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OTTO MARZO DUEMILAVENTIDUE

(7 Marzo 2022)

Compagne, sorelle proletarie!
Tre anni di emergenza sanitaria, innestata sulla crisi economica, non hanno fatto altro che peggiorare le vostre condizioni di lavoro. Siete state le prime, nonostante la disparità salariale a vostro sfavore, a essere licenziate, a subire ulteriori riduzioni salariali con la scusa del part time o dello smart work. E siete state le ultime a essere assunte. Chi è rimasta in azienda con contratti sempre più precari e precarizzanti sa come sono aumentati gli omicidi e i tentati omicidi sui posti di lavoro (quelli che i padroni e i loro servi chiamano “incidenti”), insieme alle pressioni e perfino ai ricatti e alle molestie sessuali, in nome di un preteso aumento della produttività.

Intanto, si è moltiplicato per mille il peso di tutto il lavoro riproduttivo, di cura e assistenza, di gestione domestica, a cui già vi costringe la divisione sociale del lavoro propria del modo di produzione capitalistico – una divisione sociale che ha ereditato ed esacerbato le forme del dominio patriarcale.

Compagne, sorelle proletarie!
La tempesta della guerra si sta ora scatenando in un mondo ecologicamente devastato e risulta sempre più evidente l’insostenibilità delle nostre condizioni di vita e di lavoro. Tutte le istituzioni in cui si organizza lo Stato del Capitale sono solo inganni e prigioni: lo hanno vissuto e continuano a viverlo, nel dolore della loro carne, le donne dei Paesi che già la subiscono – le donne africane, mediorientali, balcaniche, caucasiche, a cui si sono aggiunte quelle ucraine e russe.

Questo modo di vivere non è migliorabile. L’emancipazione femminile senza rivoluzione sociale è un’illusione riformista che maschera la realtà della società divisa in classi: ci sono donne borghesi complici e partecipi del dominio e dello sfruttamento del vostro lavoro riproduttivo e produttivo e la loro “emancipazione” non è altro che condivisione del potere borghese; ci sono donne intellettuali e professioniste appartenenti alle moderne “mezze classi” e la loro emancipazione non è altro che aspirare a un maggior prestigio sociale e a una maggiore compartecipazione alla spartizione della ricchezza prodotta dal vostro lavoro riproduttivo e produttivo.

Non fatevi ingannare da movimenti “femministi”: hanno solo paura di essere spazzati via dalla vostra potenza rivoluzionaria e strumentalizzano i vostri bisogni concreti e la vostra oppressione, resa sempre meno tollerabile dal maschilismo che i vostri uomini, come e peggio dei peggiori borghesi, hanno ereditato dalle antiche società di classe.

Compagne, sorelle proletarie!
Il vostro destino è nelle vostre mani, nei vostri cuori e nelle vostre menti – e soprattutto nelle vostre lotte per difendersi dal mondo del Capitale, per combatterlo e abbatterlo, insieme al patriarcato che ne è padre e strumento di dominio.
Lotte economiche e sindacali contro la disoccupazione, per salari, pensioni, condizioni di lavoro adeguate e rispettose della salute e della sicurezza, e contro ogni forma di machismo fallocratico e sessista (compreso quello di chi si pretende “avanguardia sindacale”) sul luogo di lavoro.
Lotte economiche e sociali per migliorare e rendere collettive le condizioni e le possibilità del lavoro riproduttivo di cura e assistenza, strappandolo alla dimensione privata, domestica e familistica che tanto fa comodo agli uomini.
Lotte per conquistare e difendere il dovere di controllare e decidere della propria maternità.
Lotte contro tutte le sirene riformiste e borghesi per prepararsi alla rivoluzione politica e sociale a cui tutti insieme, maschi proletari e femmine proletarie, saremo costretti dalla stupida crudeltà del Capitale e del suo Stato.

Questo è stato e deve continuare a essere l’8 marzo!

Partito comunista internazionale
(il programma comunista – kommunistisches programm – the internationalist – cahiers internationalistes)

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