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(Imperialismo e guerra)

Il capitalismo è guerra

Per fermarla la classe lavoratrice deve abbattere il capitalismo

(26 Febbraio 2022)

international communist party

Doveva succedere, lo scontro fra i capitalismi, fra gli Stati che si spartiscono il mondo, è inevitabile. L’Ucraina è solo l’inizio: lo scontro è globale, fra Stati imperialisti, non fra "democrazie" e "regimi autoritari" come lo si vuole presentare. Dagli Stati Uniti alla Cina alla Russia, fino alla Gran Bretagna, al Giappone, alla Germania, alla Francia, all’Italia, tutti si armano fino ai denti per la spartizione di territori e sfere d’influenza, in tutto il mondo. I rapporti tra Stati si basano sulla forza e non su un astratto diritto internazionale.

Distinguere fra aggressori e aggrediti è falso, è un arnese ideologico per giustificare la guerra imperialista da una parte e dall’altra del fronte.
Tutti i capitalismi nazionali sono aggressori e aggrediti allo stesso tempo.
Sono tutti infatti minacciati dalla crisi mondiale dell’economia capitalistica – che avanza inesorabile a causa della enorme sovrapproduzione di merci e capitali, aggravata dalla pandemia. Si azzannano fra loro per sopravvivere, per dividersi i declinanti profitti.

E perché il capitalismo si sente minacciato da quanto esso stesso ha prodotto nel suo sviluppo: il Comunismo. È il comunismo lo spettro che matura nelle cose stesse del mondo moderno, che incombe materialmente e urge in ogni aspetto della vita. Il capitalismo ha formato e ingigantito il suo becchino, il proletariato internazionale, destinato a rivoltarsi alle condizioni di miseria in cui la crisi lo sta conducendo.

A spingere i capitalismi alla guerra non è una particolare ideologia politica o cultura o tradizione nazionale: queste sono solo le menzogne con le quali i regimi borghesi cercano di giustificare i conflitti e assolvere il capitalismo dalle sue infamie.
La Russia, che nell’Ottobre fu comunista, a partire dalla controrivoluzione staliniana e dalla sconfitta della vecchia guardia bolscevica, è tornata ad essere uno Stato capitalista fra gli altri.

A provocare la guerra imperialista sono gli immensi interessi economici del grande capitale. Ogni giorno per questi interessi miliardi di proletari sono sfruttati, licenziati e ridotti alla fame, fatti lavorare in condizioni che ne provocano la morte per incidenti o malattie. Per risparmiare sui costi e fare più profitti la borghesia provoca disastri ambientali, industriali, infrastrutturali e sanitari che provocano migliaia di vittime.

La guerra imperialista non è solo un conflitto fra borghesie per spartirsi il mercato mondiale: è una guerra di tutte le borghesie unite contro i lavoratori di tutto il mondo per mantenerli divisi, sottomessi, terrorizzati. L’unica soluzione che ha il capitalismo alla sua crisi economica è opporsi alla vita: distruggere, oltre alle merci in eccesso, i viventi stessi, la merce forza-lavoro, i lavoratori, a milioni e milioni.

Poche settimane prima di entrare in Ucraina i soldati russi sono stati inviati in Kazakistan per aiutare il regime borghese locale a soffocare nel sangue la rivolta proletaria scoppiata per l’aumento del prezzo del gas, repressione che ha ricevuto il consenso unanime di tutti i borghesi del mondo, da quello falsamente comunista cinese, a quello autocratico turco, alle democrazie occidentali.

Tutti gli interessi del capitale, e la sua stessa sopravvivenza, si concentrano nelle macchine statali e militari. La loro tutela le conduce inesorabilmente alla guerra.
Se la classe operaia non riuscirà prima ad abbattere il capitalismo, un conflitto vasto e devastante farà del mondo un campo di battaglia in cui i lavoratori saranno chiamati a versare sangue solo per gli interessi delle rispettive borghesie e per la conservazione del loro potere politico.

L’Europa orientale è solo uno dei fronti sui quali cozzano gli imperialismi: gli stessi bagliori di guerra salgono dal Pacifico, attorno a Taiwan e alla Cina, primo avversario strategico dell’imperialismo statunitense.

La guerra in Ucraina, come la precedente in Iugoslavia, torna a disperdere la illusione di una Europa di pace e conferma quello che il marxismo rivoluzionario ha sempre denunciato: non può esserci pace finché esisterà il capitalismo; non può esserci coesistenza pacifica fra capitalismi nazionali.

La guerra in Ucraina non è quindi provocata solo dalla aggressiva politica di Putin, come superficialmente si vuol far credere: è provocata dal regime borghese, che è russo e mondiale. È provocata dal capitalismo, tutto gravido di guerra.

Per fermarla i lavoratori non devono seguire le indicazioni né dei partiti nazionalisti, apertamente borghesi, né dei partiti operai opportunisti, che sempre indicano loro di “scegliere”, e schierarsi per il fronte “meno guerrafondaio”, “meno anti-proletario”, “più democratico” dell’altro. I lavoratori devono unirsi, al di sopra delle frontiere, contro tutti i fronti imperialisti e innanzitutto contro la propria borghesia. La prima parola d’ordine comunista del 1848 – Proletari di tutti i paesi unitevi! – è sempre più valida e attuale.
La consegna dei comunisti nella guerra è quella che fu di Lenin e dei comunisti di sinistra contro la prima guerra mondiale: trasformare la guerra imperialista in rivoluzione.

I lavoratori da oggi devono separare il loro orientamento e atteggiamento da quelli della propria borghesia, da oggi devono lottare in difesa delle condizioni di vita e di lavoro, contro il proprio capitalismo nazionale.

Non esiste una comunanza di interessi fra classe operaia e classe borghese. Il cosiddetto “bene comune del paese” è solo un manto ideologico che camuffa la difesa degli interessi del capitalismo nazionale.

Per i lavoratori sostenere oggi la propria borghesia, accettando sacrifici sul piano delle condizioni di vita e di lavoro per rendere il “sistema paese” più competitivo, significa legarsi al carro della classe dominante, che li condurrà domani a versare il sangue a difesa del privilegio sociale e del dominio politico che li opprime.

La via di salvezza non è nel prevalere della propria borghesia nell’arena mondiale, ma nell’unità internazionale della classe lavoratrice contro il capitalismo.
Per questa guerra sociale servono le armi di lotta del proletariato, occorre ricostruire veri sindacati di classe e militare nel Partito Comunista Internazionale.

Partito Comunista Internazionale

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