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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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ITALIA IL PAESE DELLE STRAGI IMPUNITE

(16 Ottobre 2021)

stragi impunite

Anche ieri 4 lavoratori sono usciti di casa per andare al lavoro e sono finiti in una bara.

Gli infortuni sul lavoro provocano ogni giorni più morti che in una guerra.

Nel giorno in cui il governo da via libera al decreto sulla sicurezza, nel nostro Paese sono state registrate ben quattro morti. Un bilancio che sembra essere destinato ad aumentare nei prossimi giorni, ma il Governo spera con questo provvedimento di provare a risolvere i problemi.

A Cavezzo, nell'area di Disvetro, nel Modenese, ha perso la vita, un agricoltore di 49 anni, che stava guidando un trattore nei campi ed è rimasto incastrato.

A Nerviano, nel Milanese, un operaio è stato ucciso folgorato all'interno di una cabina elettrica.

Sempre a Nerviano un altro operaio di 44 anni è precipitato dal tetto di un capannone alto circa 6 metri.

In Sardegna, a Sassari, un operaio di 43 anni muore schiacciato da un muletto all'interno dell'Ecocentro comunale.

Come sempre governo, Confindustria e sindacati confederali, interessati più alla ripresa economica delle aziende e al profitto che alla salute dei lavoratori versano lacrime di coccodrillo e le solite frasi di circostanza.

Come sempre si ripetono le solite frasi di circostanza dichiarando che “ È inaccettabile che nel 2021 si continui ancora a morire così”. Ormai è un film già visto, i morti chiedono di aprire immediatamente un tavolo di confronto per la sicurezza sul lavoro con tutte le istituzioni che sono preposte ai controlli e alla tutela del personale, intanto i lavoratori continuano a morire per il profitto.

Tuttavia lo sgomento e il falso cordoglio non basta più a nascondere la complicità di governo e sindacati confederali complici di padroni assassini.

Non basta chiedere che diventino operativi al più presto i provvedimenti annunciati dal ministro del Lavoro Orlando approvati in Consiglio dei Ministri e la necessità di investire risorse adeguate in prevenzione, formazione e tecnologie finalizzate a rendere sicuro il lavoro, se si continua a lasciare impuniti gli assassini e i padroni che commettono crimini contro l’umanità e l’ambiente.

Non basta potenziare le strutture di controllo sia a livello centrale dell’Ispettorato nazionale che con le Asl, con l’assunzione di nuovi ispettori se si concede l’impunità ai responsabili di questi omicidi di lavoratori.

La morte sul lavoro non è mai una fatalità.
Sul lavoro si muore più che in guerra.

In Italia negli ultimi dieci anni i morti per infortuni sul lavoro sono più di 17 mila e ogni anno sono 1.400 (120 al mese) i morti sul lavoro mentre decine di migliaia sono quelli per malattie professionali (solo per amianto oltre 6.000 all’anno, 16 al giorno, uno ogni due ore).

A questi numeri vanno aggiunti gli altri morti del profitto causati dai risparmi sulla sicurezza (ponti che crollano, disastri ambientali, inondazioni e altro ancora). Non possiamo accettare che i morti sul lavoro siano considerati effetti collaterali dello sfruttamento e come accettati come inevitabili.

Nella crisi economica e pandemica si riducono i posti di lavoro, ci sono meno lavoratori occupati, ma continuano ad aumentare gli infortuni.

Anche se la Costituzione afferma che l’operaio e il padrone sono uguali e hanno stessi diritti, la condizione di completa subordinazione economica sancita dall’ordinamento giuridico fa sì che la “libertà” e la “uguaglianza” dei cittadini sia solo formale.

In realtà in una società divisa in classi, i lavoratori vivono una condizione di uguaglianza giuridica astratta, e una situazione concreta, di fatto, di disuguaglianza sociale ed economica.

L’art. 32 della Costituzione recita che: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”.

In realtà con la privatizzazione della sanità pubblica quest’ articolo, anche se mai abrogato, è ormai carta straccia, un affare per le assicurazioni, gli ospedali privati e le multinazionali farmaceutiche a scapito del diritto alla salute dei cittadini, tuttora formalmente garantito dalla Costituzione.

Dietro le vuote parole della democrazia si nasconde la cruda realtà della dittatura del capitale fatta di violenza, licenziamenti, assassinii contro chi si oppone e ostacola la “libera accumulazione del profitto”.

Ancora oggi nel 2021, nella” moderna e democratica” società capitalista gli operai continuano a morire di lavoro e di non lavoro per il profitto come nell’Ottocento.

In questa guerra del capitale contro i lavoratori negli ultimi anni vediamo anche in forte aumento i suicidi di lavoratori disoccupati, cassintegrati o colpiti dalla repressione e dal dispotismo padronale nel totale silenzio delle istituzioni e della stampa Tv, e non è un incidente di percorso o la dimenticanza, il fatto che la magistratura non apra inchieste.

Basta con l’ipocrisia di chi legittima e sostiene lo sfruttamento per realizzare maggiori profitti e poi in pubblico versa lacrime di coccodrillo.

Per noi anche una sola morte sul lavoro o per di malattia professionale a causa del profitto è intollerabile e va impedita.

Michele Michelino, Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

Fonte

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