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LE VITTIME DEL PROFITTO PER LA DIFESA DELL’AMBIENTE

(20 Novembre 2021)

non c'è ambientalismo senza anticapitalismo

La ricerca del massimo profitto senza nessun rispetto per la salute umana dei lavoratori e della popolazione delle classi popolari continua a uccidere i lavoratori e la popolazione.
Ogni giorno si muore sul lavoro o per malattie professionali, per le sostanze inquinanti che avvelenano il territorio.
In nome del “progresso” (cioè i loro profitti) le multinazionali, il capitalismo, l’imperialismo hanno commesso e, continuano indisturbati a commettere, i peggiori crimini contro l’umanità, l’ambiente e la natura.
La ricerca del massimo profitto ha provocato guerre di rapina delle nazioni ricche, imperialiste, contro i paesi più poveri rubando le loro risorse,
guerre che continuano anche oggi cui se ne aggiungono sempre di nuove.
Il modello di sviluppo capitalista - con la distruzione di foreste, montagne, laghi, mari e oceani, gli scioglimenti dei ghiacciai, la desertificazione di interi continenti dovuto all’accumulazione - sta distruggendo il pianeta e spinge milioni esseri umani, affamati dalle sue politiche economiche, all’emigrazione.

Noi vittime dello sfruttamento viviamo direttamente con le nostre famiglie sulla nostra pelle le conseguenze di questo modo di produzione, che non esita a mandare a morte milioni di persone, risparmiando anche pochi centesimi sulla sicurezza per il profitto.
Il principale nemico dell’umanità responsabile dell’inquinamento, del cambiamento climatico, della fame, della miseria crescente è il capitalismo, un sistema che considera normale che - per il guadagno di pochi - miliardi di persone muoiano di stenti.
Un sistema economico, politico sociale e legislativo che riconosce come unico diritto quello della ricerca del massimo profitto, subordinandovi tutti gli altri diritti previsti dalla Costituzione (al lavoro, alla salute, alla scuola, giustizia ecc), che considera normale che degli esseri umani siano sfruttati e muoiano per il profitto, è un sistema barbaro e inumano.
Le stragi, i morti sul lavoro e di malattie professionali, i crimini ambientali, i morti del profitto sono crimini contro l’umanità e come tale andrebbero perseguiti senza prescrizioni o impunità.
Il capitalismo, le multinazionali e le grandi potenze imperialiste, sostenuti dagli stati, con il suo sistema di accumulazione che fa del profitto lo scopo della sua produzione, il motore della sua esistenza a discapito degli esseri umani e della natura, sono i responsabili della lenta morte del pianeta e dei suoi abitanti, allo stesso modo dei morti d’amianto e dello sfruttamento.

Come dimostra la pandemia provocata dal virus Sars-Cov-2, la salute di ogni persona è intimamente correlata alla possibilità di vivere e lavorare in un ambiente naturale salubre.
In questo senso la prevenzione primaria è quella che minimizza i rischi sanitari, alimentari, idrogeologici, tecnologici e garantisce condizioni biogeofisiche armoniose.
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Il modo di produzione capitalista basata sulla proprietà privata è il cancro della società.
“Questa economia uccide”. Bisogna cambiarla!

La ricerca del massimo profitto, dalla logica del business, dall’avidità che trasforma le imprese in attività criminali.
La lotta contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e della natura, per difendere il clima è prima di tutto lotta contro il capitalismo, per il rischio zero nei luoghi di lavoro, di vita e nel territorio, per cambiare questo modo di produzione. Tocca ai lavoratori in prima persona, alle associazioni delle vittime, mobilitarsi nei luoghi di lavoro per migliorare le condizioni di vita.
Se davvero vogliamo salvare l’umanità, il pianeta, e gli esseri viventi che ci vivono, dobbiamo lottare contro questo sistema di distruzione e di morte. Non esiste, né mai esisterà, un capitalismo “buono o verde”.

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli

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