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L'angoscia dell'anguria

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(24 Luglio 2013) Enzo Apicella

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Roma. Il PCI va a congresso, vai con il PCI

Lanciata la campagna di conoscenza e informazione sui contenuti di un importante appuntamento: il 2° Congresso Nazionale del PCI

(8 Novembre 2021)

Trasmesso da Maurizio Aversa

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Domenica 31 Ottobre, a Roma, il Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano, al termine di un’ampia ed articolata discussione, ha approvato il documento politico che sarà posto alla base del proprio percorso congressuale, che si concluderà a Livorno, nelle giornate del 21, 22, 23 Gennaio 2022, con la celebrazione del 2° Congresso Nazionale. Il titolo dato al documento, al congresso “Ricostruire il PCI, unire i comunisti entro un fronte della sinistra di classe per uscire dalla crisi” esplicita in maniera chiara, inequivocabile l’obiettivo perseguito. Nei prossimi giorni, sulla base del Regolamento Congressuale definito dal Comitato Centrale del 10 Ottobre, le compagne ed i compagni del PCI si misureranno, nei congressi di cellula, di sezione, di federazione e regionali, con la situazione, oltremodo complessa, problematica, aperta a molteplici sbocchi, che sta vivendo il nostro Paese nel quadro internazionale ed europeo dato, proponendo una possibile e necessaria alternativa, nell’interesse del mondo del lavoro, dei ceti popolari. L’esito delle politiche affermatesi nel nostro Paese in questi ultimi decenni, all’insegna della cultura liberista, dell’austerità, politiche alle quali si sono assoggettati il centrodestra ed il centrosinistra, infatti, è sotto gli occhi di tutti: sempre più poveri, insicuri, soli. Le speranze di cambiamento che in tanti, anche nel mondo del lavoro, avevano in ultimo riposto nei confronti del Movimento Cinque Stelle, sono state disattese, e lo stesso ha finito con il proporsi come la “stampella” di un sistema che dichiarava di volere cambiare profondamente. Non casualmente gli uni e gli altri (con l’opposizione sostanzialmente formale di Fratelli d’Italia), quindi, si ritrovano oggi ad appoggiare il governo Draghi, espressione delle élite finanziarie ed economiche, italiane ed europee. Gli equilibri politici che vanno affermandosi, sempre più orientati a destra, le politiche antipopolari definite, che si prospettano, al di la della propaganda di un sistema mass mediatico largamente asservito che le accompagna, gettano una pesante ipoteca, da tanti punti di vista, sul futuro del nostro Paese, che è e resta profondamente immerso in una grave crisi finanziaria ed economica, che amplificata dalla pandemia da Covid 19, affrontata da un SSN largamente impoverito e che per tanta parte è alla base del drammatico prezzo pagato in termini di vite umane, si è trasformata in crisi sociale. Una crisi che su tale piano, pur con rilevanti differenze, ha investito tanta parte dell’Europa, che nell’ambito della conclamata crisi strutturale del sistema capitalista, nella ridefinizione degli equilibri geopolitici determinatisi a seguito del processo di globalizzazione affermatosi all’insegna della concentrazione del capitale finanziario, paga il prezzo più alto. Un Paese, il nostro, che evidenzia anche una profonda crisi etico/morale e, in un evidente rapporto di causa/effetto, una altrettanto profonda crisi politica, alla quale ancora una volta i poteri forti si propongono di rispondere con un restringimento degli spazi di democrazia, con proposte di riassetto istituzionale che confliggono con la Costituzione. Le forze comuniste, le forze della sinistra di classe, di alternativa, hanno registrato nel tempo, segnatamente in questi ultimi anni, emblematiche le recenti elezioni amministrative, il proprio progressivo arretramento, la propria crescente marginalità e da oltre un decennio sono assenti da un Parlamento nel quale gli interessi dei ceti popolari assunti a riferimento non sono rappresentati. La questione è quella del chi paga la crisi. Serve voltare pagina, è tempo di ricostruire, è tempo di unità. Come PCI siamo fermamente convinti della necessità di un soggetto comunista capace di tenere assieme la critica agli assetti fondanti del capitalismo, di prospettare un’alternativa di sistema, che per noi è e resta quello di una moderna società socialista, e contemporaneamente di promuovere una opposizione di classe, la più ampia ed unitaria possibile. Una opposizione che ponendo al centro la questione della pace e del disarmo, di un diverso modello di sviluppo, della rottura con questa Unione Europea, dell’affermazione della Carta Costituzionale, all’insegna di “Più Stato meno mercato”, promuovendo un lungo ciclo di lotte volto a cambiare i rapporti di forza esistenti, si riproponga come alternativa possibile, credibile, agli occhi del blocco sociale assunto come riferimento, a partire dal mondo del lavoro, determinando in tal modo le condizioni per il superamento della propria crisi e più in generale di quella del Paese. Siamo convinti della necessità di una opposizione condotta unitariamente dalle forze comuniste, che debbono e possono ritrovare la propria unità, il superamento delle proprie divisioni, sulla base di una cultura politica omogenea, quantomeno affine, capace di consegnare alla storia ciò che alla storia appartiene, e dalle forze della sinistra di classe, di alternativa. L’unità dei comunisti entro un ampio fronte della sinistra di classe, è e resta l’obiettivo del PCI, che in funzione di ciò lancia un appello a tutte le forze interessate, a tutte le comuniste ed i comunisti che non si rassegnano alle condizioni date, consapevole che oggi più che mai è di ciò che c’è bisogno. L’unità nella diversità è la risposta possibile e necessaria assieme.
Noi ci siamo!

Il Segretario del Partito Comunista Italiano
Mauro Alboresi

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