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Morire in Afghanistan

Morire in Afghanistan

(29 Luglio 2010) Enzo Apicella
Altri due soldati italiani muoiono in Afghanistan

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Guerra in Ucraina. Discutiamone insieme

(12 Marzo 2022)

A Roma il 18 marzo presso l'Esc Atelier di San Lorenzo (Via dei Volsci 159)

esc e mobilitazione contro la guerra

Cos’è la guerra nel mondo al tempo della globalizzazione e del multipolarismo? Quali potrebbero essere gli effetti a lungo tempo della rottura operata da Putin? Cosa significa combattere contro la guerra in Ucraina e in Europa? Cosa vuol dire disertare la militarizzazione della ragione pubblica? Chi deve pagare il prezzo dell’economia di guerra fatta di inflazione, aumento delle spese belliche e razionamento energetico?

Non abbiamo risposte già pronte. Ma vogliamo parlarne insieme a tutte e tutti coloro che sentono l'esigenza di confrontarsi e approfondire fuori dagli schemi consolidati. Perché una cosa è certa: la guerra è tornata in Europa. La pace europea, già interrotta a Sarajevo e in Kosovo, viene cancellata da quanto sta accadendo in Ucraina. In una guerra che si somma alla crisi pandemica e rischia di generare effetti catastrofici di lunga durata.

L’invasione criminale ordinata da Putin e la barbarie che vede sempre più civili coinvolti non hanno giustificazioni possibili. Per comprendere quello che accade in un'area geografica e politica segnata da tensioni crescenti già prima del conflitto armato, però, è necessario mettere in prospettiva i fatti e le scelte degli ultimi 30 anni. Soprattutto per immaginare le condizioni di una nuova pace e di un assetto futuro che eviti altre guerre.

Per questo è necessario ricordare la devastazione neoliberale della Russia di Eltsin, adoratrice del Washington Consensus, e l’espansione della Nato, imposta all’Europa dagli Stati Uniti. Anche nei Paesi dell’Est Europa ed ex sovietici. Mai velata, d’altronde, la rabbia americana nei confronti della dipendenza europea, soprattutto tedesca e italiana, dal gas russo.

Ricordare, conoscere, non vuol dire giustificare. Eppure in Italia, con il governo Draghi zelante nell’invio di armi agli ucraini, il dibattito pubblico ha indossato l’elmetto. Tutti coloro che si oppongono alla guerra sono tacciati di fanatismo anti-americano o filoputinismo.
La congiuntura catastrofica nella quale siamo immersi ci impone il coraggio di pensare e agire. Se vogliamo essere incisivi, vanno però messi da parte automatismi, tic nervosi, scorciatoie. Alla luce della grande mobilitazione contro la guerra degli scorsi giorni vogliamo incontrarci per discutere insieme. Non un momento di discussione organizzativa, che in parte già esiste e la cui estensione si renderà presto necessaria, ma un’occasione di confronto che veda assieme collettivi, singoli, ricercatori e attivisti, chi semplicemente vuole combattere la catastrofe condividendo energie, conoscenze, proposte.


Ci vediamo a Esc, venerdì 18 marzo alle ore 17.

Esc Atelier

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