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(8 Giugno 2010) Enzo Apicella
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UNITA' DELLA CLASSE
CONTRO OGNI IMPERIALISMO

(7 Marzo 2022)

1999:

1999: "bombe democratiche" su Belgrado

Alle guerre in corso in Siria, in Afghanistan, in Yemen, in Sudan, in Libia, in Etiopia, in Mali e altrove, si aggiunge ora quella in Ucraina. In realtà, sono almeno otto (8) anni che vi si trascina una “guerra a bassa intensità”, formalmente dovuta a “dispute territoriali” fra la Russia e la stessa Ucraina. Con l'avvio della invasione da parte della Russia, i media, ormai, parlano quasi esclusivamente di questa guerra.
Si tratta di una guerra che vede direttamente coinvolto un rilevante imperialismo, com'è la Russia. Già questo dato di fatto dà conto del pericolo di un allargamento dello scontro aperto, ad altri Paesi quantomeno del medesimo peso sul piano internazionale. Eppure non si può non percepire il fatto che i toni utilizzati dai media italiani, ed occidentali in genere, si riferiscano al fatto che la guerra avvenga proprio nel continente europeo, visto come culla della “civiltà democratica”...
Qualcuno lo tratta anche come primo conflitto in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, dimenticando la guerra jugoslava degli anni '90. Forse perché in quel caso l'intervento imperialista dei Paesi occidentali aveva prodotto lo sganciamento di “bombe democratiche” sulle città, mentre ora si tratta di “missili autocratici”, e forse si distrugge e ci si muore in un modo diverso...
La contrapposizione tra i Paesi NATO, che stanno appoggiando apertamente il Governo ucraino, e la Russia, viene presentato come un scontro fra “democrazie”, il bene, e “autocrazia”, il male. In realtà, si tratta, come, in ultima analisi, è sempre nelle guerre di questo secolo, di uno scontro fra potenze imperialiste per il controllo politico ed economico di una regione ricca di materie prime e con una posizione geostrategica altamente appetibile.
Davvero poco importa agli imperialisti sia delle popolazioni coinvolte nelle devastazioni e costrette alla fuga, com'è oggi per molti ucraini, sia degli uomini mandati al fronte, come sono oggi i soldati russi! La sirena che più suona per affascinare i proletari e convincerli a “difendere” il proprio Paese fino a rischiare la morte, continua ad essere il nazionalismo, coniugato nelle diverse declinazioni che le ideologie borghesi forniscono, a est, come a ovest.
La trattativa viene presentata come l'unica via d'uscita possibile dalla guerra guerreggiata. In effetti, armistizi e trattati di pace possono solo interrompere il fragore delle armi, ma lo scontro che si sta profilando, con l'attuale guerra in Ucraina, che già l'Occidente considera, comunque, sarà “lunga”, e con le tensioni, anche militari, in Asia, nell'area dell'Indo-Pacifico, che coinvolgono USA e Cina, insieme alla concorrenza sfrenata sui mercati internazionali di merci e capitali, può sempre sfociare in dinamiche incontrollabili.
I singoli accordi poi avvengono sulla base dei complessivi rapporti di forze in campo, e lo scontro armato è sempre un'opzione che consente agli imperialisti di modificarne i contenuti a proprio favore. Inoltre la guerra può anche essere “un buon affare”, oltre che per il settore armiero, per i nuovi mercati che apre, compresi i profitti delle successive ricostruzioni. Ma oggi è un azzardo per l'umanità tutta, dato che vi sono armamenti, come ad esempio quelli nucleari, il cui controllo degli effetti non è scontato, ed il sistema capitalistico di per sé non è certo razionale!...
E' in un quadro di questo tipo che il Governo Draghi si è affrettato ad approvare un decreto-legge che potenzia la partecipazione militare italiana nella NATO, compresa una presenza in Lettonia, ed ha stanziato anche più mezzi militari, da inviare in Ucraina con un ponte aereo da Pisa. E' il naturale sbocco all'aumento delle spese militari di quest'ultimo triennio (+ 20%) ed alla propaganda bellicista di questi ultimi tempi, compresa l'isteria anti-russa, che si è spinta fino ad annullare un corso universitario sullo scrittore del '800 F. Dostoevskij!...
Siamo, invece, per contrastare la guerra in ogni modo, rifiutando le logiche di unità nazionale, che non portano oggi che a tale mortifero sbocco. La guerra non dipende, infatti, dalla indole di questo o quel leader politico. E' la logica di questo sistema di imperialismi in perenne competizione, che porta, prima o poi, allo scontro bellico. E l'unica forza che può opporsi nei fatti alla catastrofe, cui rischiamo di andare incontro, è il proletariato, gli sfruttati e gli oppressi, dal cui lavoro gli Stati borghesi traggono le risorse.
In Russia, oltre a manifestazioni di giovani, già vi sono state importanti prese di posizione da parte di forze operaie contro l'attuale guerra ucraina. Bisogna che ciò avvenga in tutti i Paesi, a partire da quelli più coinvolti, ed in modo sempre più efficace!
Nella scadenza dello sciopero nella Giornata internazionale della donna dell'8 Marzo, indetta in 100 Paesi del mondo, ed in quella dello Sciopero Globale per il clima del prossimo 25 Marzo, la tematica della guerra già sarà presente fra i contenuti delle mobilitazioni, visto che si collega ai temi di questi scioperi internazionali.
Ma non basta! Bisogna che siano direttamente gli operai, i lavoratori, la classe internazionale, a prendere in mano l'iniziativa contro la guerra. In questo senso, invitiamo tutti i compagni, i singoli lavoratori e le loro organizzazioni a chiedere con insistenza ai sindacati la indizione di uno
SCIOPERO GENERALE POLITICO INTERNAZIONALE CONTRO LA GUERRA
GENERAL INTERNATIONAL POLITICAL STRIKE AGAINST THE WAR

Questa richiesta va diffusa e pubblicizzata ovunque, il più presto possibile, in tutti i Paesi, dato che l'unica alternativa alla guerra sta nell'organizzazione dei proletari contro tutte le differenze, alimentate dal capitalismo, di etnia, di nazionalità, di tipologia lavorativa, di età, di genere, e via di questo passo.

ALTERNATIVA DI CLASSE
IL PANE E LE ROSE – Collettivo Redazionale di Roma

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