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Zuccotti Park

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(19 Gennaio 2022)

Editoriale del n. 109 di "Alternativa di Classe"

alterclasse

I frequenti richiami all'unità (nazionale) da parte del premier M. Draghi durante la Conferenza stampa di Lunedì 10 svelano uno dei motivi di fondo della proroga al 31 Marzo dello Stato di emergenza: le divergenze fra i partiti parlamentari, favorite dalla prossima scadenza della elezione del presidente della Repubblica e dalle dispute per i prossimi assetti di potere, avrebbero reso troppo difficile una gestione della “vita civile” senza ricorso alla decretazione.
Invece, per chi interpreta gli interessi “super partes” del capitale, con l'appoggio attivo di tali partiti, le “Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza COVID-19” hanno consentito margini di manovra più ampi e indirizzati. Il nuovo e “diverso approccio” alla pandemia, contenuto nel Decreto-Legge n. 1 del 7 Gennaio, con “l'allargamento” dell'obbligo vaccinale e “l'estensione” del “Super Green Pass”, rispondono agli interessi padronali di mantenere comunque attiva qualsiasi produzione di beni e servizi, incrementando la velocità della circolazione monetaria.
La presentazione di M. Draghi, sostenuta, non a caso, dalla presenza dei ministri della salute e della istruzione (non più “pubblica”), R. Speranza e P. Bianchi, era tesa a dimostrare che le chiusure delle attività avrebbero nuociuto soprattutto al processo di crescita dei giovani. Il Coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, F. Locatelli, anch'egli presente, ha infatti riferito, tra l'altro, della “deprivazione psico-affettiva” da essi subita per la chiusura, in particolare, delle scuole, con conseguente Dad (Didattica a distanza), che lo stesso Draghi ha comunicato come riservata, d'ora in poi, ai soli casi di “emergenze drammatiche”, visto anche che “produce diseguaglianze”.
Non si vuole qui sostenere che nelle argomentazioni non vi siano anche elementi di verità, ma l'intera narrazione avviene ad uso e consumo di tesi precostituite, portate a giustificazione ed a ricerca di consenso di massa alla impostazione politica del Governo. Se la priorità è lavorare, produrre, e tenere ad ogni costo aperte tutte le attività, i giovani, i figli dei lavoratori, non possono, ma in realtà non devono, altro che fare scuola in presenza, e mai via web!...
Non si capisce poi come non produca ancor più diseguaglianze, ad esempio, l'obbligo vaccinale istituito per chi ha più di 50 anni di età, con la conseguente estensione dell'obbligo di esibire il “Super Green Pass” anche per raggiungere il posto di lavoro, a pena, dal 15 Febbraio p. v. in poi, di assenza ingiustificata, fino alla eventuale sospensione, ovviamente senza retribuzione da parte aziendale...
A tutto ciò si va ad aggiungere il fatto che dal 1 Gennaio scorso i periodi di quarantena e di isolamento preventivo legati al COVID-19, pur obbligati, non sono più equiparati ad assenza per malattia, e quindi non vengono più coperti da indennità a cura dell'INPS. Dall'iniziale introduzione del Green Pass per poter lavorare in alcuni settori, sta proseguendo la strategia padronal-governativa di addossare interamente al singolo lavoratore ogni onere legato alla prevenzione dal contagio, manlevando le aziende dall'obbligo di garantire ambienti di lavoro con sostanziali misure di prevenzione anche in relazione alla diffusione del coronavirus!
A questa strategia è stato certamente funzionale il grande spazio mediatico concesso alle “posizioni” dei “No vax”, che hanno affrontato la questione delle vaccinazioni come un problema di “libertà personale”, insieme alla scelta del Governo di assolutizzare il vaccino come “unica arma” contro la pandemia.
Qualsiasi discussione in merito è segnata da una pregiudiziale dicotomia tra chi è favorevole e chi è contrario, facendo passare tutto il resto in secondo piano: una importante e utile opportunità, come è in realtà il vaccino, è stata trasformata nell'ennesima ideologia. Tanto che tale dicotomia viene fatta apparire come primaria, e trasversale perfino alla divisione in classi sociali.
Vanto di M. Draghi, accanto al notevole aumento del PIL raggiunto nel 2021, e stimato al 6,3%, è stato il fatto che, in questo suo primo anno di premierato, l'Italia è stato “il primo Paese che ha imposto l'obbligo vaccinale ad alcune categorie”, e cioè alla sanità, alle forze dell'ordine e alla scuola. Una volta celebrati i risultati delle vaccinazioni effettuate finora, stimate nel 80% per il “ciclo primario” e nel 40% per la “terza dose”, il premier ha dichiarato che “gran parte dei problemi” dell'Italia sarebbero oggi dovuti “ai non vaccinati”: 2 milioni e 300mila maggiorenni. Sarebbero, così, queste persone il “nemico principale”.
Alla tattica di divisione ideologica sui vaccini, che va rifiutata e combattuta all'interno della classe, si aggiungono la non gratuità di tamponi e mascherine Ffp2, quelle oggi necessarie nei luoghi chiusi, la arbitraria riduzione di durata delle quarantene e degli isolamenti per chi ha il “Super Green Pass”, ed in generale tutte le, vistose ed immutate, carenze della sanità pubblica, alle prese, oltre che con tutte le “normali” malattie di sempre, con una variante COVID forse meno letale, ma certamente più contagiosa.
Si tratta di differenziazioni, affrontabili in modo diverso tra i borghesi e i proletari, tra chi ha la disponibiltà economica di ricorrere anche alla sanità privata, accedendo a spese maggiori e, a volte, ingenti, e chi, invece, è costretto ad accontentarsi delle limitate, sia in numero che in qualità, risorse garantite dal sistema pubblico. Ed è anche per questo che la divisione di classe, anche durante “l'emergenza”, resta per noi il punto di partenza di ogni analisi e prassi.
Inebriata dai buoni risultati economici ottenuti dal “made in Italy” nel 2021, la classe dirigente della politica nazionale è unita soprattutto sull'idea di non ricorrere più, ed in nessun caso, alle chiusure di attività, ed è da questo, dal primato della “produzione”, che deriva l'insistenza di tipo ideologico sui vaccini. Tanto più con il fatto che gli “esperti” nostrani prevedono l'inizio, nel giro di pochissimi giorni, della fase discendente del contagio.
Ma l'OMS ha dichiarato che “Al ritmo attuale dei contagi, da qui a due mesi, oltre il 50% degli europei sarà contagiato dalla variante Omicron del COVID”, ed il riproporsi di nuove varianti, più o meno pericolose che siano, sta, seppure lentamente, convincendo gli organismi internazionali della necessità di aumentare gli interventi, visti i livelli di integrazione della mondializzazione capitalistica, anche nei Paesi poveri, in cui la situazione legata alla pandemia è spesso disastrosa.
Certamente, le multinazionali del farmaco stentano a vedere il ritorno economico di una pratica del genere, e, come è normale per il capitalismo, non è in piedi oggi alcuna altra strategia internazionale contro la pandemia. Sostanzialmente, si “naviga” a vista. Ed anche i principali imperialismi, tra cui l'Italia, sono oggi a corto di idee progettuali in merito. Mentre lo scontro intercapitalistico, a livello commerciale e finanziario, procede.
L'economia mondiale è cresciuta nel 2021, anche se ciò è dovuto alle massicce elargizioni in funzione anticrisi pandemica, il famoso “rimbalzo”, peraltro ora già in diminuzione. Per quest'anno è previsto il superamento dei 100mila miliardi di dollari per l'economia mondiale, anche se difficilmente l'inflazione, tornata alla grande nel 2021, diminuirà, e il debito globale è già salito a 226mila miliardi. Si prevede poi che l'India, nonostante i suoi squilibri interni (vedi pag. 3), supererà la Francia come quarta economia, mentre continua l'ascesa della Cina verso il primato mondiale.
Come per gli altri Paesi ricchi, anche per l'Italia si prevede ancora una crescita, che quest'anno dovrebbe essere di poco superiore al 4%, con un ritorno ai livelli precedenti la pandemia, ma il forte aumento del costo delle materie prime ha portato ad un aumento dell'inflazione, ed è previsto un incremento medio del 2,8% del costo della vita, mentre già nel primo semestre almeno altri 500mila lavoratori delle aziende più energivore, secondo la CGIA, rischierebbero quanto meno la cassa integrazione.
Il quadro attuale, che Confindustria e Governo vogliono vedere come positivo nonostante gli allarmi di Banca Mondiale e OCSE, per i proletari non lo è di certo. Mettendo insieme dati eterogenei, risulterebbero, infatti, ben 89mila le aziende chiuse lo scorso anno, con il loro portato di licenziamenti, mentre i morti sul lavoro nel 2021 sono risultati 1404 e continua tuttora lo stillicidio dei tre omicidi bianchi al giorno. Gli aumenti diretti del costo dell'energia si assommano a quelli dei prodotti trasportati, completando così una prospettiva di ulteriore impoverimento per le famiglie proletarie (vedi anche ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IX n. 108 a pag. 2).
Il 30 Dicembre è, intanto, stata approvata in forma definitiva in Parlamento la Legge di Bilancio 2022, con modifiche irrisorie rispetto alla versione contro cui si era scioperato il 16 Dicembre scorso, compresa la controriforma dell'IRPEF. Rispetto alle delocalizzazioni, sono state previste nuove procedure, e “l'emendamento Mantero”, promosso dai lavoratori della GKN, è stato bocciato, come era prevedibile, già in Commissione Bilancio con soli cinque voti a favore ed il voto contrario dei membri di tutti i partiti presenti in Parlamento.
Mentre la situazione dello stabilimento di Campi Bisenzio è oggi “congelata”, con il suo passaggio alla Qf SpA del Gruppo Borgomeo, le crisi aziendali aumentano, rendendo sempre più necessaria una forte ripresa delle lotte, ed una loro unificazione ed allargamento, al di fuori di ogni ortodossia verso qualsiasi sigla sindacale. Quella della unità nella lotta sta diventando sempre più una necessità.

Alternativa di Classe

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