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Incendi in Sardegna, agronomi, geologi e Pefc: prevenzione e gestione attiva per proteggere le foreste

(27 Luglio 2021)

Ambiente e territorio una ineludibile priorità nell’agenda politica italiana

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Il Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (Conaf), dice che in Sardegna son 20.000 ettari, secondo le previsioni più ottimistiche, quelli inceneriti dagli incendi, «Significa che 200 milioni metri quadrati di terreno sono stati completamente distrutti. Aziende scomparse, macchia mediterranea bruciata e il conteggio del bestiame perduto che si potrà fare solo nei prossimi giorni. Lasciano sgomenti le immagini e le testimonianze dei colleghi agronomi e forestali che raccontano la devastazione provocata dal vasto incendio divampato nella provincia di Oristano»

Il Conaf stila un primo tragico bilancio: «Nel Comune di Cuglieri, almeno il 90% della superficie olivetata è andato distrutto. Nel Comune di Sennariolo, il 95% delle superfici sono bruciate. Ci vorranno parecchi decenni per ripristinare la condizione del suolo e la sua fertilità, ristabilire gli equilibri ecosistemici e la complessità della macchia mediterranea. Ora che il vento si è placato, gli uomini hanno maggiori possibilità di intervento, ma la situazione non è ancora risolta definitivamente, anche perché gli ulivi bruciano per molti giorni».

Corrado Fenu, consigliere Conaf e agronomo oristanese, sottolinea che «Abbiamo visto un enorme dispiego di forze impegnate a spegnere l’incendio. Dobbiamo essere grati ai vigili del fuoco, agli addetti del corpo forestale e a quelli della protezione civile, alle compagnie barracellari, ai dipendenti dell’agenzia regionale Forestas e ai tanti volontari. E un grazie va anche a Francia e Grecia per la solidarietà internazionale, poiché hanno mandato in soccorso i loro Canadair. C’è però una riflessione da fare. Come dottori agronomi e dottori forestali siamo abituati a studiare e pianificare prima di intervenire. Ma in questo caso vediamo che lo sforzo di gran lunga maggiore è lasciato all’intervento. Poche cose sono state fatte per prevenire: chi guarda al futuro, invece, deve capire che è necessario ribilanciare l’impegno, lavorando molto sulla prevenzione e meno sull’intervento emergenziale che lascia strascichi per decenni».

Gli agronomi evidenziano che «L’incendio di queste ore ha mostrato, ancora una volta, come troppe superfici sono state abbandonate dai proprietari, che non trovano remunerazione adeguata per occuparsi delle proprietà. Invece, per contrastare gli incendi, si deve riscoprire la cura del territorio».

La presidente Conaf Sabrina Diamanti, conclude: «Come dottori agronomi e dottori forestali siamo vicini alla popolazione, ai colleghi, a tutti coloro che vivono quest’emergenza. Come ordine vogliamo impegnarci affinché queste situazioni non si verifichino più. Urgono piani antincendio, coordinati con la corretta pianificazione territoriale delle aree boscate a macchia mediterranea. Si devono prevedere e realizzare le giuste infrastrutture antincendio, essenziali nella prevenzione, fondamentali durante l’intervento di spegnimento. Si deve incentivare il presidio del territorio e disincentivare l’abbandono del bosco, ricordando agli imprenditori agricoli il ruolo di sentinelle, consentendo loro di svolgere serenamente le attività rurali e zootecniche, compreso il pascolamento in bosco. Sono interventi che si possono fare con raziocinio e con sapere scientifico. Per questo motivo, mettiamo a disposizione le nostre competenze e la puntuale conoscenza del territorio per prevenire questi disastri».

Sul dramma che sta vivendo la Sardegna interviene anche Mario Nonne, l’Ordine dei Geologi della Sardegna: «L’antico complesso vulcanico del Montiferru è devastato dal fuoco. Una prima analisi evidenzia che circa il 24% del territorio interessato dall’incendio ha una pericolosità media, elevata e molto elevata da un punto di vista geomorfologico e il 3,4% una pericolosità media, elevata e molto elevata da un rischio inondazioni».

Mario Nonne, consigliere sardo del Consiglio Nazionale dei Geologi, fa notare che «Siccità ed incendi boschivi, alluvioni e nubifragi: un problema con due facce della stessa medaglia che si correla ai ben noti problemi planetari dei mutamenti climatici, quale contributo da pagare alle politiche decennali di disattenzione nei confronti dell’ambiente. Gli eventi climatici estremi ormai sono sempre più frequenti – prosegue Nonne – che espongono le aree boschive ad un elevato rischio di incendi che, in taluni casi, come accaduto in Sardegna, investono anche campi coltivati, oliveti ed abitazioni; dall’altro si registrano eventi piovosi violenti concentrati in brevissimi periodi, come osservato pochi giorni fa nel nord Italia e nord Europa»

Per Nonne, «Ambiente e territorio dovrebbero essere una priorità nell’agenda politica italiana. “L’importante copertura vegetale (boschi, macchia mediterranea, oliveti, ecc.), elemento fondamentale per la salvaguardia dei suoli, oggi non esiste più; ai suoli viene a mancare una importante protezione naturale dagli agenti atmosferici, legata al contenimento del ruscellamento superficiale ed alla infiltrazione delle acque di prima pioggia, con una conseguente esposizione al rischio di frane e inondazioni in un territorio già altamente predisposto a tali rischi. Apprezziamo l’attenzione rivolta dal Governo ai problemi ambientali, sia grazie all’istituzione di un Ministero riconvertito verso la transizione ecologica, che i propositi contenuti nello stesso PNRR, con l’auspicio che le politiche di tutti gli stati industrializzati seguano l’esempio di quelli UE e della stessa Italia. A tali considerazioni non può sfuggire l’aspetto economico, da sempre poco considerato, per il fatto che i costi di intervento post evento sono sempre di gran lunga superiori a quelli legati alla prevenzione, senza considerare quelli ambientali molto spesso non monetizzabili nel breve periodo, ma un fardello imbarazzante per le future generazioni».

Una linea che trova concorde Programme for Endorsement of Forest Certification schemes (Pfec Italia), secondo il quale «La prevenzione e la sensibilizzazione sono i principali strumenti per contrastare gli incendi».

Pfec allarga il discorso alla situazione globale, della quale il dramma sardo è un tassello: «Negli ultimi due anni si sono verificati incendi che – dall’Australia al Canada, dagli Stati Uniti al Circolo Polare Artico – hanno devastato diverse aree del mondo. In particolare, nel 2020 per via degli incendi concentrati soprattutto in Siberia, Colorado, California e nella regione del Pantanal del Brasile meridionale, non solo sono stati bruciati polmoni verdi del Pianeta, messe a repentaglio vite umane, distrutta flora e fauna, ma sono state anche liberate in atmosfera circa 1.690 megatonnellate di carbonio. Nel Sud Europa inoltre il “Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia, RaF 2017 – 2018” sottolinea come negli ultimi 30 anni la lunghezza della stagione degli incendi sia andata ad aumentare, con eventi estremi verificatisi anche a giugno e ottobre. In Italia, in particolare, la superficie percorsa da incendi tra il 2011 e il 2019 sarebbe pari a 341.500 ettari. A causare gli incendi non soltanto le azioni dell’uomo (nel 75% dei casi, secondo il report Wwf) ma anche il cambiamento climatico e la mancanza di gestione attiva delle foreste».

Il presidente di Pefc Italia, Francesco Dellagiacoma, spiega che «Salvaguardare le foreste, capaci di stoccare carbonio, è fondamentale per mitigare il cambiamento climatico e proteggere il nostro territorio da incendi e rischio idrogeologico. La gestione delle foreste, agendo in maniera preventiva, aiuta a tutelare queste risorse ed in particolare la certificazione di Gestione Sostenibile delle Foreste di Pefc rappresenta uno strumento utile per abbassare il rischio di incendi boschivi».

Antonio Brunori, segretario generale Pefc Italia, aggiunge: «Questo è dovuto al monitoraggio costante e al rispetto delle leggi naturali e dello stato e rappresenta anche un vantaggio di natura economica “Le foreste certificate per la loro corretta gestione riescono a mantenere attiva qualunque attività anche durante la stagione degli incendi perché vengono rispettati durante tutto l’anno regolamenti e procedure di responsabilità verso il patrimonio forestale, è maggiore il presidio del patrimonio e la sorveglianza contro gli incendi dolosi, è più efficace il controllo sull’abbandono dei rifiuti in bosco ma anche il controllo della quantità di materiale incendiabile, grazie alle attività di diradamento, spalcamento dei rami più bassi e di pulizia del sottobosco. La programmazione efficace e attenta di questi interventi permette inoltre di evitare il rilascio in atmosfera dell’anidride carbonica stoccata nelle piante. Proprio per questo motivo, l’avvio e il mantenimento di queste buone pratiche può garantire la produzione di importanti servizi ecosistemici che potranno essere valutati puntualmente grazie al nuovo standard sui Servizi Ecosistemici del Pefc Italia in fase di pubblicazione».

Dellagiacoma ricorda che «La cura dei boschi è da una parte compito di amministrazioni e gestori privati, dall’altra di chi li vive. In generale è fondamentale che le amministrazioni e i gestori forestali privati mettano in atto delle azioni preventive e di gestione attiva capaci di ridurre drasticamente il rischio di incendio nei boschi, nelle foreste e nelle aree verdi urbane, ed evitino quindi di attivarsi solo in stato emergenziale. La gestione è il modo più efficace ed economico per affrontare gli incendi, considerando che spegnere un incendio costa in media 8 volte in più che che prevenirlo».

Per questo motivo, Pefc Italia ha stilato un vademecum per ricordare a cittadini e turisti le norme da rispettare quando ci si trova in bosco, in aree a rischio di incendio e ovunque in periodi siccitosi, per evitare e prevenire incendi e preservare la loro economia e biodiversità.

1 – Accendere un fuoco al di fuori degli spazi sicuri appositamente predisposti e segnalati è assolutamente vietato. Inoltre, anche all’interno delle aree organizzate, è necessario avere alcuni accorgimenti: fare attenzione al vento, che potrebbe sollevare le braci e disperderle, e assicurarsi – prima di allontanarsi – di spegnere bene il fuoco e che le braci siano fredde.

2 – In caso di giornate ventose, non accendere fuochi o barbecue neanche nelle aree attrezzate: le braci o le fiamme potrebbero infatti essere sollevate e causare un incendio.

3 – Se si raggiunge un’area verde in auto è necessario prestare attenzione a dove si parcheggia per non causare danni e lasciare la macchina soltanto nelle aree predisposte e non a rischio. Questo perché il calore della marmitta, soprattutto a contatto con la vegetazione secca, potrebbe rischiare di innescare un incendio.

4 – Se si avvista – o si procura involontariamente – un incendio, la prima cosa da fare è allontanarsi in fretta e chiamare i Vigili del Fuoco o le autorità preposte a livello locale, indicando nel modo più preciso possibile in luogo. Se non fosse possibile allontanarsi facilmente dal luogo dell’incendio, il consiglio è quello di posizionarsi con le spalle al vento o cercare di raggiungere la zona già bruciata, dove è più basso il rischio di essere raggiunti dal fuoco.

5 – È fondamentale non abbandonare rifiuti – in primis i mozziconi di sigaretta o i fiammiferi – nel bosco: possono infatti innescare o alimentare gli incendi. Poiché all’interno delle zone naturali o forestali potrebbero non essere presenti i cestini, è bene ricordare di avere sempre con sé un sacchetto nel quale riporre i propri rifiuti, per poi gettarli nelle apposite aree al ritorno. Inoltre, qualora ci si imbatta in bottiglie, lattine o rifiuti di altro genere lasciati da chi ci ha preceduto, può essere importante rimediare agli errori altrui, raccogliendo i rifiuti abbandonati.

26 luglio 2021

greenreport

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