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Usciamo di casa

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(28 Settembre 2012) Enzo Apicella
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(21 Novembre 2021)

Editoriale del n. 107 di "Alternativa di Classe"

insorgiamo

Prendendo le mosse dalle manifestazioni dei movimenti “NO vax” e “NO Green Pass”, con riferimento prevalentemente alle lamentele pervenute dalle associazioni dei bottegai, che rivendicano, al solito, “libertà”, questa volta per lo shopping prenatalizio, che sarebbe turbato dai cortei, il Governo, nella persona della Ministro dell'Interno, L. Lamorgese, ha emanato una direttiva liberticida, già annunciata fino dal mese scorso (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IX n. 106 a pag. 2): quella di Mercoledì 10 Novembre.
Il provvedimento prevede il divieto di manifestare “contro le misure sanitarie in atto”, a partire dai “centri urbani” e dalle “aree sensibili”. Nell'ambito della delega di fatto ai prefetti per la sua applicazione, la Ministro suggerisce, in alternativa, la concessione di manifestazioni statiche, come i sit in. Il passaggio finale precisa poi che “le presenti indicazioni, per la loro valenza generale, potranno trovare applicazione per manifestazioni pubbliche scaturenti da ogni altra tematica“, dando, così, piena discrezionalità alle autorità locali per la concessione o meno, e sulle modalità, di manifestare.
Per giustificare queste linee guida autoritarie, legate alla proroga dell'emergenza sanitaria, vengono scomodati anche aumenti nella circolazione del virus attribuiti a manifestazioni svoltesi all'aperto, quando invece sui mezzi pubblici, e/o in molti luoghi di lavoro al chiuso reali misure di sicurezza continuano a mancare. Ma la logica di colpevolizzare il singolo ed assolvere le strutture, istituzionali e private, ormai imperversa.
“Contro i divieti a manifestare” è uscito un timido “appello alla politica e alle istituzioni perché si faccia un immediato passo indietro”, a cura di realtà associative, come l'ARCI, e studentesche, come l'Unione degli Studenti, insieme a due categorie della CGIL, la FIOM e l'FLC, mentre la CGIL confederale, come, del resto, la CISL e la UIL, hanno taciuto in modo eloquente... Tutto ciò, proprio quando i motivi per manifestare da parte dei lavoratori, e dei proletari in genere, stanno aumentando.
E' del 4 Novembre, infatti, l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dei 32 articoli del DdL annuale sulla concorrenza, che prevede la decretazione su diversi aspetti che favoriscono le “libertà” delle imprese. Per citare i più eclatanti, viene resa più difficile la gestione “in house” dei servizi locali, dando il la ad una massiccia privatizzazione delle società multiservizi (acqua, trasporti, ecc.), vengono favoriti l'accreditamento delle strutture di sanità privata, facilitandone, per giunta, le modalità di verifica, e la liberalizzazione nella gestione dei rifiuti, con autorizzazioni lampo.
Dopo averci ripetutamente e per anni puntato, il “decreto concorrenza” introduce, infine, il preavviso per i controlli pubblici alle aziende (compresi quelli fiscali), con un capitolo della Legge significativamente intitolato “Rimozione oneri per le imprese”. Per gli addetti ai lavori, si tratta del tanto propagandato nuovo “clima di collaborazione” degli enti di controllo! Certo, alle aziende meno “oneri” e più onori!...
Venerdì 12 Novembre è iniziato anche l'iter parlamentare della Legge di Bilancio, firmata dal Presidente Mattarella. Si tratta di ben 219 articoli, soggetti a modifiche da parte delle camere, ma che delineano i contorni della manovra economica con l'utilizzo dei fondi del PNRR sui temi da tempo posti alla discussione da parte di Confindustria e dei suoi fedeli politicanti, sia di governo che di opposizione.
In tema di pensioni vi è, soprattutto, l'agognato ritorno alla dinamica della famigerata Legge Fornero, con l'introduzione, solo per il 2022, di “Quota 102” al posto della “Quota 100”, e con la proroga di un anno per “Ape social” ed “Opzione donna”. E' questa la base sulla quale il Governo Draghi imposta la trattativa con i sindacati confederali per mettere a punto una “nuova riforma”, la cui discussione, in ogni caso, partirà il mese prossimo...
Per quanto riguarda il “Reddito di cittadinanza”, le lamentele delle imprese, che mal sopportano il fatto che vi siano risorse economiche di cui esse non siano le destinatarie, pare stiano andando a segno: restrizioni ovunque! Ora sono previste al massimo due proposte di lavoro, la prima entro 80 km, e la seconda sull'intero territorio nazionale; dopo il primo rifiuto, si riduce l'importo del RdC, e, con il secondo, lo si perde. Lo si può perdere anche saltando l'appuntamento mensile con il Centro per l'impiego o con una verifica annuale negativa.
In caso di avvio al lavoro il RdC verrà corrisposto alla azienda presso cui si lavora, che dovrebbe, per giunta, essere sgravata del 20% delle “spese”, mentre, a proposito di occupazione, mancano i finanziamenti per i “navigator” dal 2022, che così, in 2500, rischiano il posto di lavoro, quello con il quale dovrebbero poi avviare gli altri... E', comunque, ancora tutto in discussione, ma le premesse sono queste.
Sempre parlando di occupazione, la Legge di Bilancio prevede anche un Bonus per un anno del 50% della CIGS alle aziende che assumono un cassintegrato. Inoltre, e non perché si avvicina il Natale, sono previste altre innumerevoli facilitazioni per esse: accesso al credito, sgravi fiscali, ricerca, investimenti digitali e “green”. E poi altri miliardi, con la proroga degli incentivi per la trasformazione 4.0 e della Nuova Sabatini, che riguarda investimenti strumentali per le PP e MM II; per esse viene anche rifinanziato il Fondo di Garanzia, ed infine nuove risorse in arrivo per l’internazionalizzazione delle imprese, ed extra per l’export.
Sempre per le aziende, sono istituiti anche un nuovo “Fondo per la transizione industriale”, due “Fondi unici per il turismo”, uno di parte corrente e l'altro di conto capitale, un nuovo “Fondo straordinario di sostegno all'editoria” per l'uso del digitale da parte delle imprese editoriali, fondi per il Giubileo 2025, mentre “soggetti pubblici e privati” attingeranno al “Fondo per il clima” della Cassa DD. e PP. Si tratta di altri soldi che lo Stato rende disponibili per esse.
Mentre per il fisco dei lavoratori c'è molto da discutere, ma pare che spariscano le detrazioni, per le imprese non mancano neppure i benefici fiscali. Per esse, infatti, nuova riduzione del cuneo fiscale e taglio dell'IRAP (unica tassa finora certa per l'imprenditoria), mentre, per i redditi agrari delle imprese, anche la detassazione IRPEF.
Come se non bastasse, mentre le spese militari sono aumentate del 8%, la sanità fa da Cenerentola per l'attribuzione degli stanziamenti, nemmeno tutti per il sistema pubblico, e gran parte dei fondi verranno utilizzati per i vaccini anti-COVID al fine di ridurre i ricoveri, con i relativi costi. Poco si pensa al miglioramento generale delle strutture e della prevenzione, non certo alternativi alle vaccinazioni! ...Ma tanto c'è il “Green Pass”...
Durante il mese che ci separa dalla definitiva approvazione della manovra, oltre alla discussione parlamentare, vi saranno diverse trattative con i sindacati confederali, per i quali non si intravede più nemmeno una riedizione della concertazione, ma solo un generico ascolto per contrattare l'inserimento anche di qualche “briciola” a favore dei lavoratori. Stanno infatti “prendendo la rincorsa” per indire qualche manifestazione regionale pomeridiana, con burocrati, pensionati e permessi sindacali. Il politicante più bendisposto rimane il Ministro del Lavoro A. Orlando, che ha apertamente traguardato un Patto con i sindacati, su pensioni e salario minimo.
Con le stesse modalità, ma concentrato nella giornata di Sabato 4 Dicembre, un ampio insieme di sindacati di base, e cioè ADL COBAS, CLAP, COBAS CONFEDERAZIONE, COBAS SARDEGNA, CUB, FUORI MERCATO, ORSA, SGB, SIAL COBAS, UNICOBAS, USB, USI-CIT, ha indetto il “No Draghi day”, con manifestazioni in tutti i capoluoghi di regione. Oltre che “contro le misure economiche del Governo Draghi”, la giornata, che si pone in continuità con lo sciopero generale del 11 Ottobre e la mobilitazione del 30 Ottobre, intende “difendere la libertà di manifestare”.
Anche se non si sa bene come si sia arrivati a questa, pur di per sé positiva, indizione congiunta, e soprattutto mancando alcune sigle del sindacalismo di base, tra cui quella, importante, del S.I. Cobas, la scadenza ci pare davvero opportuna e tempestiva. Specialmente se fosse una tappa verso quello sciopero generale e generalizzato, che i sindacati confederali sembrano non volere considerare, nonostante il fatto che settori sempre più ampi di iscritti, e lavoratori in genere, lo vedano come una necessità.
E' positivo il fatto di essersi concentrati in una giornata dappertutto, invece che diluire la mobilitazione in date diverse, come invece hanno fatto i confederali, probabilmente “per non disturbare” più di tanto il “manovratore”, dato che già “osano” chiedere di cambiare la Legge di Bilancio... Trattandosi il 4 Dicembre di una manifestazione senza sciopero, probabilmente sarebbe stato meglio concentrarsi anche in un'unico luogo. Ma tanto è. Si tratta ora di fare riuscire il più possibile i cortei decentrati!
I presupposti sociali per la riuscita ci sono. Oltre a quanto è in arrivo direttamente da Governo e Parlamento, ci sono già gli spropositati aumenti delle bollette energetiche e dei beni di prima necessità, le riduzioni, in numero, consistenza e accesso, dei servizi sociali, gli infortuni, le malattie professionali ed i morti sul lavoro in crescita, la fine di ogni freno sugli altri licenziamenti in arrivo, il massiccio ritorno agli sfratti, le restrizioni sulle possibilità di manifestare e l'aumento della repressione delle lotte, legale, con l'uso dei Decreti Salvini, ed illegale, con l'utilizzo di squadre private di picchiatori.
E' positivo anche il fatto che la mobilitazione del Comitato di fabbrica e dei lavoratori GKN stia continuando. Dopo la manifestazione del 20 a Firenze, per Domenica 21 è indetta presso la fabbrica occupata una assemblea nazionale di lavoratori e delegati, che traguarda lo sciopero generale e generalizzato. E l'atteggiamento di apertura verso tutte le altre realtà in crisi, senza alcun preconcetto di appartenenza sindacale, viene giustamente mantenuto, insieme alla coscienza che senza il proseguimento della lotta qualsiasi soluzione è impossibile.
Su tutto il sindacalismo di base pesa la responsabilità di ritrovare, aldilà delle differenze, almeno una unità di azione. Dato anche che le esigenze dei proletari di fronte alla crisi acuita dalla pandemia sono molto simili tra loro a partire dai Paesi europei, e puntare a superare i confini nazionali non è una “fuga in avanti”!...

Alternativa di Classe

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