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(23 Febbraio 2022)
L’occasione del “giorno del ricordo”, celebrato in questi giorni, come previsto dalla legge che fu istituita nel 2004, su richiesta esplicita di un gruppo di deputati prevalentemente di Alleanza Nazionale e Forza Italia, ha rappresentato l’occasione per l’estrema destra di dimostrare, ancora una volta, l’uso strumentale che viene fatto di questa commemorazione, istituita semplicemente per fare da contrappeso al giorno della memoria.
In diverse realtà si sono verificati episodi molto gravi di contrasto verso iniziative che vedevano la presenza di storici e studiosi dei fatti accaduti durante il periodo delle foibe, dimostrando intolleranza verso la ricerca della verità.
Ne è un esempio quanto accaduto a Castiglione delle Stiviere, dove il Sindaco ha vietato l’uso della sala civica all’Anpi , organizzatrice di un incontro pubblico con lo storico Eric Gobetti, autore del libro “E allora le foibe?”, motivando il diniego con generici problemi di ordine pubblico, perché incalzato da gruppi neofascisti che minacciavano di intervenire creando disordini durante l’iniziativa.
Oppure a Vicenza dove, sempre il sindaco, ha revocato l’autorizzazione all’uso di una sala comunale per una conferenza tenuta dalla storica Alessandra Kersevan, da anni studiosa e ricercatrice delle vicende legate alle foibe, che se non vengono contestualizzate al periodo storico in cui sono collocate, non possono essere interpretate nel modo giusto.
Ed è proprio quello che la destra vuole fare, usare la vicenda delle foibe per sminuire i crimini fascisti e nazisti e distribuire così colpe a destra e sinistra.
La cosa era iniziata male già con la circolare arrivata alle scuole, firmata dal capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione Stefano Versari, già presidente nazionale dell’associazione genitori delle scuole cattoliche, dove si equiparava la vicenda delle foibe allo sterminio degli ebrei, dramma di natura ben diversa, nei numeri, nelle cause che l’hanno originato, nelle stesse motivazioni addotte da chi ne è stato responsabile.
È chiaro ormai da anni, il tentativo in atto di stravolgere la storia per minimizzare i crimini fascisti e nazisti. Per questo vengono colpevolizzati gli storici che, studiando e analizzando gli avvenimenti dei vari periodi, cercano di darne un’ immagine la più realistica e articolata possibile; d’altronde questo è il compito dello storico, non quello di raccontare i fatti come le destre vorrebbero fossero raccontati.
E sappiamo come della storia spesso se ne faccia un uso distorto per raccontare false verità ad uso di chi detiene il potere.
Ma la cosa più grave di questi giorni è che non sono solo i partiti di estrema destra o le organizzazioni neofasciste ad opporsi alla verità dei fatti storici, cosa alla quale eravamo comunque abituati. A contrastare le lezioni di storia relative al giorno del ricordo, con mezzi che di democratico non hanno più nulla, sono gli stessi rappresentanti delle istituzioni democratiche, sindaci che si piegano alle richieste di fascisti e questo avviene in sfregio alla Costituzione che il fascismo lo ha bandito.
Quando, nella Regione Puglia, il Presidente appoggia una mozione che impegna la Giunta a non concedere finanziamenti, spazi e agibilità a tutte le associazioni che “giustificano o riducono il dramma delle foibe” ( quali saranno poi?), significa che si vuole chiudere con la ricerca storica o con chi soltanto cerca di contestualizzare tale dramma. Significa che la ricerca della verità non interessa a nessuno.
Le foibe servono così a legittimare anche il fascismo e il nazismo. Servono per dire che in fondo partigiani e fascisti erano tutti uguali, che i crimini li hanno compiuti tutti, servono per far rinascere sentimenti di nazionalismo.
No, noi non ci stiamo a questa interpretazione della storia. Ci fu chi percepì con chiarezza il senso della giustizia, della lotta per la democrazia guardando ad ideali più alti, perdendo la vita nella Resistenza, mentre altri invece fecero la scelta di stare dalla parte di fascisti e nazisti. Questo è un fatto incontestabile. Ciò non significa voler giustificare la morte di persone innocenti, siano essi stati slavi o italiani – i drammi sono sempre drammi – significa non fare un uso distorto della storia e raccontare alle giovani generazioni la verità senza strumentalizzazioni. Da ultimo una vicenda rimossa. Alcuni parlamentari, anche di Rifondazione, chiesero, nel 2006 di istituire, per il 19 febbraio, la giornata del ricordo per le vittime del colonialismo italiano in Africa. Una data non casuale, in quel giorno, nel 1937, per rappresaglia all’attentato al vicegovernatore Rodolfo Graziani, ad Addis Abeba vennero uccisi, in 3 giorni, migliaia di civili etiopi, forse 20 mila, colpevoli solo di avere la pelle nera. Questa giornata non è mai stata istituita. Ai fascisti e non solo è utile dimenticare.
Rita Scapinelli - Responsabile nazionale Antifascismo PRC-SE
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