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Da Riace ad Amsterdam

(19 Ottobre 2021)

monumento a sacko

Nelle aiuole antistanti l'hotel Hilton in Amsterdam è situata una scultura in bronzo che rappresenta Soumaila Sacko.

Soumaila Sacko, simbolo della lotta degli immigrati, fu ucciso nel 2018 da una fucilata sparata da un residente nella zona di San Calogero nei pressi di Vibo Valentia. Sacko abitava in una baraccopoli nei pressi di Gioia Tauro che, essendo queste costituite da materiale plastico, il pericolo di incendio era latente. Finché in uno di questi incendi perì una giovane donna nigeriana. Soumaila e altri uomini si misero alla ricerca di lamiere abbandonate nei dintorni. Ma quando stavano staccando una lamiera da una fabbrica abbandonata furono bersaglio di un uomo che sparò dei colpi di fucile. Soumaila morì mentre gli altri due suoi compagni sopravvissero.

Soumaila Sacko era figlio di un sindacalista in Mali e lui stesso era attivo nell’organizzare i contadini. In seguito a questo episodio vi furono molte mobilitazioni di braccianti immigrati presenti sia in Calabria che in Puglia. Organizzarono un proprio sindacato che portò in primo piano la lotta contro lo sfruttamento capitalista. Quel periodo di lotte scosse la passività del movimento operaio in Italia e significò una ripresa della lotta di classe questa volta con gli immigrati africani all'avanguardia.

La statua è opera dello scultore Nelson Carrilho. Artista già noto in Amsterdam per essere stato l’autore del monumento a Kerwin Lucas Duijnmeijer, ragazzo di origine antillana ucciso da un uomo bianco nel 1983. Questa statua, ubicata nel popolare Vondelpark, non rappresenta il corpo di Kerwin ma un corpo di donna. Nelson Carrilho, lui stesso originario delle Antille, vecchia colonia olandese, spiega che ciò di cui si tratta ora, in relazione al razzismo e al passato di schiavitù, è riprendere il filo dove si era interrotto. Non più rappresentazioni di catene spezzate ma rievocare le origini da cui intraprendere il cammino. La rappresentazione della popolazione nera viene ora espressa non più come lotta di liberazione, di resistenza ma come lotta per ritrovare e riconoscere la propria esistenza storica. Considerando la visione della vita nella cultura africana, sostiene Nelson Carrilho, il centro è costituito dal ventre della donna. Attraverso di esso si produce la relazione con il cosmo. E’ dunque questo il filo per ritrovare e rifondare la propria cultura. Riconoscere se stessi come popolo e riprendere nelle proprie mani il corso della storia. Il ventre di donna dunque come metafora della lotta per riprendere il proprio cammino come popolo, sia quello della diaspora sia quello che vive attualmente in Africa, che però è ancora condizionato dal colonialismo. Non solo dal punto di vista economico e politico, ma soprattutto dal punto di vista mentale. Decolonizzare la mente è appunto l’obiettivo dei vari movimenti antirazzisti e di rifondazione dell’Africa. Negli Anni Cinquanta il sociologo Albert Memmì aveva pubblicato un testo, ‘Portrait du colonisé’ suivi par portrait du colonisateur’, dove mostrava il rapporto di interinfluenza tra i due opposti. Nelson con la sua opera vuole indicare una direzione per ritrovare la propria indipendenza mentale e rifondare i propri obiettivi.

La scultura che mostra dunque elementi di storia dove sono rappresentati vari momenti di vita, le origini, la coscienza, la lotta, la ripresa delle proprie qualità di popolo, libere dall’influenza dell’assoggettamento coloniale.

Nella scultura di Sacko Soumaila sono espressi momenti di storia. La rottura con la sua terra patita come una amputazione. La reimpostazione della propria vita come immigrato, come nero in un paese di bianchi, come lavoratore in condizione di semischiavitù. Nella nuova condizione Sacko è guardato con gli occhi dei bianchi non come lui stesso è ma secondo la rappresentazione che questi hanno di lui. Come se indossasse in permanenza una maschera.

Connessione tra Italia e Olanda

Chiara Scolastica Mosciatti, artista marchigiana, si trasferì in Calabria durante la primavera culturale di Riace. L'amministrazione del Comune, quando Mimmo Lucano ne era il sindaco, aveva intenzione di sviluppare rapporti culturali ed artistici anche a livello internazionale. Chiara si inserì nel progetto ‘basato su volontariato e attivismo all’interno di una amministrazione pubblica. E sta funzionando, perché la Calabria, in cui c’è una grande parte di caos che regola il ritmo, ha dei vuoti che permettono di mettere in moto questi esperimenti di gestione, mutuandoli dal mondo dell’associazionismo.’

Chiara prima di Riace si era trasferita in Olanda proprio perché vi aveva trovato condizioni favorevoli per la sua attività di artista. Il contatto con Nelson Carrilho scopri’ una comunanza di interessi e di visioni sul ruolo dell’arte come progetto in movimento.Una statua non è statica ma in movimento. Non per essere esibita in un altro museo ma per essere parte delle vicende della popolazione di un determinato luogo. Questo ruolo era proprio precipuo delle opere di Carrilho, fatte da e per una popolazione trasmigrante. Riace, divenuto il centro di accoglienza e risorgimento dei ‘dannati della terra’ era il posto adatto per sviluppare questa comunicazione artistica e sociale a livello internazionale. Il primo progetto di portare tre sculture di Carrilho nella zona di Riace è stato possibile attuarlo solo in parte però in conseguenza dell’attacco governativo contro l’amministrazione di Mimmo Lucano.

Al momento la statua intitolata L’Arciere è presente a Camini, comune adiacente a Riace, dove il sindaco Giuseppe Alfarano ha appoggiato l’iniziativa. Cosi come a San Ferdinando, anch’esso presso Riace, dove è in corso la gestione amministrativa per trasferire la statua di Soumaila Sacko titolata ‘L’altra faccia’.

Anche se Mimmo Lucano è stato messo in galera il testimone è stato raccolto dai comuni di Camini e San Ferdinando.

Nicolai Caiazza

Fonte

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