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DA KIEV A OTTAWA

SCONTRO ARMATO GENERALE O CONTRATTAZIONE “ARMATA” FRA BESTIONI PER UNA “SANTA ALLENZA” IN DIFESA DELL’ORDINE BORGHESE MONDIALE?

(15 Febbraio 2022)

L’arco globale della guerra di classe scatenata dal capitale contro una umanità trattata in tutti i sensi come cavia delle sue sperimentazioni tanto “sanitarie” che di spietato controllo sociale, si sta decisamente e pericolosamente flettendo. Siamo alla vigilia di eventi di grande portata e di rottura traumatica, sprigionati dall’incrocio esplosivo degli urti fra gli interessi degli Stati e dei blocchi di potere capitalistico e le lotte sociali interne agli stessi Stati e blocchi di potere.

Da una parte: in questi giorni e in queste ore di crescente tensione, le cancellerie borghesi posizionano le rispettive diplomazie e le rispettive forze armate attorno alla linea di contatto sul quadrante Ucraina e limitrofi dove la contesa fra campo di forza del blocco atlantico e quello del rivale/partner russo (partner di una comune greppia che è la rete del capitalismo mondiale di cui la borghesia russa, come quella cinese, è maglia di ferro spinato essenziale) sembra prossima allo scontro armato. L’iniziativa delle provocazioni di ordine diplomatico, economico e infine militari è certamente tutta in carico al campo atlantista. Mosca, altrettanto certamente, schiera le sue forze in posizione di difesa. Nella lingua del diritto borghese, diremmo di “legittima difesa” degli interessi nazionali del capitalismo russo. Il che non ci autorizza, seguendo il nostro criterio di rivoluzionari comunisti, a scambiare il bestione borghese russo (la cui stazza non equipariamo alla belva imperialista occidentale) per agnello o colomba della pace. La presentazione tradizionale delle cose che divide potenze “guerrafondaie” e potenze statali “amanti della pace” non appartiene alla nostra tradizione ma a quella delle correnti borghesi (e del classico stalinismo nella fase post bellica, dopo aver trescato per un paio di annetti con “amanti della pace” del calibro… di Hitler. Trescato sempre “tatticamente” e “a fin di bene”, ci mancherebbe!, come sa spiegare ogni buon volpone “campista” a cui non gliene può fregar di meno della pelle conciata al proletariato internazionale) correnti borghesi dicevamo, che intendono svincolarsi dal blocco atlantico dominato dall’America. Blocco atlantico aggressivo sì, ma assai meno compatto di quello che appare e lo si vedrà alle prime sventagliate di kalashnikov senza aspettare le salve delle artiglierie qualcosa di ancora più pesante, se allo scontro armato si dovesse arrivare.

Contemporaneamente:
le piazze di quasi tutto l’Occidente sono altrettanto scosse e attraversate da movimenti sociali di rottura della cappa oppressiva calata sulla società sotto la copertura delle necessità dovute alla “lotta alla pandemia”. La possente azione di forza dei camionisti canadesi ha innescato una serie di esplosioni di contestazione sociale a catena. Come previsto e da noi auspicato, vedi il comunicato di Assemblea Militante in solidarietà con la lotta “canadese”.

Il castello di menzogne costruito in questi due anni attorno alla gestione della malattia Covid 19 rischia seriamente a questo punto di essere travolto da una frana incontrollata con dentro arroccate le potenti cerchie di criminali che lo hanno eretto e la inaudita violenza perpetrata, restituita con gli interessi a tali criminali e ai numerosissimi complici e collaborazionisti, se ai crescenti movimenti di contestazione di piazza non si provvede in tempo a mettere la mordacchia o a stroncarli con decisione e democratico pugno di ferro.

L’arco si flette, il ritmo degli eventi accelera: sabato 12 febbraio, Macron ha dovuto schierare i blindati a Parigi, peraltro non riuscendo ad evitare alcune incursioni di manifestanti “freedom convoy” dentro la zona altamente sensibile dei Campi Elisi. All’Aja in Olanda la polizia a cavallo è intervenuta con mano piuttosto pesante contro la massa dei “deplorevoli” (o “maleodoranti” come hanno detto taluni dei Cobas nostrani delle piazze no-pass e no-obbligo vax). Sempre nello stesso giorno, un corteo non autorizzato di alcune migliaia di persone ha percorso il centro cittadino di Trieste dando un grande segnale di rilancio della lotta in tutto il paese-cavia Italia, dopo la cocente sconfitta subita a fine ottobre dai portuali triestini e da tutto il movimento attorno al Varco IV del porto divenuto allora luogo simbolo e centro della lotta.

I venti di guerra a Kiev e attorno al quadrante ucraino soffiano contemporaneamente alle operazioni di sgombero militare che sono nell’aria a Ottawa e nel quadrante canadese
per spezzare la schiena ai camionisti canadesi e alla popolazione che, in maniera intollerabile per i governi (non solo quello canadese di Trudeau), si è stretta intorno alla loro lotta. Che è lotta di liberazione da una oppressione di cui è vittima, appunto, tutta la società (non solo quella canadese del “tiranno” perfettamente democratico, inclusivo e progressivo Trudeau).

Domanda: il dilagare dei movimenti di protesta è intollerabile solo per alcuni governi, solo per alcuni centri di potere borghese, segnatamente quelli “mondialisti-progressisti” con al centro gli Usa di Biden? Oppure è un dilagare pericoloso, uno scoccare di scintille attorno ai barili di polvere esplosiva di una immensa sofferenza sociale di una immensa massa di uomini e di donne, pericoloso anche per i centri di potere rivali delle centrali “mondialiste”?

La seconda,
a nostro giudizio. La frana incontrollata di quel castello sotto la pressione delle masse e delle piazze rappresenterebbe un pericolo per l’intero ordine borghese mondiale di cui anche “l’aggredito” Putin (e “l’aggredito” Xi Jinping) è uno dei massimi e responsabili tutori.

Il borghese Putin (come il borghese Xi) è fermissimamente determinato a difendere la sfera di influenza del proprio capitalismo nazionale (e a passare al contro-attacco se del caso – come nel caso dell’esemplare “proiezione” armata in Siria – del che possiamo anche goderne, come abbiamo in effetti goduto delle bastonate inflitte dalle iniziative russe alla belva imperialista-democratica) ma, altrettanto, sui massimi vertici della borghesia mondiale fa premio il legame di classe e la profonda intelligenza di classe dei responsabili al massimo livello dell’ordine borghese, la quale è capace – molto meglio di noi poveri diavoli rivoluzionari – di fiutare il pericolo potenzialmente mortale di un processo di Rivoluzione innescato anche nelle forme e da soggetti più impensabili come possono essere… i camionisti ma soprattutto dai milioni e milioni di uomini e di donne vittime di una violenza inaudita (per gli standard occidentali) in questo paio di anni la cui furia accumulata è messa in movimento dall’azione camionara.

Il quadro generale della guerra di classe è presente davanti agli occhi e all’intelligenza di classe dei vertici borghesi, i quali non cessano di contrattare e di dialogare anche mentre codeste vere iene e presunti “agnelli” si sparano addosso. Non stiamo a fare il classico esempio delle potenze rivali franco prussiane l’una contra l’altra armate e in guerra, però coalizzate contro La Comune. Non lo facciamo onde evitare che il classico idiota si domandi e ci domandi con aria beffarda: “e dove sarebbero oggi i comunardi?”. Costui non è capace di vedere quello che invece l’intelligenza borghese sa fiutare e vedere dietro e oltre ciò che appare e ciò che è nella fotografia immediata delle cose. Costui non riesce ad esempio nemmeno a vedere il presente incubo e orrore nel quale siamo piombati e con tanto di consenso popolare per giunta: apartheid? Ma di quale apartheid parlate!? vi risponderà. E allora amen, lasciamo perdere…

Ad ogni modo:
dobbiamo fare tutto il possibile per scongiurare che gli orrori di una nuova guerra si sommino all’orrore “normale” della presente pace capitalistica. Allo scopo occorre rispondere con la mobilitazione di piazza congiuntamente al grande movimento di contestazione sociale in atto a scala internazionale a cui l’azione di forza dei camionisti canadesi ha infuso rinnovato impulso ed energia e che non deve in nessun caso fermarsi fino al raggiungimento degli obiettivi, ai quali occorre aggiungere la lotta contro il sistema del militarismo nazionale e dell’alleanza atlantica. A cominciare dalla lotta per la chiusura delle basi Nato.

Il governo non deve essere lasciato in pace di fare la guerra!

Nell’eventualità che il conflitto armato comunque deflagri, noi stiamo per la disfatta del campo imperialista-democratico, rifiutando ogni tipo di accodamento ad ogni e qualsiasi macchina statale borghese. Stiamo perché la manovra militare dell’imperialismo occidentale e democratico si riveli un azzardo e si trasformi in boomerang. E la guerra imperialista si trasformi in guerra civile in primo luogo nel covo americano.

La nostra parte e la nostra prospettiva è che dai presenti orrori di pace capitalistica e di guerra capitalistica scaturisca l’azione aggressiva delle masse proletarie e in via di feroce proletarizzazione per il rovesciamento di tutti i presenti governi, per l’instaurazione della Comune universale. Per la gemeinwesen cioè finalmente per una reale Comunità Umana.

14 febbraio 2022

NUCLEO COMUNISTA INTERNAZIONALISTA

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