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Britannia

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(11 Agosto 2011) Enzo Apicella
La Gran Bretagna cambia le regole del gioco: l'esercito contro la rivolta

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PER UN PERCORSO DI LOTTA
E OPPOSIZIONE DI CLASSE

(3 Dicembre 2021)

Volantino in distribuzione in questi giorni

gkn collettivo di fabbrica

L’esecutivo Draghi ha impresso un’accelerazione all’attacco antiproletario da anni in atto in Italia. Con il “Decreto Concorrenza”, approvato il 4 Novembre, ha creato le basi per una massiccia privatizzazione dei servizi (acqua, trasporti ecc.) sin qui affidati agli enti locali. Così, oltre ai licenziamenti conseguenti al cambio di gestione, cospicui rincari interesseranno altri beni essenziali, assommandosi agli spropositati aumenti delle bollette energetiche.

Per non dire delle pensioni: è già stato deciso il ritorno alla famigerata Legge Fornero, preceduto, per il solo 2022, dall’introduzione della Quota 102 in luogo della Quota 100. Né va sottaciuta l’intenzione governativa di revisionare il cosiddetto ‘Reddito di Cittadinanza’, un intervento a sostegno di chi vive gravi situazioni socio-economiche non particolarmente oneroso per lo Stato, ma fortemente contestato dalla Confindustria. Che lo considera un ostacolo all’accettazione di salari sempre più bassi, soprattutto da parte dei giovani.

Del resto, negli ultimi tempi di regali gli industriali ne hanno ricevuti molti. A partire dallo sblocco dei licenziamenti, sempre invocato dai padroni durante la fase più acuta della pandemia e dal 1° novembre in atto. E l’elenco si allunga se ci si riferisce all’odierna Legge di Bilancio che prevede, tra l’altro, un bonus per un anno del 50% della Cigs alle aziende che assumono un cassintegrato, nonché facilitazioni per l’accesso al credito, sgravi fiscali e la proroga degli incentivi per la conversione alla “quarta rivoluzione industriale”. Insomma, bastonate da un lato e un sostegno a tutto campo, e con i soldi dello Stato, dall’altro.

Il tutto, mentre si blinda il Paese. Con la Direttiva Lamorgese non solo si restringono le possibilità d'azione del movimento contro il green pass, cui saranno concesse solo manifestazioni statiche, da svolgersi lontano dai centri storici e dalle aree sensibili.
Ma , in merito all'estensione di tali limiti a manifestazioni di altro tipo, si lascia discrezionalità alle autorità locali. Non vanno accettate queste misure, dando visibilità a un’opposizione saldamente ancorata a contenuti classisti.

Opposizione, quindi, diversa da quelle piazze contro il Certificato Verde, cui i media hanno dato grande risalto negli ultimi mesi, demonizzandole, sì, ma anche accreditandole come unica forma di dissenso verso il Governo in carica. Consapevolmente, i pennivendoli di regime hanno oscurato l’interessante esito dello sciopero generale dell’11 Ottobre scorso, indetto unitariamente dall’intero sindacalismo di base. Un passaggio di lotta dalla piattaforma chiara e significativa, che partiva dalla questione dei licenziamenti per indicare molte delle principali rivendicazioni proletarie di questa fase.

Certo, a tali istanze va aggiunta quella di una gestione diversa della pandemia, tale da affiancare alla campagna vaccinale altre rilevanti misure, non più procrastinabili. I vaccini hanno confermato la loro utilità, riducendo il numero dei decessi e delle ospedalizzazioni, ma da soli non possono portarci fuori dal tunnel. Quando il Presidente di Confindustria Bonomi e il Premier Draghi gli assegnano questo carattere risolutivo, confermano di non voler mettere mano ad altro.

L’intenzione del capo degli industriali è quella di occultare il mancato rispetto delle più elementari misure anti-contagio in tanti posti di lavoro, mentre il Presidente del Consiglio non intende intervenire sui trasporti pubblici affollati o sulla triste realtà delle classi pollaio nelle scuole. Né rilanciare la sanità pubblica con finanziamenti finalmente adeguati a un contesto drammatico. In sostanza, parlare di una gestione altra della pandemia, vuol dire rendere più complessiva l’opposizione a uno dei governi più organici ai padroni che si siano mai visti.

E dare ulteriore sostanza a un’ipotesi richiamata, il 21 Novembre scorso, in un’assemblea tenutasi presso quella fabbrica occupata dai lavoratori GKN, attorno alla quale, da mesi, s’è sviluppato un significativo percorso di lotta contro i licenziamenti di massa, anch’esso largamente ignorato dai media nazionali. Stiamo parlando dell’idea di uno SCIOPERO GENERALE E GENERALIZZATO, partecipato da tutti i lavoratori combattivi, ed al quale tutto il sindacalismo conflittuale dovrebbe oggi puntare: un’istanza che intendiamo far nostra e rilanciare, nella convinzione che i presupposti per una sua riuscita ci siano tutti.

Il malessere che dilaga nel paese va intercettato
. E’ vero, talvolta anche settori proletari hanno partecipato a manifestazioni esclusivamente contro il Green Pass e saldamente egemonizzate dalla piccola borghesia, ma ciò si deve al fatto che non hanno trovato altre sedi in cui esprimere la propria rabbia. Costruire un percorso di opposizione autenticamente classista potrebbe recuperare alla lotta tante energie sin qui convogliate verso binari morti!

Alternativa di Classe
Il Pane e le rose - Collettivo redazionale di Roma

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