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Domenica 13 marzo, ore 10 – una iniziativa internazionalista contro la guerra in Ucraina

(11 Marzo 2022)

russia contro la guerra

Dopo la guerra NATO-Italia alla Jugoslavia del 1999, una nuova guerra è scoppiata in Europa: la guerra della Russia all’Ucraina. E come quella per distruggere la Jugoslavia, sta portando e porterà con sé violenza, lutti, devastazione, povertà, emigrazione forzata, distruzione dei legami affettivi, che ogni guerra porta con sé – con un carico di dolore aggiuntivo per le donne.

Condanniamo questa guerra senza se e senza ma, e ne chiediamo la fine immediata perché le sue finalità sono finalità di dominio e di sfruttamento. Ma va detto con chiarezza che gli Stati Uniti, la Nato e l’UE hanno fatto ciò che era in loro potere per spingere la Russia alla guerra attraverso una serie di azioni provocatorie: la massima tra tutte, portare i loro missili fino ai confini russi. E ora che la guerra è scoppiata, fanno il possibile per alimentarla attraverso l’invio di armi e “consiglieri” al governo Zelenski. Per i governi occidentali, gli ucraini debbono essere la loro carne da macello in quello scontro con la Russia che da due secoli sognano di vincere.

Il governo Draghi e i governi che l’hanno preceduto sono corresponsabili in pieno di questa tragedia. Mettendo a disposizione della NATO per il “fronte orientale” altri 1.500 soldati, attivando i droni Global Hawks da Sigonella, inviando “armi letali” al governo ucraino, varando sanzioni dure contro la Russia, scatenando a reti unificate una delirante campagna russofobica, hanno di fatto deliberato l’entrata in guerra dell’Italia. Secondo il solito stile ‘italiano’: si fa, senza dichiarare apertamente quello che si fa.

Del resto lo stato italiano semina guerre a scala globale: basta vedere dove sono le sue 29 missioni militari nel mondo, e come è cresciuta esponenzialmente la sua spesa bellica (+20% in tre anni).

Il SI Cobas, sindacato composto da lavoratori di 35 nazionalità, che ha l’internazionalismo nel suo dna, sente come suo dovere chiedere la cessazione immediata della guerra della Russia all’Ucraina, e dà la sua solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori ucraini direttamente colpiti da questa guerra, ai giovani e ai lavoratori che in Russia stanno manifestando contro la guerra.

Il nostro No alla guerra non ha nulla a che vedere con quanti denunciano la guerra della Russia per preparare la guerra contro la Russia e, domani, la Cina. Al contrario, è diretto prioritariamente proprio a denunciare e lottare contro il ruolo bellicista del “nostro” paese, delle “nostre” imprese, delle banche italiane, del governo Draghi, che stanno alimentando in Ucraina, in Mali e nell’Africa occidentale, in Medio oriente, in Asia (intorno alla Cina), una micidiale spirale di guerre – non esclusa una nuova guerra mondiale, di cui in questi giorni si è parlato apertamente come di una reale possibilità.

Come già è evidente a 10 giorni dall’inizio della nuova guerra, questa spirale porta con sé enormi danni all’economia, l’esplosione dei prezzi di gas, petrolio, grano, etc., con ricadute immediate pesantissime sui salari operai che vengono taglieggiati dall’inflazione, impoverimento di milioni e milioni di proletari/e, aumento vertiginoso delle spese belliche con l’automatico taglio delle spese sociali, veleni nazionalisti a tonnellate, utili solo a creare odio tra fratelli di classe, e un’ulteriore militarizzazione della società – il governo Draghi ne ha subito profittato per estendere lo “stato di emergenza” al 31 dicembre, e raccogliere i frutti di quel militarismo che da anni le istituzioni stanno seminando nelle scuole e nella società, prima e durante la pandemia.

Questa spirale può essere fermata solo da una forte mobilitazione di classe segnata in modo chiaro, inequivocabile, dall’internazionalismo. Qualche primo segnale è venuto dalle piazze dei giorni scorsi e dallo sciopero di oggi 8 marzo, nel quale le tematiche di genere e il no disfattista alla guerra sono camminati insieme. Ma le forze da mettere in campo debbono crescere, di molto, così come la loro determinazione e organizzazione. Ci sembra perciò indispensabile rivolgere un appello a tutti i lavoratori combattivi e alle forze, collettivi e singoli, che si pongono sul terreno dell’anticapitalismo e dell’internazionalismo in campo sindacale, politico e culturale per una riunione il cui scopo è comprendere a fondo le cause e le conseguenze di questa improvvisa accelerazione esplosiva delle contraddizioni del capitalismo globale, e ragionare sul “che fare”, in un confronto il più ampio possibile.

La riunione si terrà domenica prossima, 13 marzo, con inizio alle ore 10, su zoom al seguente link


meeting 6154963185


password 091651

10 febbraio

SI Cobas nazionale

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