tre studiosi che smontano la retorica, anche questa assordante, delle “emissioni zero“, e dimostrano come sia servita quasi esclusivamente a spacciare delle soluzioni tecnologiche “miracolose” – alcune delle quali hanno addirittura contribuito, o contribuirebbero, a devastare ulteriormente la biodiversità, e quindi ad aggravare i mali che pretendono di curare. Diversivi che sono serviti ad “attenuare il sentimento che l’immediata riduzione delle emissioni è una necessità urgente”, e a far sì che la corsa al disastro continui. Alcune delle trovate tecniche falsamente risolutive sono bollate per essere folli e criminali, come l’idea della bio-ingegneria di spargere nella stratosfera milioni di tonnellate di acido solforico per tenere lontana dalla terra una quota dell’energia solare. Amara la loro constatazione circa la tendenza degli scienziati, pur consapevoli dei mortali rischi a cui si sta andando incontro, a non battagliare sul serio contro le “politiche climatiche” degli stati.

Chiude il Dossier una pungente, solo in apparenza semi-seria, riflessione sull’assalto a Marte degli ominidi (Nasa), nel quale si replicano sul “pianeta rosso” le consolidate prassi predatorie del colonialismo storico e del capitalismo globale dei nostri giorni.

1. L’eco-comunismo – un progetto rivoluzionario per farla finita con la barbarie capitalista

2. Il devastante costo ecologico e umano dei metalli rari, indispensabili per la cosiddetta “rivoluzione verde”


3. Il mondo digitale non è sostenibile

4. L’obiettivo “zero emissioni” è una pericolosa trappola

5. Ominidi (Nasa) all’arrembaggio su Marte

Il pungolo rosso

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