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(15 Luglio 2021)
In diversi Paesi imperialisti, sulla base di un'alta percentuale della popolazione vaccinata, le autorità nazionali o regionali e i media annunciano «la fine della pandemia». Nei Paesi con un tasso di vaccinazione più basso, i governi trasmettono l'idea che «si vede la luce alla fine del tunnel». Sono vere queste affermazioni?
Ad esempio, negli Stati Uniti, il governatore di New York, Andrew Cuomo, ha annunciato la sospensione delle ultime restrizioni in vigore (come l'uso obbligatorio delle mascherine) e ha dichiarato: «Ora possiamo tornare alla vita che conosciamo». Un quotidiano dello Stato spagnolo titola: «Oggi è una giornata di buone notizie. Da domani cominceremo a fare a meno della mascherina».
Il torneo di calcio Euro 2020 si è giocato in vari stadi, in vari Paesi, con la partecipazione del pubblico. Ad Israele è diventato virale un video che mostra la festa degli studenti di una scuola secondaria quando è stato loro permesso di togliere le mascherine in classe, dopo aver effettuato un conto alla rovescia.
Quindi, ancora una volta ci chiediamo se è vero che, almeno in questi Paesi, è in atto la fine della pandemia di Covid-19. Affermiamo che si tratta di una grande falsificazione: questo flagello e le sue conseguenze sono tutt'altro che finiti. Per comprendere questa affermazione è necessario partire dal concetto stesso di pandemia dato dall'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) come «una malattia epidemica che si estende a molti Paesi e a diversi continenti».
Ciò significa che nonostante nei Paesi imperialisti, grazie alla massiccia vaccinazione che è stata garantita a spese dei Paesi poveri e dipendenti, le curve di contagio e di morte stiano calando; al contrario, in tutto il resto del mondo crescono. Diamo un'occhiata ad alcuni dati.
India
Uno dei casi è quello dell'India, il secondo Paese più popoloso al mondo, con quasi 1.400 milioni di abitanti. C'è una «seconda ondata» molto forte con un salto da 9.000 a 40.000 contagi al giorno e un aumento di quattro volte del numero dei decessi. I numeri ufficiali parlano di un totale di 380.000 morti, di cui più della metà negli ultimi mesi. Tuttavia, il New York Times, nella sua edizione del 25 maggio 2021, ritiene che il numero reale di morti nel Paese a causa del Covid-19 supererebbe i 4.000.000.
Come analizzato nella dichiarazione recentemente pubblicata sul sito della Lit-Quarta Internazionale, in India le attuali contraddizioni del capitalismo imperialista nei Paesi colonizzati si concentrano in modo più acuto. Il Paese è la «farmacia del mondo», il più grande produttore di vaccini del pianeta. Ciò significa che, da un lato, può disporre liberamente di quei vaccini il cui periodo di brevetto è già scaduto; ma, d'altra parte, per utilizzare quelli per cui è in vigore tale diritto, il Paese deve pagare royalties molto alte, nonostante la produzione di massa. È il caso del vaccino AstraZeneca contro il Covid-19, il cui principale stabilimento mondiale è in India.
Il governo indiano ha richiesto a varie organizzazioni internazionali di poter violare temporaneamente questo diritto di brevetto, in modo da poter utilizzare i vaccini per la sua popolazione senza pagarlo al «prezzo dell'oro». Le sue richieste, finora, sono andate a vuoto e il governo del presidente del Consiglio Narendra Modi, con la classica viltà e il servilismo tipico delle borghesie dei Paesi colonizzati, non ha osato andare oltre e violarlo da solo.
Il risultato è stato un tasso di vaccinazione molto lento e lo scoppio di questa seconda ondata. E questo, nel quadro del debole sistema sanitario pubblico del Paese e della mancanza di servizi sanitari di base per ampi settori della popolazione, ha dato luogo a scene terribili: forni crematori improvvisati nei parcheggi e cadaveri che galleggiano nel fiume Gange.
Il resto del mondo
Se guardiamo ad altre regioni del mondo, sono passati due mesi da quando i media hanno riferito che in America Latina si sta verificando una «terza ondata». Uno degli epicentri è il Brasile, il Paese più popoloso della regione, con un minimo di 70.000 contagi e 2.000 decessi al giorno. Con questi dati, l'epidemiologo Pedro Hallal la definisce una situazione di «straripamento» che si estende oltre i confini del Paese, e conclude che «il Brasile sta diventando una minaccia per la salute pubblica globale».
Nel frattempo, l'Oms ha recentemente avvertito che «la terza ondata della pandemia si sta diffondendo e accelerando in Africa, con curve crescenti in tutto il continente e a livelli senza precedenti» in Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, la Namibia e l'Uganda.
In sintesi, la pandemia di Covid-19, considerata nel mondo nel suo insieme, lungi dall'essere finita o vicina alla fine, continua con nuove ondate molto potenti in quei Paesi che hanno un tasso di vaccinazione molto lento o praticamente inesistente.
In questo contesto, in molti di questi Paesi, emergono nuovi ceppi del virus a seguito di mutazioni genetiche. Alcuni di loro contagiano più rapidamente e sono anche più pericolosi del coronavirus del 2020 perché causano più danni ai polmoni e sono molto resistenti ai trattamenti che sono stati sperimentati: quindi il loro tasso di mortalità è più alto. È il caso della variante denominata Delta plus, emersa (o almeno identificata) in India e che già comincia a essere rilevata in altri Paesi. Non è nemmeno noto con certezza se i vaccini sviluppati finora saranno efficaci contro queste nuove varianti.
Con questa realtà sullo sfondo, parlare della «fine della pandemia» o della vicinanza della sua fine è una falsificazione del capitalismo imperialista per estendere e rafforzare la «nuova normalità», per recuperare completamente il suo funzionamento economico, lo sfruttamento dei lavoratori e il profitto. Esprime anche il disprezzo delle borghesie imperialiste per la vita dei popoli del resto del mondo.
Inoltre, si tratta anche di una politica negazionista e suicida poiché, nelle attuali dinamiche di trasporto merci e spostamenti di persone in giro per il mondo, è inevitabile che questi nuovi ceppi ritornino come un boomerang e facciano il loro ingresso negli stessi Paesi imperialisti. Basti pensare, ad esempio, che 10 milioni di immigrati dall'India vivono negli Stati Uniti e 1,5 milioni in Gran Bretagna, alcuni dei quali si recano nel Paese di origine per vedere le loro famiglie o sono visitati dai loro familiari, nonostante le attuali restrizioni.
Il dopo Covid-19
Anche se fosse vero che, più o meno velocemente, il mondo si avvia verso la fine della pandemia, per la scienza medica rimarrebbe un grande problema: le conseguenze lasciate nel corpo umano dalla malattia una volta superato il periodo di riproduzione del virus.
È un campo che la medicina sta appena iniziando a scoprire e che ora, sulla base di milioni di persone infette e «guarite», comincia a manifestarsi. Una pagina medica parla di «manifestazioni persistenti o conseguenze una volta passata l'infezione, con sintomi gravi o asintomatici. È quello che è noto come covid persistente, una realtà che è sempre più presente con il progredire della pandemia».
Questa stessa pagina descrive non meno di 50 di queste conseguenze che colpiscono, tra le altre, i sistemi respiratorio, cardiovascolare e digestivo, nonché le conseguenze neurologiche ed ematologiche (trombosi). Tutto questo, senza considerare le conseguenze psicologiche nei pazienti che hanno sofferto della malattia e anche della società nel suo insieme.
Una delle manifestazioni successive è la comparsa di casi di mucormicosi (o «fungo nero»), una malattia piuttosto rara ma con un tasso di mortalità del 50%. In India sono stati segnalati 12.000 casi, ma altri sono già stati identificati in almeno 38 Paesi, tra cui Brasile e Uruguay. I medici sospettano che questa crescita delle infezioni da funghi neri sia correlata alle conseguenze di Covid-19 associate a una precedente condizione di diabete.
Come abbiamo detto, le conseguenze del Covid-19 sono un campo che la medicina ha appena iniziato a studiare. Per affrontate questo problema occorrerebbe non solo seguire con attenzione per un intero periodo chi ha sofferto della malattia, ma anche sviluppare la ricerca nelle terapie mediche e farmacologiche, cioè di investimenti in entrambi i settori.
Ma come sta dimostrando la stessa pandemia, il capitalismo imperialista è disposto a realizzare investimenti solo se possono essere trasformati in affari per aziende private, perché non è interessato alla salute pubblica dei lavoratori e delle masse in quanto tali. Se non si lotta per questo, la maggior parte della popolazione mondiale sarà ancora una volta abbandonata a sé stessa.
Pertanto, è necessario continuare a chiedere la violazione dei diritti di brevetto dei vaccini, la richiesta di una rapida vaccinazione di massa, la pianificazione delle nuove dosi di richiamo necessarie, compresa la ricerca di vaccini efficaci contro le nuove varianti che stanno comparendo, l'attenzione permanente e gratuita di tutte le conseguenze del Covid-19, ecc.
Tutto ciò richiede la difesa e il rafforzamento dei sistemi sanitari pubblici, con i necessari finanziamenti, e l'accentramento nelle mani dello Stato di tutte le risorse mediche e farmacologiche. Il massiccio sciopero generale dell'anno scorso in India, la recente ribellione del popolo paraguaiano e l'attuale lotta in Colombia, tra gli altri processi, mostrano che i lavoratori e le masse sono disposti a combattere.
Un'ascesa fondamentale per un tempo di guerre, rivoluzioni... e pandemie
Anche se mettiamo da parte il perdurare della pandemia di Covid-19 e le sue conseguenze dirette e indirette, il problema per l'umanità non finisce qui. Il capitalismo imperialista ha creato le condizioni per entrare in quella che possiamo chiamare un'«era di pandemie», come espresso nella suddetta dichiarazione della Lit-Quarta Internazionale.
È quanto denuncia da anni l'epidemiologo Rob Wallace. Ufficialmente, già nel 2004, l'Oms ha avvertito del crescente pericolo di malattie animali che possono infettare l'uomo: «Una delle conclusioni è che le malattie animali che possono essere trasmesse alle persone stanno emergendo come una grave minaccia regionale e globale, la cui portata è molto probabile che aumenti». Più recentemente, l'Oms ha affermato che «questo pericolo continuerà ad aumentare inesorabilmente» e ha stimato che «ogni anno si registrano circa un miliardo di casi di malattie e milioni di morti per zoonosi».
Sappiamo che stiamo presentando un quadro cupo e deprimente del presente e del futuro del mondo. Non è colpa nostra; ci limitiamo a mostrare la realtà del capitalismo imperialista che non solo condanna la maggioranza dell'umanità a un costante declino del suo tenore di vita, alla crescita sempre maggiore della povertà e della miseria, ma anche la sua avidità di profitto, per la quale distrugge la natura e con essa la salute dei lavoratori e delle masse. Sotto il capitalismo, la più scettica delle letterature distopiche sembra realizzarsi.
Ma noi non rimaniamo come semplici osservatori passivi di questo presente o come semplici previsori di un fosco futuro. Presentiamo anche delle proposte sostanziali, come quelle che abbiamo presentato nella recente dichiarazione della Lit-Quarta Internazionale, per lottare per i bisogni molto più profondi dell'umanità, Nessuna di esse sarà possibile finché sussisterà il capitalismo imperialista, che, come è assolutamente chiaro, non può essere riformato o «migliorato».
È necessario un cambiamento radicale nella società e nei criteri di produzione e di funzionamento che ha oggi il capitalismo imperialista. Per questo le lotte presenti e future dei lavoratori e delle masse devono essere un passo sulla via della lotta per il potere e per una rivoluzione operaia e socialista che cambi alla radice questo presente devastante. La posta in gioco non è più solo questa o quella conquista, ma la sopravvivenza stessa dell'umanità.
[traduzione a cura di Salvo de Lorenzo]
Alejandro Iturbe
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