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Roman Rosdolsky - IL RUOLO DEL CASO E DEI «GRANDI UOMINI» NELLA STORIA

Inedito in italiano, traduzione e cura del Circolo internazionalista “coalizione operaia”

(15 Settembre 2021)

copertina rosdolsky

Appendice: La scienza probabilistica della rivoluzione

«…se il “fattore soggettivo”, cioè la possibilità di modificare le condizioni esistenti attraverso l’azione sociale, viene rimosso dal quadro sin dall’inizio, non sorprende che il corso della storia che si vuole spiegare si presenti come un processo a binario unico che permette una sola variante. A questo punto diventa facile presentare tutte le ritirate e le sconfitte come “storicamente necessarie”, e quindi inevitabili. E in questo campo gli austromarxisti erano dei veri maestri!

È evidente che una simile concezione della storia non ha nulla a che vedere con Marx, e che essa è più che altro una caricatura del determinismo marxista.»


Il testo di Roman Rosdolsky, qui tradotto e pubblicato per la prima volta in italiano, approfondisce alcune questioni di non poco interesse per la concezione materialistica della storia: il caso, la necessità e la funzione della soggettività nei processi storici. Rosdolsky ci fornisce un mirabile saggio della capacità del materialismo storico di intendere dialetticamente e non meccanicisticamente il determinismo.


Roman Rosdolsky (L’viv, 1898 – Detroit, 1967)

Figlio di un noto filologo, crebbe in un ambiente nazionalista-ucraino, da studente entrò a far parte del movimento socialista. Durante la Prima guerra mondiale fu membro fondatore dell’organizzazione antimilitarista clandestina “Internationale Revolutionäre Sozialistische Jugend Galiziens” (Gioventù Socialista Rivoluzionaria Internazionale della Galizia), nel 1917 pubblicò la rivista illegale Klyci, dedicata alla lotta contro la guerra. Membro del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Ucraina occidentale, in stretto rapporto con il Partito comunista di Polonia, nel 1925 rifiutò di condannare Trotsky e l’opposizione di sinistra e alla fine degli anni ’20 venne espulso dal partito. Emigrato a Vienna, lavorò per diversi anni come corrispondente dell’”Istituto Marx-Engels” di Mosca. Nei primi anni Trenta si unì al movimento trotskista. Nel 1942 fu arrestato a Cracovia dalla Gestapo e trascorse gli anni successivi nei campi di concentramento nazisti di Auschwitz, Ravensbrück e Oranienburg. Nel 1947 emigrò negli Stati Uniti e, in occasione della rivolta ungherese del 1956 maturò la sua divergenza dalla Quarta Internazionale, dovuta alla perplessità circa la formula che vedeva ancora nell’URSS uno “Stato operaio degenerato”. A lui si devono importanti saggi, tra i quali Genesi e struttura del capitale di Marx (sulla base dello studio dei Grundrisse) e Friedrich Engels e il problema dei popoli «senza storia». La questione nazionale nella rivoluzione del 1848-49 secondo la visione della «Neue Rheinische Zeitung».

Settembre 2021, Serie verde, 80 pagine, brossura, 10 euro comprese le spese di spedizione


Per info e richieste:

coalizioneoperaia.com

movireal@outlook.it

Circolo Internazionalista Coalizione Operaia - Roma

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