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GREEN PASS E LOTTA DI CLASSE

(18 Ottobre 2021)

la salute è un diritto non una merce


L’obbligo del Green pass per tutti i lavoratori dal 15 ottobre con la conseguente perdita del salario in caso di inadempienze dimostra il carattere classista e antiproletario di questa misura. Con il “passaporto verde” i padroni e il governo dividono ancor più i lavoratori a tutto vantaggio del capitale. Questo lo hanno capito bene i settori più avanzati della classe lavoratrice scesi in sciopero, gli operai della dell’Electrolux, i 1100 operai all'ITT di Barge, i lavoratori delle logistiche e i portuali di Trieste e altri porti italiani.

Se in un primo tempo a scendere in piazza erano i ristoratori, i lavoratori autonomi e la piccola e media borghesia ora nei cortei popolari del sabato sempre più numerosi sono i proletari che riconoscono nel Green pass uno strumento per dividere la classe operaia.

Le “avanguardie rivoluzionarie”, a parte quelle passate armi e bagagli a sostegno del Green pass e del governo Draghi e Confindustria, i sindacati di base che pure lottano contro il green pass sui posti di lavoro, sono assenti da queste manifestazioni che considerano interclassiste o addirittura fasciste.

Mentre i borghesi, anche in tempo di pandemia per covid19, si godono il paradiso in terra; i proletari - con licenziamenti, violenze, miseria e guerre - subiscono e patiscono l’inferno in terra in attesa di guadagnarsi (per chi ci crede) il paradiso nell’aldilà: è questa l’essenza del sistema capitalista. Il Green pass non è una misura sanitaria, Serve a spingere al vaccinarsi e ancor più serve solo a legittimare i licenziamenti, la perdita del salario, a perdere il lavoro. Nel frattempo continuano ad aumentare gli infortuni, gli invalidi e i morti sul lavoro causati dall’intensificazione dello sfruttamento e dalla ricerca del massimo profitto, per precise scelte di padroni e governi attuate con la complicità di sindacati filo padronali.

Ai proletari e alle popolazioni che si oppongono allo sfruttamento capitalista, che ostacolano la pacifica e libera accumulazione del profitto, che vogliono una società senza padroni, libera dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, lo Stato borghese impone il suo ordine con la violenza “legale” dei suoi manganelli, i gas lacrimogeni, le denunce, i fogli di via, i Daspo e gli arresti della sua magistratura e della sua polizia “democratica”.

Ai padroni non interessa chi governa: a loro interessa che ci sia un governo stabile che garantisca i loro profitti. Chiunque lotta per i suoi diritti e interessi ostacolando la produzione e la circolazione delle merci viene definito e dipinto dai mass-media di cui sono propri i capitalisti come “terrorista”, “estremista”, “anarchico”, “comunista”, giustificando ogni forma di repressione.

I sindacati confederali CGIL –CISL – UIL- UGL, ma anche alcuni sindacati falsamente di base e i partiti sostenuti dallo Stato con il finanziamento pubblico (soldi sfilati sempre dalle tasche dei proletari), con i contributi per i servizi di patronato e - come se non bastasse - anche sul libro paga delle industrie, hanno il compito di impedire l’unione dei lavoratori.

Il loro compito di cani da guardia dei padroni è quello di isolare, denigrare le lotte e vigilare perché la lotta non si generalizzi su obiettivi e interessi comuni dei proletari.

Il loro compito è quello di impedire l’unità di classe, che porta a scontrarsi con il sistema.

In cambio possono contare sulla ricompensa: le poltrone al parlamento, le presidenze di banche, enti e l’ingresso a pieno titolo in istituzioni e consigli di amministrazione vari.)

Dividere le lotte, gli operai e i lavoratori per località, territorio, regione, settori produttivi, separare precari dai lavoratori a tempo indeterminato, italiani o stranieri, dividerli in Sivax e Novax, costringerli a perdere il lavoro senza Green pass è il modo che i padroni e i loro servi usano per indebolire una classe proletaria che dalla sua ha il numero e la forza per distruggere questo sistema, ma manca del collante, l’organizzazione in un suo partito.

L’unico modo per difendere i nostri interessi, è quello di lottare uniti per un sistema sociale alternativo al capitalismo, dove si produca per soddisfare i bisogni degli esseri umani e non per il profitto. Le manifestazioni molto partecipate contro il Green pass devono essere l’acqua in cui nuotano le avanguardie proletarie per non lasciare spazio a posizioni filo padronali.

Un sistema senza padroni e schiavi salariati che consideri il profitto – e il modo in cui viene conseguito, lo sfruttamento in tutte le sue forme e colori - un crimine contro l’umanità. Un sistema che si chiama socialismo.

Michele Michelino - Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

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