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PNRR: una trappola ed un inganno per i poveri e gli sfruttati

(17 Dicembre 2021)

si cobas pugno

Nei due anni di pandemia in Europa si contano più di 870.000 morti. Anche nei paesi ricchi, dove persiste un Welfare sanitario (residuale) l’epidemia non è stata contrastata adeguatamente. Altrove nel mondo, con un tassi di vaccinazione a volte vicino allo zero e brodo di coltura per la proliferazione di varianti, i brevetti non si liberalizzano e ci si limita a blaterare.

Oltre ai costi umani, la pandemia, ha impattato sull’economia, aggravando gli effetti della crisi finanziaria del 2008. A pagarne il prezzo, sono i lavoratori e i poveri. Le misure adottate per frenare la circolazione del virus non hanno sospeso il principio della concorrenza ed in piena crisi alcuni settori hanno moltiplicato i profitti. La concorrenza tra i padroni si vuole risolvere scaricando sui lavoratori i costi sociali.

Nel 2020, secondo dati dell’ OIL (agenzia dell’ ONU), sono andati perduti, su scala mondiale, ben 400 milioni di posti di lavoro a tempo pieno, mentre le retribuzioni dei lavoratori si sono abbassate del 10%.

In questo quadro l’EU ha varato un piano di aiuti straordinario (Next Generation EU), con l’obiettivo primario di sostenere il ciclo economico e la macchina dei profitti a fronte un’azione sanitaria irrilevante e inefficace. Sono a disposizione per i vari Paesi europei 750 miliardi di Euro da restituire in 30 anni. Di questi ben 220 mld verranno assegnati all’Italia.
L’arrivo di questa imponente massa di denaro ha favorito l’avvento del governo Draghi, sostenuto da una maggioranza parlamentare larga. Draghi è il garante politico dell’operazione che permetterà di convogliare il “bottino” nelle capaci tasche di Confindustria & padroni.

Chi ne beneficerà è evidente, basta leggere il PNRR. Nelle sei voci in cui è diviso il Piano di Ripresa e Resilienza Nazionale, è l’impresa privata a farla da padrone. In sostanza questo si realizza con:

1) finanziamenti diretti alle imprese per ricerca, digitalizzazione, investimenti. La musica di sempre: l’industria italiana continuerà a campare sul binomio sussidi pubblici/licenziamenti a carico dello Stato; ma col vestito nuovo fornito dai fondi EU. Il tutto con un incremento netto dello sfruttamento dei lavoratori, ottenuto con l’utilizzo di tecnologie utili a spremere maggiormente il lavoro vivo, con la compressione dei salari e sostituzione di manodopera stabile e relativamente “garantita” con lavoratori a tempo determinato, precari, interinali e quindi molto più ricattabili
2) in modo indiretto, impone al settore pubblico uno “snellimento” di regole e controlli sugli appalti che permetterà ai privato la gestione dei servizi sociali. La ricetta per modernizzare la “macchina pubblica” che non si vuole che funzioni è sempre la stessa, largo ai privati.

Nel PNRR, l’epidemia è solo una velina per lo storno degli aiuti. Nel piano sono destinati al sistema sanitario 16 miliardi scarsi: appena l’8% del totale!
Ma non sono previsti potenziamenti degli organici perché in antitesi con la logica del libero mercato.
Invece il vero capitale su cui investire è il personale sanitario, in assenza di questo, la telemedicina, il potenziamento degli strumenti, delle tecnologie, delle infrastrutture, e della stessa medicina territoriale sono solo un occasione per un black friday ad uso dell’industria che lavora per la sanità e i servizi sociali.
La qualità delle cure si attua con un numero adeguato di operatori sanitari per paziente.
Di questo elemento essenziale di qualità nel PNRR non v’è traccia.

Nessuna lezione è stata tratta dalle cattiva prova fornita della sanità lombarda in gran parte privatizzata nel contrastare l’epidemia anzi viene assunta come modello.

Il PNRR, si riduce ad un semplice elenco di spesa. E’ solo il manifesto dell’affarismo. Draghi ne è l’icona.
L’organicità del progetto antioperaio si evidenzia anche con un progressivo scivolare verso la flat tax.
I sindacati confederali sono parte integrante di questo sistema, per questo lo sciopero generale promosso da CGIL e UIL dopo 7 anni di silenzio è tardivo ma è comunque un piccolo passo in avanti.
Vogliamo pensare che una certa spinta sia venuta dai lavoratori e che la scelta dello sciopero generale non sia dentro una logica e di un gioco para parlamentare.
L’unità dei lavoratori indipendentemente dalla sigla d’appartenenza resta l’unica strada per rialzare la testa.

SI Cobas Sanità/Pubblico Impiego

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