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L'ultima vittima

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(26 Dicembre 2010) Enzo Apicella

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SULLA GUERRA IN TERRA UCRAINA

(Guerra fra stati, sfida armata russa all’imperialismo occidentale, incipiente guerra civile globale)

(9 Marzo 2022)

nucleo comunista internazionalista

La data di giovedì 24 febbraio, inizio di quella che Putin ha definito ”operazione militare speciale” in terra ucraina per procedere alla sua “smilitarizzazione e denazistificazione”, segna un momento di rottura di portata storica. L’iniziativa armata dello Stato russo dentro il suo spazio vitale ucraino ha dato uno strappo violento all’intero assetto e sistema di potere internazionale.

La scala delle sue gerarchie è messa in discussione. La protervia della potenza egemone americana e dei suoi satelliti non è più tollerabile dallo Stato russo, costretto a rompere gli indugi passando alle vie di fatto militari contro “l’impero della menzogna” come Putin ha definito le potenze egemoni occidentali. Verso le quali lancia il guanto armato della sfida e al tempo stesso continua a proporsi, da capo borghese quale è, come “partner”. Partner affidabile e socio borghese in affari, se solo si accettasse la presenza, se non “alla pari” almeno su un piano di “equa proporzione”, di Santa Madre Russia dei cui interessi egli è paladino, nel salotto buono dell’alta borghesia mondiale dove vengono spartite le quote di potere capitalistico a scala globale. Se “solo”…

E’ uno strappo profondo e non ricucibile. Eventuali intese di compromesso sul terreno dello scontro al momento circoscritto in terra ucraina, saranno solo momenti di tregua. In capo alla lotta mortale che si combatte sulla nostra pelle cioè sulla pelle dell’umanità intera, c’è la testa mozzata di Putin per dire di S. M. Russia cioè la disarticolazione del centro di potere capitalistico russo, oppure le teste mozzate degli attuali reggitori e regnanti del “mondo libero” e la disarticolazione della loro attuale rete di alleanze e di potere. In capo alla lotta mortale c’è inoltre - lo diciamo sommessamente e a bassa voce dal ground zero della nostra attuale nullità – la potente emersione del processo di Rivoluzione globale e proletaria di cui protagoniste si avviano ad essere immense masse di uomini tormentati da una insostenibile e universale cappa di oppressione. E le teste mozzate saranno, alla fine, di questi e di quelli. Di tutti i “partners” e soci/concorrenti in affari, nel trionfo della Comune. (Questa la nostra prospettiva, il nostro campo di forza storico. Lo dichiariamo sommessamente e a bassa voce, fra pochi e sparuti intimi che hanno al momento poco più degli occhi per piangere).

L’iniziativa armata russa non ha violato “la sovranità” dell’Ucraina ma la sovranità SULL’Ucraina da parte del “mondo libero”, alias: potere economico, finanziario e militare dell’imperialismo occidentale. Nonché ovviamente violato la barzelletta della “sovranità” delle marionette politiche ucraine.

I cingolati russi possono senz’altro avere offeso e ferito il profondo sentimento di dignità e appartenenza nazionale di larga parte del popolo ucraino, a cui sola e per prima la rivoluzione bolscevica e Lenin in particolare – capo di una rivoluzione NON russa ma mondiale, lo sottolineiamo: NON russa ma mondiale! – proprio cento anni fa, 1922, ha riconosciuto i pieni diritti di Stato indipendente. E di questa ferita, di questa amara situazione che non ci nascondiamo, diremo alla fine della nostra nota.

Alle ampie tasche dei gangster “democratici” occidentali nelle quali è detenuto il portafoglio-Ucraina è stato inferto uno strappo, intollerabile per codesti gangster. Si tratta di un portafoglio ricco e gonfio quanto misere e penose sono le condizioni di vita materiali e morali a cui sono state sottoposte da decenni le masse ucraine una volta… “liberate” dal vincolo “sovietico”. Vi sono contenuti i diritti di prelievo e le ipoteche tratte sull’Ucraina cioè sulla sua forza-lavoro, sulle sue attrezzature produttive, sulla sua terra di coltivazione e di estrazione. (Diamo una parziale illustrazione della cosa nell’allegato Stalker Zone qui sotto). Diritti di prelievo e ipoteche che si estendono, nelle intenzioni dei gangsters “democratici” ben s’intende, in carico alle future generazioni della “libera” Ucraina. Un sistema di “diritti e sovranità” che va (che andava) debitamente protetto da un adeguato schieramento di forza armata pretoriana e di “dissuasione” contro le intollerabili “minacce espansioniste” del “totalitarismo” e della “barbarie” russi. Intollerabile “barbarie” che giovedì 24 febbraio si è difatti materializzata.

L’orso è entrato nella cristalleria-Ucraina spintovi dalla necessità capitalistica di difesa del suo di portafoglio, della sua sfera d’influenza e spazio vitale che si trova... dentro casa. Come poniamo una Florida o un Texas si trovano “dentro casa” per gli Usa. Spintovi dalla necessità di difendere le condizioni per l’esistenza stessa dello Stato di Mosca in quanto concentramento di potere capitalistico politicamente indipendente dai centri imperialisti occidentali.

Una indipendenza politica tanto più intollerabile per l’imperialismo occidentale e democratico in quanto lo Stato russo possa diventare perno di un vasto campo di Stati e di popoli spinti a svincolarsi “dal giogo oligarchico dei globalisti” come dice la schiera dei più o meno ingenui ed illusi fautori di un “mondo (borghese: di qui non si scappa!) multipolare” che potrebbe schiudersi grazie alla resistenza (e a questo punto: all’esistenza) di Santa Madre Russia. Illusi perché non vi sarà alcun “mondo multipolare” alla fine del presente spaventoso urto fra campi di forza capitalistici: c’è la immensa distruzione generalizzata di uomini e cose oppure, come sommessamente abbiamo detto, c’è la Rivoluzione, la vittoria e l’instaurazione del potere di una serie di Comuni e della Comune Universale. Certamente non i 10-100-1000 paesi borghesemente “liberi e uguali” sognati dalla variopinta legione degli attuali “veri patrioti” e sovranisti.

Quanto sia profondo e mortale l’affronto armato portato dal capo di Santa Madre Russia Putin ai campioni mondiali del gangsterismo capitalistico, lo registriamo dall’inaudita e isterica campagna anti-russa scatenata dall’alto. Addirittura superiore in intensità all’isteria scatenata sempre dall’alto contro i “deplorevoli” e renitenti “no vax”, disertori dell’ordine “sanitario” costituito difeso dalle progressiste, moderne e democratiche SS (Stato-Scienza asserviti al capitale).

Una isterica ed inaudita semina dall’alto di un vero e proprio odio anti-russo che intenderebbe scaldare e preparare gli animi alle necessità della guerra imperialista.

In Germania si imbrattano e si spaccano le vetrine di negozi russi (ricorda qualcosa?). Persino la neutrale Svizzera, linda e pacifica sentina del mondo borghese, apre i suoi forzieri in sostegno alla causa “della libertà” anti-russa. Flussi di armamenti e appoggi di ogni tipo vengono assicurati da tutto il mondo libero alla causa della “sovranità ucraina” cioè, in primo luogo, alla tutela della nobile causa del portafoglio di cui sopra. Non è ancora, per il momento, il diretto impegno militare del mondo libero. Della serie: scannate voi ucraini in prima linea il barbaro violatore della “sovranità ucraina”, idem est: maledetto violatore dei nostri portafogli. Gangster e vigliacchi, oltretutto!

Dietro all’odio verso “l’animale Putin” (come definito da un tale che figura essere ministro degli esteri di un paese, l’Italia, in cui attualmente vige il regime dell’apartheid!) si semina l’odio verso il popolo russo in quanto “deplorevolmente” si fa rappresentare da un simile “animale” e, purtroppo, non da quisling come “ci” farebbe tanto – democraticamente – comodo. All’isteria e al disciplinamento sociale sperimentati (con successo) in due anni di gestione terroristica del problema Covid-19, ora si somma l’isteria contro Putin (contro il popolo russo) “nemico dei valori della pace, della democrazia” ecc. e dei valori detenuti nel portafoglio del nostro mondo libero. Le greggi delle pecore “pacifiste” che protestano in massa contro “la barbarie” di Putin non hanno nulla da dire sulla barbarie dell’apartheid applicato dentro il laboratorio-Italia contro la minoranza renitente agli obblighi vax e al green pass per vivere. O se hanno qualcosa da dire è la piena giustificazione di tali misure.

Questa flaccida umanità pacifista occidentale deve essere preparata a virare verso le dure necessità dei tempi di guerra. Deve essere accompagnata a disporsi sotto l’ala dello Stato, come lo è stata nel caso della campagna di “guerra al Covid”. Non deve disertare dalla guerra imperialista come non ha disertato nella “guerra al Covid” aderendo in massa, per convinzione per inerzia o per forza di legge, al dovere altamente sociale e patriottico di fare da cavia. Cavia, e carne da sfruttamento e infine da cannone!

Il generale degli alpini e della Nato Francesco Figliuolo ora spedito sul fronte rumeno della guerra anti-russa passa dall’una e all’altra emergenza. Ma a noi sembra che questa inaudita campagna di isteria anti-russa nasconda il senso di panico seminato dall’azione armata di Mosca nelle cerchie della borghesia occidentale e, a cascata, in ampie parti di una società impreparata alle asprezze del combattimento e della guerra. Non sia una prova di compattezza ma di debolezza che emergerà a breve, con l’impatto dei primi effetti concreti sulla società della bastonata vibrata da Putin. Passate le sparate anti-russe (armiamoci… e partite) ci saranno semmai, e oltretutto, le problematiche e i motivi di ulteriore divisione sociale determinati dall’accoglienza dei profughi ucraini i quali sono, fra l’altro, non vaccinati in massa. E non ci stupiremmo se questo “status di legittimo no-vax” per la massa profuga fosse accettato mentre alla minoranza renitente italiana rimangono imposti obblighi vax e lasciapassare per vivere. Tale è il livello di zombificazione, in specie del cosiddetto “popolo di sinistra”, raggiunto nel laboratorio-Italia.

Ben altra compattezza ci sembra (per fortuna) dimostrino nella loro massa decisiva le popolazioni di Santa Madre Russia (la cui opposizione di massa ha, fra l’altro, sventato i tentativi di applicazione in Russia degli obblighi vaccinali e del collegato sistema di controllo QR Code russo che subdolamente cioè non esponendosi in prima persona, anche Putin – come i partner occidentali – ha cercato di introdurre. Il borghese Putin la cui complicità (complicità più che ambiguità) con la campagna terroristica coperta dalle necessità della lotta alla malattia Covid 19 va apertamente denunciata. E che noi denunciamo da posizione diametralmente opposta alla canaglia liberal, tipo Navalny e soci la quale chiedeva… l’apertura del mercato russo ai vaccini occidentali). (1) Massa popolare che giustamente avverte come minaccia incombente e mortale la pressione dell’imperialismo occidentale che Putin non agita come “motivo propagandistico”. Non si inventa come “motivo di distrazione di massa… dai veri problemi”. E’ invece per così dire il reale problema dei problemi. Del resto il popolo russo ha potuto sperimentare sulla sua pelle di che si tratta nei terribili anni ’90 seguiti al disfacimento dell’Urss.

Nei due discorsi di autentico spessore storico (del 21 e del 24 febbraio) nei quali Putin ha annunciato e spiegato il senso del grave e delicatissimo momento preparando la popolazione agli aspri compiti del tempo che inesorabilmente è giunto, egli ha posto sul tavolo con realistica nettezza la questione, così sintetizzabile:
dobbiamo combattere a e per Kiev pena ritrovarsi a combattere dentro casa, strada per strada a Mosca e San Pietroburgo. Si combatte in terra ucraina per evitare la disarticolazione dello Stato russo (e viceversa però: disarticolazione del cosiddetto “mondo libero” se Mosca saprà reggere al tremendo urto soprattutto sul piano delle manovre di guerra economiche/finanziarie prima ancora che delle manovre di ordine militare).

Questi alcuni passaggi dal discorso del 24 febbraio:
“la macchina da guerra si sta muovendo e, ripeto, si sta avvicinando ai nostri confini di casa…”; “tutto ciò che non soddisfa l’egemone viene dichiarato arcaico, obsoleto e non necessario. E viceversa: tutto ciò che sembra vantaggioso per loro viene presentato come verità ultima, fatta passare a tutti i cosi, sgarbatamente, con tutti i mezzi. I dissidenti vengono spezzati in ginocchio…”; “quello di cui sto parlando ora non riguarda solo la Russia e non solo noi, riguarda l’intero sistema delle relazioni internazionali…”

Dando prova indubbia di energia ed audacia storiche che l’Occidente vigliacco e spappolato nel corpi e nello spirito non dimostra di possedere, il presidente russo ha severamente ammonito “l’impero della menzogna” cioè “il cosiddetto blocco occidentale, formato dagli Usa a propria immagine e somiglianza”, che questa volta non si ripeterà l’errore (“di compiacere l’aggressore alla vigilia della Grande Guerra”) fatto da Stalin alla vigilia del secondo macello imperialista mondiale.

La Russia non commetterà di nuovo l’errore di Stalin, altro grande capo di Santa Madre Russia a cui il borghese Putin può collegarsi dal comune punto di vista degli interessi patriottici, pur rimproverandolo “per l’errore” fatto al tempo del secondo massacro mondiale definito da entrambi appunto “Grande Guerra Patriottica”.

Non possiamo trattenerci dal rispondere, passando dal “piano storico” immediatamente alla drammatica attualità:
quello fatto (dal settembre 1939 al giugno 1941) dal patriota Stalin non fu “un errore di calcolo e compiacenza verso l’aggressore”. Fu un crimine verso gli interessi del proletariato internazionale, crimine bissato dalla seguente alleanza di guerra con l’imperialismo occidentale e democratico.

Che è poi la stessa belva con cui la Russia cosiddetta “socialista” ha dovuto fare i conti non appena finito il secondo macello mondiale, e la attuale S.M. Russia li sta drammaticamente facendo oggi. Ovviamente noi parliamo dal punto di vista degli interessi del proletariato internazionale e della sua Rivoluzione che sono opposti a quelli della borghesia nazionale russa di cui Putin è vertice politico ma che, nella presente congiuntura storica, possono intersecarsi anzi si intersecano con quelli dello Stato russo.

Non esitiamo a dire infatti che una sconfitta di Mosca nell’operazione militare in corso in Ucraina o un suo impantanamento, aprirebbe la strada alla disarticolazione della attuale Federazione Russa (e alla conseguente manomissione delle sue risorse) e sarebbe l’esito peggiore dal nostro punto di vista ossia per lo sviluppo del processo di Rivoluzione e gli interessi del proletariato internazionale. Non è, per noi, indifferente se a prevalere nell’attuale scontro fra campi di forza capitalistici sia la belva imperialista occidentale e democratica oppure il concentramento russo di forza capitalistica. Perciò il nostro netto schieramento che abbiamo dichiarato prima ancora dell’inizio delle ostilità da una postazione politica che è, e sempre rimarrà, indipendente da ogni apparato statale:

Per la sconfitta dell’imperialismo occidentale! Che al “libero e democratico” Occidente sia sbarrata la strada e che si contorca nelle sue contraddizioni come una vipera attanagliata!

Questa “intersecazione” oggettiva fra piani di guerra statali e incipiente guerra civile, globale e rivoluzionaria significa che, anche solo per un momento anche solo in un teatro della lotta globale, noi comunisti rivoluzionari ed internazionalisti diventiamo o ci camuffiamo da sostenitori di un “interesse comune patriottico” per la salvezza di S.M. Russia? Diventiamo “partigiani resistenzialisti”, parte di un “fronte nazionale” insieme alle correnti borghesi anti-globaliste?

Neanche per idea, neanche per un momento e in nessun luogo.

Noi partiamo dal riconoscimento del “problema dei problemi” posto sul tavolo dal capo borghese Putin. La strapotenza e la protervia dell’imperialismo occidentale. Questo è senz’altro un dato di fatto come abbiamo detto, e soprattutto come hanno assodato le masse russe. Invece potremmo dire e diciamo: lo riconoscono o fanno finta di non riconoscerlo il problema, coloro che scendono in piazza in tante città russe come in tanti altri paesi, mossi da un sincero sentimento umano di pace e da una sincera necessità umana di pace?

Il punto allora è il seguente: come affrontare la belva imperialista? In nome di quali interessi e di quale prospettiva di liberazione dare battaglia, ingaggiare la necessaria guerra per frantumare quella mostruosa concentrazione di forza capitalistica che “non ci lascia in pace” in nessun luogo di questo mondo?

Putin e le correnti “borghesi-patriottiche” di S.M. Russia cioè della macchina capitalistica russa, non portano e non possono portare la necessaria guerra totale al sistema del dominio imperialista poiché sono parte integrante della rete del capitalismo mondiale. Non vogliono distruggerla bensì “partecipare equamente” alla spartizione del potere a scala mondiale. Non aspirano ad altro che ad essere accettati dai partner di classe, “nella buona società” degli alti circoli della borghesia mondiale. Pretendono, per così dire, di “riformare l’imperialismo”. Menzogna suprema!

Chiacchere vane a vanvera? Niente affatto.

Lo stesso giorno dell’inizio delle operazioni, giovedì 24 febbraio, il borghese Putin ha sentito il dovere di parlare non “alla quinta colonna” interna ma alla forza sociale che è alla base della S.M. Russia cioè del capitalismo russo. Queste le testuali parole con cui ha “rassicurato” gli uomini della Confidustria russa:
“la Russia è parte integrante dell’economia mondiale e noi non abbiamo certamente intenzione di danneggiare quel sistema. Non credo che ai nostri partner (ndr: ai nostri partner!) convenga spingerci fuori da questo sistema. So bene che abbiamo bisogno di prevedibilità in questo momento ma dobbiamo anche mantenere un contatto costante e reagire a rischi e pericoli”.

Nutriamo qualche piccolo dubbio che gli industriali russi, che la borghesia russa - che, lo ripetiamo, non sono “quinta colonna” del nemico… partner - abbiano interesse alla necessaria guerra totale contro l’imperialismo, nonostante il loro sincero attaccamento alla Santa Madre. Poiché queste forze sociali vivono in osmosi di classe dentro i circuiti globali del capitalismo.

In nome di quali interessi dare battaglia totale alla forza che “non ti fa stare in pace” in Russia né in nessun angolo del mondo? Con quale lingua comune rivolgersi ai fratelli di Ucraina (e di Polonia e di…) nella lotta comune che è effettivamente per la vita o per la morte? Con la lingua della comune appartenenza storica alla Grande Madre di cui erano impastati i proclami e gli appelli “ai fratelli ucraini” del generale contro-rivoluzionario, zarista e grande-russo Denikin 1919 il cui suono riecheggia negli attuali di Putin 2022? Oppure con la lingua comune di Lenin e della Rivoluzione, lingua valida nel 1919 come per “la concreta attualità” 2022?

Certamente, Putin non è il “nuovo zar” come vuole la imbecille propaganda delle teste bacate occidentali. La Federazione Russa odierna non è “la prigione dei popoli” zarista fatta saltare per aria dalla rivoluzione bolscevica. Il suo appello “ai popoli russi fratelli” (bielorussi, ucraini e russi “moscoviti”) non ha nemmeno il marchio oppressivo del Grande-Russo. Ma non ha la forza trascinante e realmente unificante dei cuori e delle passioni dei popoli perché bada bene a non sollevare il motivo della lotta sociale e di classe. Né la può avere, in quanto realpolitik borghese ben attenta a che nulla sfugga dal controllo dell’apparato statal-borghese.

In concreto, si ricordi e si rivada alla vicenda tragica del comandante della milizia popolare del Donbass Aleksej Mozgovoy che aveva tentato, a partire appunto dal Donbass, di sollevare la questione sociale e puntava a “marciare su Kiev” e a liberarla facendo appello, se non altro, alla necessaria opera di spazzatura degli oligarchi e dei profittatori di varia specie che infestano il paese (anche nelle regioni separatiste, diceva il comandante Mozgovoy!). Un discorso di liberazione “nazionale e sociale” che dava un certo fastidio alle stesse autorità delle repubbliche separatiste oltre che alle orecchie sensibilissime di Mosca.

Chi lo abbia fatto fuori, nel maggio del 2015, non si è mai saputo…

E, ancora in concreto, si consideri il carattere delle attuali operazioni militari in terra ucraina. Il borghese Putin si appella ai comandi delle forze armate ucraine perché detronizzino le marionette al governo, tratta per un cambio di regime con un personale politico ucraino meno indecente e di non prostituiti ai… partner occidentali. Ma certamente non si appella, nemmeno demagogicamente come potrebbe fare, alle masse, alla gente comune ucraina stremata dal saccheggio del paese perché si sollevi contro i banditi e le marionette a cui, potrebbe dire, i provvidenziali carri armati “fratelli” sono venuti per dare una mano. “Dare una mano” sì! Ma che la gente rimanga al suo posto. Tutto deve rimanere nel quadro della manovra di Stato. Non sia mai che sollevata “la rogna/questione” sociale e di classe in Ucraina essa si trasmetta in madrepatria…

Come ha notato un acuto osservatore (il serbo Marko Marjanovic che di “conduzione di guerra” se ne intende, ricordando quella di distruzione della Nato contro la Serbia ben diversa dalle attuali operazioni belliche russe): “la Russia vuole che la popolazione sia passiva”.

Proprio così: il borghese Putin, la borghesia russa vogliono che “la popolazione sia passiva”. Tanto in Ucraina che in Russia, esattamente il contrario della “linea Lenin” di ieri e di oggi.

Infine sull’amarissima vicenda del popolo ucraino.

L’invasione russa ha allargato il fossato preesistente di una innaturale divisione fra popoli fratelli in una porzione, non sappiamo se maggioritaria, di uomini e donne ucraini. Certamente una larga porzione. L’atto di forza russo ha compattato questa larga porzione se non la maggioranza degli ucraini attorno alle loro istituzioni nazionali, per quanto corrotte, indecenti e impresentabili esse siano. E la parte sana del popolo ucraino (esclusa quindi la minoranza di autentici minorati mentali “ucro-nazisti”) lo sa perfettamente essendo stremata da un tale osceno sistema di potere.

Questa parte sana della popolazione ucraina non può onestamente dire che la condizione di miseria materiale e morale in cui è stato ridotto e versa il paese “è causa dei russi” come viene instillato sistematicamente dalle cricche al potere e dal nazionalismo della borghesia ucraina, stracciona e prostituita. Può certamente accettare e addirittura “preferire” la reale prostituzione del paese ai padrini del mondo libero occidentali piuttosto che la convivenza con gli odiati fratelli russi.

Riconosciuta questa miserabile “libertà” occorre allora e conseguentemente dire che fra le conseguenze di una tale “libertà”, cioè la “libertà” di darsi in affitto all’imperialismo occidentale e democratico, vi è quella di essere stritolati nell’urto fra le grandi concentrazioni di forza capitalistica. E stritolato anche lo straccio di “indipendenza” formalmente acquisito.

Ben altro il posto per una reale libertà e dignità delle popolazioni di Ucraina. Esso si trova e può trovarsi solo nella Comune cioè nella lotta rivoluzionaria contro tutti i governi e le potenze di questo mondo e nell’instaurazione del suo potere. E’ nell’interesse anche della reale libertà e dignità ucraine che agli imperialisti occidentali sia sbarrata la strada e possibilmente cacciati via dalle terre ucraine, in unione in primo luogo coi fratelli naturali di classe russi. Sotto la bandiera di Lenin, per la rivoluzione mondiale, per l’instaurazione della Comune Universale. Per la Gemeinwesen cioè una reale Comunità Umana.

8 marzo 2022

NUCLEO COMUNISTA INTERNAZIONALISTA

Nota (1) A proposito della gestione russa del problema Covid 19 si vedano, fra le altre, le cronache puntuali e documentate di Edward Slavsquat. Alias Riley Waggaman, cittadino Usa auto-esiliatosi in Russia, voce davvero onesta e libera. Libera da censure e da auto-censure “patriottiche” a differenza dell’imbarazzo e della reticenza generali calati sulla materia da praticamente tutti gli accoliti patrioti di S.M. Russia. Ad esempio egli racconta (e documenta) come il governo russo, al pari di quelli occidentali, occulti gli “effetti collaterali” del vaccino Sputnik V, “il primo vaccino anti-Covid registrato al mondo” nell’agosto 2020 vantava la propaganda russa…


ALLEGATO

Lo Stalker Zone suona (suonava) certo la campana russa. Ebbene, a proposito dello stato dell’arte in terra ucraina il quadro straziante è proprio quello di cui riportiamo un frammento…

DA “Stalker Zone” 19 febbraio 2021 https://www.stalkerzone.org/oleg-tsarev-seven-years-after-maidan/


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Cioè, in Ucraina, possiamo dire, la deindustrializzazione sta volgendo al termine?
“Sì, ma all'epoca del crollo dell'Unione Sovietica, l'Ucraina era la quinta migliore economia d'Europa! Ora sta scivolando sempre più verso un potere agrario, e nella forma più primitiva, quando la lavorazione è minima e tutto viene semplicemente esportato all'estero. Vale la pena ricordare che i paesi che producono principalmente prodotti agricoli, in tutto il mondo, non solo non sono ricchi, ma trascinano un'esistenza miserabile ".

C'era molta rabbia riguardo alla legge sulla vendita dei terreni agricoli. Quali sono le conseguenze della sua adozione?
“I chernozem ucraini sono sempre stati interessanti per tutti. A causa loro, le guerre furono combattute, il sangue fu versato. E ora c'è l'opportunità di acquistarli per una miseria. Abbiamo 20 milioni di ettari di terreno agricolo. Ora hanno fissato un prezzo indicativo, $ 2000 per ettaro. In Europa, un ettaro di terreno agricolo - e non terra nera! - costa 50.000 €. Ciò significa che l'Ucraina potrebbe ottenere almeno un trilione di dollari per la sua terra, ma invece ne riceverà solo 40 miliardi. È solo una ridicola quantità di denaro che verrà consumata. Al massimo, consentirebbe alle autorità di stabilizzare un po 'la situazione per 2-3 anni. Ma l'Ucraina non apparterrà più agli ucraini ".

E chi compra questa terra?
“Inizieranno ad acquistarlo in estate. Cioè, la legge è stata adottata e la Corte costituzionale, che avrebbe potuto ribaltare questa legge, ma adottata incostituzionalmente, è stata dispersa. Di conseguenza, l'Ucraina sarà semplicemente lacerata e il popolo finalmente cadrà in schiavitù ".

E cosa succederà all'Ucraina quando gli americani e gli europei verranno lì?
“Per capire cosa accadrà, diamo un'occhiata a ciò che è adesso. L'Ucraina non ha censito da molto tempo, ma è possibile stimare la popolazione con metodi indiretti, attraverso il consumo di pane. Da un lato, minore è il tenore di vita (e continua a diminuire), maggiore è il consumo di pane. Le persone sostituiscono la carne e altri prodotti più costosi con il pane. D'altra parte, c'è ancora un limite alla quantità di pane che una persona può mangiare. E se contiamo su questo indicatore, la popolazione dell'Ucraina è ora di circa 20-25 milioni di persone (ed era di 52 milioni nel 1991).

Se tutto andrà come previsto dagli americani e dagli europei, la popolazione dell'Ucraina sarà ulteriormente ridotta. Non hanno bisogno di molte persone per coltivare i terreni agricoli. I vecchi moriranno, i giovani se ne andranno. A proposito, oltre alla lotta alla corruzione, Maidan ha avuto luogo anche sotto lo slogan del viaggio gratuito in Europa. Ma alla fine, non hanno ricevuto gratuitamente, ma semplificato, vale a dire, le persone partono con un visto turistico o senza visto e lavorano all'estero illegalmente.

Se si guarda al futuro, dopo la distruzione degli oligarchi ucraini e l'acquisto di beni, gli stranieri porteranno le loro banche in Ucraina per servire i loro affari in Ucraina. Ci sarà una situazione simile a quella degli Stati baltici, solo molto peggiore. Cioè, sembra che formalmente gli stipendi siano europei, le pensioni europee, ma la gente vivrà peggio di adesso. È peggio, perché ora i funzionari locali stanno resistendo a causa del fatto che è stato effettuato il decentramento del bilancio. Non ci fu federalizzazione, ma furono dati più soldi ai luoghi. Per questo motivo, i sindaci delle città salite al potere dopo Maidan operano con grandi budget e mantengono così la lealtà della popolazione ".

Nucleo Comunista Internazionalista

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