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(Contratto Metalmeccanici)

Metalmeccanici, nessun passo avanti: altre 6 ore di sciopero

Contratto, l'8 novembre nuovo incontro. A Genova le tute blu bloccano la ferrovia

(27 Ottobre 2005)

Per i metalmeccanici si avvicina l'ora dello sciopero generale di otto ore. La decisione sarà presa, con tutta probabilità, dall'assemblea dei quadri e delegati in programma l'11 novembre a Milano, chiamata a discutere le iniziative da assumere per sgretolare il muro eretto dai padroni sul rinnovo contrattuale del biennio economico. Tra queste, anche una manifestazione nazionale a Roma per i primi di dicembre, ovviamente accompagnata e sostenuta da uno stop delle fabbriche che non potrà non riguardare l'intera giornata.

L'inasprimento dello scontro sembra la direzione obbligata per una vertenza che da dieci mesi vive una insostenibile situazione di stallo. Anche l'incontro di ieri tra sindacati e Federmeccanica si è chiuso con un nulla di fatto, al punto che subito dopo Fim, Fiom e Uilm hanno deciso di proclamare altre 6 ore di sciopero da attuare a novembre, prima in ogni caso dell'assemblea di Milano.

Tuttavia, almeno formalmente, la trattativa non è rotta: l'8 novembre prossimo ci sarà un nuovo incontro a delegazioni ridotte. «Il prossimo appuntamento - ha spiegato il segretario generale della Fiom Cgil Gianni Rinaldini - servirà appunto a capire se si determineranno le condizioni per fare una trattativa vera e propria, e cioè non solo riunioni in cui le parti si limitano a ripetere le proprie posizioni».

Di spazi per dialogare non sembrano essercene molti, se è vero che ieri gli industriali non solo hanno ribadito di non voler andare oltre i 60 euro fin qui offerti (130 ne chiedono i sindacati) ma hanno pure incrementato le loro pretese sul tema della flessibilità: «Alla nostra richiesta di avere una percentuale massima di lavoro precaria nelle aziende - riferisce Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom - ci hanno risposto con una finta disponibilità, perché hanno chiesto di escludere dal conteggio tutti i contratti a termine inferiori ai 7 mesi quelli previsti dal decreto 368, che li ha completamente liberalizzati. Federmeccanica ha dichiarato che per lei quella legge va bene così com'è, ma in questo caso non c'è nessun tetto per il lavoro precario».

Più possibilista il numero uno della Fim-Cisl, Giorgio Caprioli, secondo cui «il clima è orientato al fare, ma il merito è complicatissimo». Almeno, aggiunge, «abbiamo individuato tutti i nodi specifici da affrontare, ora c'è l'agenda precisa di tutto quello che dobbiamo fare». E nelle trattative «l'impostazione metodologica», osserva il sindacalista, «ha un suo peso».

Un peso, senz'altro superiore, ce l'hanno le lotte dei lavoratori. Ieri mattina, per il secondo giorno consecutivo, duemila tute blu genovesi sono scese in piazza, questa volta bloccando la stazione ferroviaria di Sampierdarena, nell'ambito di uno sciopero che ha riguardato le aziende del ponente cittadino e della Valpocevera. «I lavoratori sono esasperati - sottolinea Antonio Caminito della Fiom - sono offesi dall'ultima offerta di Federmeccanica, 60 euro nel biennio, un'offerta da fame, inaccettabile. La nostra paura è che, se continuano queste proposte da parte di Federmeccanica, non saremo neanche in grado di tenere la rabbia».

Scioperi articolati sono previsti per oggi in oltre 300 aziende metalmeccaniche del torinese ad esclusione della Fiat Mirafiori, che sarà coinvolta successivamente in quanto, spiegano i sindacati, oggi sottoposta a cassa integrazione. Lo sciopero riguarderà il polo di Chivasso, il Canavese, la zona di Grugliasco e della Valle di Susa, dove si terrà una manifestazione. Fim, Fiom e Uilm di Torino «si scusano per i disagi che dovessero essere portati alla cittadinanza ma ritengono non accettabile che il contratto, il salario, il reddito di oltre 150mila metalmeccanici a Torino e un milione e 700mila in Italia diventi socialmente invisibile».

Roberto Farneti - Liberazione 27 ottobre 2005

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