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Raffaele De Grada 1916 2010

Raffaele De Grada 1916 2010

(4 Ottobre 2010) Enzo Apicella
E' morto all’età di 94 anni Raffaele De Grada, comandante partigiano, medaglia d’oro della Resistenza, critico d'arte.

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D. P. SI E' SCIOLTA TRENTA ANNI FA,
MA L'ECLETTISMO E' RIMASTO!...

(25 Giugno 2021)

Dal n. 102 di "Alternativa di Classe"

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Il 9 Giugno 1991, esattamente trenta anni fa, si tenne a Riccione l'VIII° ed ultimo Congresso di Democrazia Proletaria (D. P.), in cui fu deliberato lo scioglimento del partito, che, riscontrata la convergenza d'interessi comuni, confluì nelle file del Movimento della Rifondazione Comunista (MRC), in maniera da poter incidere subito sul profilo politico del prossimo nuovo partito in formazione, affinché non facesse riferimento solo al PCI. Da quella unione nacque il Partito di Rifondazione Comunista (PRC).
Gli anni '70 erano stati caratterizzati sul piano politico dalla nascita di numerose formazioni extraparlamentari, che sgomitavano per occupare lo spazio apertosi a sinistra del PCI dopo le lotte del '68 e soprattutto dopo l'offensiva operaia del '69; l'aspirazione a rappresentare politicamente quella conflittualità sociale fu costante. Infatti, sulla scia della contestazione studentesca e dell'autunno caldo, si faceva sempre più pressante l'esigenza della costruzione di un partito alla sinistra del PCI e del PSI, in grado di incanalare la protesta dei vari movimenti di quegli anni in un processo rivoluzionario in senso comunista del Paese.
In quel contesto si erano formate organizzazioni con diverse scelte ideologiche: si andava dall'operaismo al maoismo di “Servire il popolo”, un'organizzazione-setta che programmava persino la vita dei militanti, ad organizzazioni che oscillavano tra posizioni ultrastaliniste e/o togliattiane, e rivalutavano figure ed epoche storiche, quali Gramsci e la Resistenza (MLS, PDUP, il Manifesto).
Nel dicembre del 1972 a Livorno era nato il Partito Di Unità Proletaria (PDUP), e nel 1974, con la fusione tra PDUP e “il Manifesto”, nasceva il Partito di Unità Proletaria per il comunismo (PdUP). Ed è proprio in quell'anno che emersero, dalla costellazione dei gruppi, le principali forze come Lotta Continua, la Organizzazione Comunista Avanguardia Operaia e il PdUP per il comunismo.
La sigla DP designò inizialmente il ragruppamento che in questa prima fase si presentò come cartello elettorale per le elezioni amministrative nel 1975, cui aderirono Avanguarda Operaia, il Partito di Unità Proletaria, il Movimento Lavoratori per il Socialismo (nato dal “Movimento Studentesco” di Mario Capanna, ma con dentro anche ex Cristiani per il socialismo) e piccoli gruppi di area trotzkista.
Alle elezioni politiche del 1976 a questo cartello aderiva anche Lotta Continua, che modificò improvvisamente la propria indicazione di voto al PCI. Era il suo primo impegno elettorale diretto, e fu anche l'ultimo, a causa delle tensioni createsi tra i vari comparti sociali (operai, donne, giovani), ed in particolare tra le femministe e i fautori della cosiddetta “lotta armata”. Tali tensioni portarono poi allo scioglimento dell'organizzazione.
Avanguardia Operaia e PdUP, invece, rifiutarono la scelta suicida della lotta armata di avanguardia e, rivedendo l'essenza della loro azione politica fino ad allora, e cioè il rifiuto delle strutture istituzionali, costruirono, come abbiamo visto, il cartello elettorale.
Anche in queste due organizzazioni esistevano grossi dissidi, che poi esplosero nel 1977. Sia il PdUP, sia AO, nello stesso anno si divisero; il PdUP pagò, in particolare, la critica femminista per il modo vecchio di fare politica, mentre in AO i compagni ritennero la segreteria appiattita sul PdUP. Si ebbe, così, un particolare rimescolamento, che vedeva la minoranza di AO confluire nel PdUP, mentre la maggioranza di AO, insieme alla minoranza del PdUP, diretta da Foa, oltre alla Lega dei Comunisti, daranno vita alla Costituente di Democrazia Proletaria.
Il percorso che porterà al Congresso di costituzione non fu facile, sia per la critica durissima da parte dei movimenti, che rifiutavano ogni struttura organizzata, sia per le sconfitte pesanti di quel periodo, e sia anche per un clima sociale e politico teso, dovuto alle azioni terroristiche, in particolare al rapimento Moro, avvenuto il 16 Marzo 1978.
Comunque, nell'aprile del 1978 si svolse a Roma il congresso per la formazione del nuovo partito, cercando, almeno nelle intenzioni, di dare una prospettiva rivoluzionaria nel solco del marxismo, oltre che una espressione politica all'opposizione sociale, cercando di fare convivere le diverse anime e le diverse sensibilità politiche presenti, che andavano dal marxismo non ortodosso all'ambientalismo, dal pacifismo al cattolicesimo “del dissenso”.
Il partito, recependo in parte la critica del movimento del '77, si strutturò in maniera particolare, basata su una collegialità larga, senza segretario generale e comitato centrale. Il giornale “Quotidiano dei lavoratori” diventerà l'organo del partito. Ma già dall'inizio il partito non si presentava omogeneo per le due tendenze al suo interno, tra i cosidetti "partitisti", legati all'operaismo, forti soprattutto a Milano, e i "movimentisti", legati al femminismo, ambientalismo e al pacifismo, forti principalmente a Roma.
Nel 1979 la crisi dei governi di unità nazionale portò ad elezioni anticipate, e DP, per avvicinarsi alle richeste dei movimenti, propose non una lista di partito ma di movimento, aprendo non solo a PdUP e radicali, ma anche ai vari comitati locali. Questa scelta fu contestata da alcune federazioni e da settori operai, che vedevano questo come abbandono del partito dalla centralità della fabbrica ed uno sciogliersi in una lista generica e senza priorità.
Pur avvenendo tutta sul terreno elettorale, la polemica alludeva ad aspetti di impostazione politica. I compagni che contestavano la scelta, ritenevano, e giustamente, che spettasse alla classe operaia, nemico storico della borghesia, risolvere le richieste che venivano dalle lotte dei movimenti e non solo (ambientalismo, pacifismo, femminismo), distruggendo il modo di produrre e distribuire del sistema capitalistico. Traducevano tale primato nel fatto che spettasse alla classe operaia mettersi alla testa di tutti i movimenti e dei ceti che subivano la disumanità del capitale, senza sciogliersi nel movimento, che significava anche accettare proposte di matrice borghese.
DP finì per presentarsi come “Nuova Sinistra Unita (NSU)”, ma con risultati fallimentari (295mila voti e 0,8%), e le elezioni al Parlamento europeo una settimana dopo confermarono il trend negativo (250mila voti), anche se in esse riuscì ad eleggere un deputato (M. Capanna). Nel luglio 1982, al terzo congresso, venne per la prima volta eletta una segreteria, e due anni dopo il segretario: proprio M. Capanna.
Negli anni successivi, DP cavalcò in modo elettico le proteste sociali, opponenedosi all'accettazione del nucleare, alla NATO, all'Accordo di S.Valentino che toglieva alcuni punti della scala mobile, e appoggiò sia l'autonomizzazione di molti consigli di fabbrica dai vertici sindacali, che tutte le forme di autoconvocazione. Inoltre, diventò un interlocutore privilegiato del movimento pacifista e di quello ecologista.
Il 1987 fu l'anno di massima espansione di DP, e anche sul piano elettorale, alle elezioni politiche, ottenne un buon risultato con 641091 voti (1,66%) alla Camera e 493667 voti al Senato. Nello stesso anno Capanna si dimise come Segretario, e venne eletto Giovanni Russo Spena, di matrice cattolica. Le varie anime, che vivevano all'interno del partito, continuavano a scontrarsi, e venne alla luce la impossibilità di mediare tra la centralità operaia e le “nuove emergenze” (ambientalismo, femminismo e pacifismo), in una lettura rivista del marxismo.
Così, all'assemblea dei delegati/te a Rimini, svoltasi nel novembre '88, si presentarono due mozioni distinte, dove, per la mozione di minoranza, Capanna fece presente che la scelta ecopacifista era inevitabile, essendo ormai una tendenza a livello europeo, e spingendo per la costituzione di un soggetto politico rosso-verde.
Il dissidio risultò evidente alle elezioni europee del 1989, quando numerosi dirigenti del partito fecero campagna per i Verdi Arcobaleno per l'Europa, e la scissione diventerà ufficiale. E a Ronchi e Rutelli si aggiungerà Capanna. La scissione veniva in parte compensata con l'entrata in DP dei trotzkisti della Lega Comunista Rivoluzionaria di Livio Maitan.
Dopo il crollo del muro di Berlino, tutta la sinistra, sia riformista che l'estrema sinistra, andarono in crisi, e mentre il PCI virò ancora più al centro, subendo anche la scissione di quei militanti che non avevano accettato la svolta della Bolognina (“Cossuttiani” ed “Ingraiani”) e che a Febbraio 1991 formalizzarono la nascita dell'MRC (Movimento per la Rifondazione Comunista), DP cercò di diventare un punto di rifermento per tutti coloro che facevano ancora riferimento "all'ideale comunista".
L' VIII° Congresso di DP si svolse, come già detto, il 6-9 Giugno '91 a Riccione e, preso atto degli avvenimenti avvenuti negli ultimi due anni (compresa anche la Guerra del Golfo), ritenne che avessero modificato la situazione e che, quindi, dovevano variare le strategie della sinistra anticapitalistica.
La relazione introduttiva di Luigi Vinci si fece interprete di questo cambiamento, e, come dichiarò egli stesso, per fronteggiare "un nuovo ampio attacco avversario, che si propone di abolire la sinistra come sinistra di classe, il movimento dei lavoratori come movimento di classe e come perno di un ampio blocco sociale e culturale, di recare un altro colpo allo stato sociale e al salario", vide favorevolmente una convergenza strategica ampia tra DP e MRC.
L'esperienza di DP venne considerata positiva, e quindi non doveva essere sciolta, ma valorizzata e rilanciata in un nuovo progetto di rifondazione comunista. Il Congresso si concluse con 198 voti favorevoli, 15 astenuti e 4 contrari (Mozione Sassi della Federazione di Milano, che riteneva il processo, sostenuto dalle tesi, subalterno al PdUP, e proponeva una rifondazione demoproletaria, che lavorasse per la costruzione di una nuova forza comunista, cosa che richiedeva tempi più lunghi). Così DP si scioglierà, e iniziava il percorso per la costruzione di Rifondazione Comunista.
DP, come gli altri gruppi, non era riuscita a captare completamente le istanze di cambiamento che nascevano ed emergevano nei settori più radicali della società ed incanarli in una visione marxista di cambiamento della società. Il tentativo di cercare semplicemente di tenere insieme la centralità operaia con il femminismo, il pacifismo e l'ambientalismo, senza discernere tra contenuti classisti e contenuti piccolo-borghesi, e senza un rapporto di tipo dialettico con le istanze del movimento, ed una piattaforma che puntasse a rivoluzionare e abbattere il sistema capitalistico, non poteva avere lungo respiro.
Anche DP, eclettica come gli altri gruppi, spesso concentrava tutta la sua attenzione sulle battaglie democratiche e civili, fermandosi ad un riformismo più avanzato di quello che il PCI togliattiano poteva concepire, e finiva per perdere contatti con le lotte sociali e la fabbrica. Ed infatti era evidente l'inadeguatezza di DP a divenire motore e referente dei conflitti sociali.
DP, come gli altri gruppi, dovette fare i conti e confrontarsi con l'ideologia della “lotta armata” di avanguardia, che aveva attirato pure compagni giovani, anche se solo una parte minoritaria della militanza della nuova sinistra, ma che promanava un certo fascino a livello di opinione.
Le scadenze elettorali evidenziarono poi la discrepanza tra la partecipazione, a volte numerosa, alle manifestazioni pubbliche e i modesti risultati ottenuti dalle liste; e se erano tante le persone che sfilavano, scarsa era la capacità di incidere sull'opinione pubblica, specialmente sul piano elettorale.
Oggi sono passati più di trent'anni da quel tipo di impostazione, ma molti difetti si ripetono nel PRC ed in altre formazioni. Anzi, oggi rispetto a ieri è ancora peggio, visti il clima di sconfitta e l'arretratezza politica e sociale che sta attaversando la classe operaia, dove divisioni politiche e sindacali tra le forze di classe, in perenne contesa tra di loro, non riescono neppure a costruire una piattaforma unitaria su una linea chiara che indichi una strada verso il socialismo, per evitare le attuali e future barbarie del capitalismo.

Alternativa di Classe

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