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L'UNITA' DI LOTTA FRA OPERAI E STUDENTI
DIVENTA UNA NECESSITA'

(19 Febbraio 2022)

Editoriale del n. 110 di "Alternativa di Classe"

stati generali della scuola

Per la politica nazionale ufficiale, il principale evento del primo scorcio di questo mese è stata senza dubbio la rielezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica. In un momento di unità nazionale come quello attuale, è risultato troppo difficile trovare una figura gradita a tutti i partiti ed in grado di esprimere da subito la autorevolezza istituzionale necessaria. Invece, una elezione “a maggioranza” di una figura troppo legata ad uno schieramento avrebbe potuto ingenerare tensioni tali da mettere in dubbio dal di dentro l'operazione-Draghi, peraltro implementata proprio da Mattarella stesso.
Le tensioni, indotte da questa elezione, sono state tutte all'interno dei diversi schieramenti e gruppi politici, ma non tra uno e l'altro. Come tali, pertanto, non sono andate a toccare l'unanimismo del consenso per M. Draghi, ancora necessario nel ruolo di premier per il capitale nazionale, e non certo sconvolto dalla “opposizione di Sua Maestà”, rappresentata sempre dai Fratelli di Giorgia Meloni.
E' così che è risultato rilevante il discorso di “investitura” di S. Mattarella di Giovedì 3 Febbraio, perfettamente nei tempi previsti. Comuni ai leitmotiv di Draghi sono state la esaltazione della campagna vaccinale, vista come una tappa della “difesa della patria”, e l'orgoglio per il “risultato” conseguito nel 2021 sul PIL, cresciuto del 6,5 %; elementi che avrebbero reso l'Italia un “modello”, all'avanguardia dentro la UE, ed anzi uno dei Paesi trainanti dell'Unione.
Pur citando alcuni dei problemi reali anche per i ceti meno abbienti, il Presidente li ha relegati ad una impalpabile ed astratta questione di “dignità”, mentre molto più concreti, nonostante il linguaggio per addetti ai lavori, sono stati altri due riferimenti, uno sul piano internazionale, e l'altro su quello istituzionale. Rispetto a quest'ultimo, è stata adombrata una modifica dell'assetto democratico, tale da permettere, all'occorrenza, “soluzioni rapide e tempestive” dei problemi, in un quadro, evidentemente modificato, di “rispetto delle regole”. Da diverse parti, infatti, ormai è considerata all'ordine del giorno una nuova “riforma costituzionale”...
Ben più inquietanti sono, però, gli accenti utilizzati sul tema della collocazione dell'Italia sul piano internazionale. Non si tratta certo soltanto della scontata conferma delle alleanze, laddove sarebbero “i principi della cooperazione e della giustizia” a condurre alla presenza attiva nella UE, nella NATO e nell'ONU. Ma sono significativi il richiamo del “sostegno ai processi... omissis... di pace” e l'attacco ai “regimi autoritari e autocratici”, mentre viene contemporaneamente dichiarato che “...non possiamo accettare... omissis... ….il vento dello scontro...” in Europa.
Non si tratta solo di ricorso alla retorica nazionalista. Ormai si sa che quanto più i vertici degli Stati imperialisti si riferiscono e citano la pace, tanto più vuol dire che i rischi di guerra sono aumentati. Ed in effetti quest'anno in Italia gli stanziamenti per le spese militari sono aumentati di un altro 5,4%, raggiungendo il record dei 25,8 miliardi di euro, di cui 8,27 per i nuovi armamenti. Oggi sono 23 i nuovi programmi militari, per un totale di 12 miliardi di euro; negli utimi tre anni la spesa militare è aumentata complessivamente del 20%, e non certo per le vaccinazioni del Generale Figliuolo!...
Le missioni militari all'estero, nonché l'acquisizione e lo sviluppo di nuovi sistemi d'arma, sono capitoli di spesa in crescita. Mentre la crisi ucraina (vedi pag. 3) e la situazione mediorientale sono teatri molto vicini, in cui magari poter utilizzare il potenziale bellico accumulato. E, sempre celandolo nella fraseologia “pacifista”, il Presidente ha fatto, direttamente o meno, riferimento a tali aree. Del resto, la crisi, che il Presidente ha chiamato “urgenze”, è “sanitaria, economica e sociale”, e non è di certo solo italiana: uno sbocco bellico più coinvolgente non è senz'altro escludibile!...
L'incremento record del PIL italiano sembra non ripetersi quest'anno, e le stesse previsioni sono scese al di sotto del 4 % (3,8). Durante il periodo di pandemia vi è stata una polarizzazione della ricchezza: sono aumentati i ricchi, ma anche i poveri. L'aumento medio degli stipendi nel 2021 dello 0,6 % è fortemente minacciato dall'inflazione in crescita, che nel Gennaio '22, su base annua, è stato del 4,8 %, ed in questo mese di Febbraio sta toccando il record degli ultimi 25 anni: al 5 %. I prezzi, poi, stanno salendo ad una velocità tripla di quella del monte-salari.
La ripresa, di cui il Governo si fa vanto, ed in massima parte dovuta al “rimbalzo” degli stanziamenti anti-crisi, in termini di occupazione è dovuta all'aumento del precariato (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IX n. 104 a pag. 1), che ha raggiunto il record di 3 milioni e 67mila unità; negli ultimi tre anni i contratti a tempo determinato sono stati l'84 % !... In più, sono stimati altri tre milioni di lavoratori in nero, oltre ai lavoratori “in appalto”, alle finte partite IVA ed ai finti soci di cooperativa. Vi è, infine, la “gig economy” dei “lavoretti”, che impegna 570mila lavoratori, di cui solo l'11 % è dipendente; quasi l'80 % di costoro vive solo di questi.
Ad oggi almeno l'11 % di tutti i lavoratori è, comunque, ugualmente povero, i cosiddetti “working poors”, e, “nonostante” l'ottimismo del 80 % delle imprese per il 2022, sono calcolati in numero di dieci milioni quelli a rischio povertà. A tutto ciò si aggiungono le malattie professionali, mai veramente diminuite, gli “infortuni” sul lavoro, con i 1404 morti del 2021, la compressione dei diritti dei lavoratori, con l'estensione dei canoni di “fedeltà aziendale”.
I rincari delle materie prime e la risalita dell'inflazione, con l'aumento dei costi energetici, spingono il carobollette ed il carovita in genere: se gli aumenti in bolletta di luce e gas, nonostante gli interventi governativi, s'avvicinano al 20%, il pane, la pasta, le verdure, la frutta e le carni stanno aumentando notevolmente, come anche i trasporti e le stesse prestazioni sanitarie. Per mantenere invariato il livello di consumo, Federconsumatori ha calcolato, così, per quest'anno una spesa media maggiore di € 1228,80 per famiglia.
Le grandi aziende possono rispondere agli aumenti energetici con la cassa integrazione e l'aumento dei prezzi, le piccole aziende riducendo il personale (sono, ad esempio, previsti 40mila posti di lavoro in meno nell'agroalimentare), mentre quei lavoratori che non perderanno il posto vedranno comunque una drastica riduzione del potere d'acquisto dei propri salari. Come se non bastasse quanto già perso per i primi effetti della pandemia!
A livello di occupazione la situazione non è migliore. Durante la pandemia, nonostante il blocco dei licenziamenti, è andato perso un milione di posti di lavoro, non tutti poi recuperati, ed anzi le stime ufficiali prevedono un'altra, seppur stimata come “lieve”, flessione per il 2022. In ogni caso, le crisi aziendali hanno sempre continuato ad essere aperte con i relativi tavoli al MiSE. La crisi dell'automotive, ad esempio, solo in Italia mette a rischio 50mila posti di lavoro. A questi vanno aggiunti i licenziamenti disciplinari, con il boom della prima parte del 2021, che ne aveva registrato un aumento del 67%.
Mobilitazioni sindacali sono presenti qua e là in diversi settori produttivi, ma nessuna ad oggi è in grado di riproporre una continuità con lo sciopero generale del 16 Dicembre scorso. A condurre il dibattito sindacale, anzi, è C. Bonomi, il presidente di Confindustria, che, ancora non sazio dei recenti stanziamenti della Legge di Bilancio, con riferimento alle elezioni politiche del 2023, lancia ai partiti l'idea del “riformismo competitivo”. Tale neologismo si sostanzierebbe in un taglio strutturale del cuneo fiscale, con nuovi incentivi alle aziende per le assunzioni ed incremento delle produzioni energetiche in Italia, per rifornire a prezzi agevolati le aziende stesse.
Su questo piano, M. Landini si mostra critico, e parla di rilanciare la lotta alla precarietà, continuando a rivendicare la legge sulla rappresentatività, mentre P. Bombardieri si dichiara pronto a disdire il Patto per la Fabbrica del 9 Marzo '18, con cui i sindacati confederali si impegnavano a firmare contratti in base all'indice IPCA, al netto degli aumenti dell'energia. In pratica, oggi la UIL sostiene che, visti i livelli di inflazione, vada anticipata a subito l'indennità di vacanza contrattuale a tutti i lavoratori, per poi arrivare ai rinnovi contrattuali, chiarendo che si guarda bene dal proporre alcun nuovo sistema automatico di indicizzazione dei salari (scala mobile o altro).
In ogni caso, sia UIL, che CGIL, hanno di fatto, come era ampiamente prevedibile, lasciato cadere ogni velleità di continuare il rapporto col Governo sul piano della lotta, scendendo in piazza, come invece sarebbe necessario. Il sindacalismo di base, pur non rinunciando, in alcuni casi, a condurre singole vertenze, anche dure e difficili, non riesce ad esprimere apprezzabili livelli di unità, tali da consentirgli di portare posizioni credibilmente alternative sul piano complessivo e a livello nazionale verso l'insieme dei lavoratori.
Soltanto gli studenti, dopo la prima morte, quella di Lorenzo Parelli durante uno stage di alternanza scuola/lavoro nell'udinese (seguita da un'altra morte Lunedì 14 nell'anconitano), stanno proseguendo la mobilitazione (vedi pag. 7) dal 22 Gennaio, il giorno successivo all'evento, per chiedere l'abolizione di questa forma di sfruttamento, che si va ad aggiungere ai tre omicidi bianchi di lavoratori al giorno. E la repressione si è abbattuta anche su di loro, come è già per ogni lotta dei lavoratori che difendono collettivamente e direttamente le proprie condizioni di vita e di lavoro.
Da parte del sindacato studentesco Unione degli Studenti è stata indetta un'altra mobilitazione per Venerdì 18, che ricomprende come obiettivi, oltre al ritiro dei PCTO (la ex alternanza scuola/lavoro), la abolizione della seconda prova scritta all'esame di maturità e risposte da parte del Governo sui livelli di repressione attuati. Su questi temi, infatti, sono indetti per il 18, 19 e 20 Febbraio a Roma, insieme a FLC-CGIL ed altre associazioni, gli Stati Generali della Scuola, un momento di confronto e dibattito “su come il sistema educativo del nostro paese debba cambiare”.
Tali “Stati Generali” sono in una pericolosa assonanza con quelli ufficiali, indetti da S. Mattarella nel 1990, quando, come Ministro della Pubblica Istruzione, lavorava per lanciare il progetto della autonomia scolastica, che tanto ha spinto la scuola in senso aziendalistico. Le attuali rivendicazioni del sindacatino studentesco non sono negative di per sé, ma riteniamo che sia più urgente, invece, legare la lotta degli studenti alla lotta operaia, nella verifica di una comune prospettiva di cambiamento.
E, in un momento come questo, sia le riflessioni degli studenti, che quelle degli operai, non possono prescindere dalla necessità di analizzare come si possa rispondere agli attacchi governativi alle condizioni di lavoro, di studio e di vita, alla dura repressione che colpisce entrambi i gruppi sociali, ed anche ai pericoli di guerra imperialista, ora concretamente possibile a breve finanche in Europa, con i mezzi militari dei Paesi NATO, da un lato, e della Russia, dall'altro, che si fronteggiano.

Alternativa di Classe

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