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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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(23 Marzo 2022)
Gli ambientalisti: «Rischiamo di pagare il triplo. Occasione persa per riscrivere il nostro futuro energetico»
Il governo federale belga ha deciso di consentire che i reattori nucleari di Doel 4 e Tihange 3 continuino a funzionare fino al 2035 per consentire al Paese di «Rafforzare la propria indipendenza dai combustibili fossili in questi turbolenti tempi geopolitici». Precedentemente, il governo di coalizione belga aveva accettato di eliminare gradualmente l’uso dell’energia nucleare entro il 2025.
Secondo un piano annunciato dal governo di coalizione belga nel dicembre 2021, i rewattori nuclrari Doel 3 e Tihange 2 saranno chiusi rispettivamente nel 2022 e nel 2023. I più recenti Doel 4 e Tihange 3 avrebbero dovuto essere chiusi entro il 2025. Ma poi ha chiesto alla Federaal Agentschap voor Nucleaire Controle- Agence fédérale de Contrôle nucléaire (FANC/AFCN) di prendere in considerazione l’estensione del funzionamento dei due nuovi reattori se un rapporto del gestore di rete Elia, pubblicato il 18 marzo, avesse dimostrato che la sicurezza dell’approvvigionamento energetico sarebbe stata compromessa dopo il 2025 senza l’energia nucleare.
Le centrali nucleari belghe rappresentano quasi la metà della produzione di elettricità del Paese e il Belgio non ha ancora stabilito come il Paese compenserà il deficit dovuto alla chiusura dei suoi reattori. Ptecedentemente, l’Elia aveva avvertito che entro la fine del 2025 saranno necessari almeno 3,6 GWe di nuova capacità termica.
A gennaio FANC/AFCN ha presentato al governo il suo “Piano B” per una possibile estensione del periodo operativo di Doel 4 e Tihange 3, dicendo che «Il funzionamento a lungo termine dei reattori è possibile dal punto di vista della sicurezza nucleare, sebbene con le necessarie modifiche normative e miglioramenti alla sicurezza degli impianti. Affinché il Piano B venga attivato, è fondamentale che il governo prenda una decisione chiara entro la fine del primo trimestre del 2022. Spetterà quindi al gestore delle centrali nucleari svolgere le proprie analisi e determinare se è disposto a fare gli investimenti necessari».
Il 18 marzo, il governo ha annunciato la sua decisione di consentire a Doel 4 e Tihange 3 di operare fino al 2035, permettendo il mantenimento di 2 GWe di capacità di generazione nucleare e in una nota ha spiegato che «Il ministro dell’energia e il presidente del Consiglio sono invitati a continuare le discussioni con la Commissione europea sull’impatto dell’estensione sul meccanismo di remunerazione delle capacità. Continueranno anche le discussioni con l’operatore Engie”.
Engie ha subio detto che lavorerà con il governo per «Sstudiare la fattibilità del funzionamento esteso delle due unità», Aggiungendo però che «La decisione di estendere la loro attività solleva significativi vincoli di sicurezza, normativi e di attuazione. Poiché ciò è imprevedibile e data la sua portata, questo presenta un profilo di rischio che va oltre la normale attività di un operatore privato».
Il governo ha ricordato che «Il progetto preliminare di legge per l’ampliamento del funzionamento del Doel 4 e Tihange 3 deve essere sottoposto all’approvazione del Consiglio dei ministri entro fine marzo, così come lo schema di regio decreto modificativo del regio decreto 30 novembre 2011 relativo alle norme di sicurezza per gli impianti nucleari. L’ampliamento dell’attività delle due centrali nucleari non dovrebbe escludere dal mercato la produzione di energia elettrica rinnovabile. Ecco perché si valuterà, tra l’altro, se le centrali nucleari possono essere utilizzate anche in caso di sovrapproduzione per rilanciare il mercato dell’idrogeno in Belgio».
Il governo federale belga ha anche annunciato investimenti per 1,1 miliardi di euro «Per dare una spinta alla transizione verso la neutralità climatica. L’biettivo degli investimenti nell’eolico offshore, nell’idrogeno, nell’energia solare e nella mobilità sostenibile è quello di accelerare l’indipendenza dai combustibili fossili».
In questi investimenti sono inclusi anche 25 milioni di euro nei prossimi 4 anni per piccoli reattori nucleari modulari e il governo di Bruxellres ha evidenziato che «Il Belgio ha una competenza leader nel campo delle nuove tecnologie nucleari e investirà in questo campo nei prossimi anni».
Inter-Environnement Wallonie (IEW), Greenpeace Belgique e Bond Beter Leefmilieu bocciano il pacchetto di misure sull’energia: «Questa è un’occasione persa per riscrivere il nostro futuro energetico. Abbiamo urgente bisogno di un nuovo patto nazionale per l’energia».
Jan Vande Putte di Greenpeace ha commentato: «Che questo governo voglia rimanere dipendente dall’energia nucleare in tempo di guerra e di aumento del rischio nucleare è inaccettabile. Anche in tempo di pace, le centrali nucleari rappresentano un rischio significativo con conseguenze incalcolabili, soprattutto in aree densamente popolate come il Belgio. Inoltre, un’eventuale estensione della vita dei reattori non ridurrà i prezzi elevati dell’energia, non migliorerà la sicurezza dell’approvvigionamento e difficilmente ridurrà il consumo di gas. Continueremo a opporci a qualsiasi ulteriore rinvio dell’eliminazione graduale del nucleare».
E le tre associazioni ricordano che la strada per il prolungamento dell’attività di Doel 4 e Tihange 3 è ancora lunga e incerta. Putte sottolinea che «Ci sono gli ostacoli legali e tecnici e ovviamente le trattative con Engie che, visto il contesto, non possono che portare a un cattivo affare per il contribuente. L’estensione della vita di due reattori nucleari e allo stesso tempo il finanziamento di nuove centrali elettriche a gas sarebbe un disastro per il clima, la sicurezza e i nostri conti pubblici. Rischiamo di pagare a tre livelli: sussidi ai combustibili fossili; i prezzi garantiti che senza dubbio saranno offerti a Engie; e la gestione di ulteriori scorie nucleari, il cui conto potrebbe benissimo essere caricato sulla collettività. Il prezzo dell’energia elettrica, invece, è fissato principalmente all’estero e una proroga lo ridurrà solo marginalmente»
Le organizzazioni ambientaliste si rammaricano per la debolezza delle altre misure proposte. Per Arnaud Collignon, responsabile del progetto energetico di IEW, «Le autorità sembrano incapaci di affrontare misure strutturali. Ci sono una serie di tabù che devono essere infranti per iniziare davvero la transizione energetica. Come possiamo affermare di voler ridurre la nostra dipendenza dal petrolio russo e mantenere un regime fiscale così vantaggioso sulle auto aziendali o sulle carte carburante? C’è un cambio di paradigma che deve avvenire e che non vediamo nascere nelle proposte avanzate».
Per Putte, «Questo “pacchetto” non risponde alla portata delle sfide geopolitiche, sociali e ambientali. Per uscire più forti da questa crisi e liberarci finalmente dal petrolio e dal gas, non abbiamo bisogno di niente di meno che di una nuova patto energetico tra i governi federale e regionali che mette il nostro Paese sulla strada di un sistema energetico forte, sociale e sostenibile. Per questo possiamo prendere ispirazione dalla Germania che, solo pochi giorni dopo l’invasione russa, ha presentato un piano chiaro per investire massicciamente nella diffusione delle energie rinnovabili».
IEW, Greenpeace e Bond Beter Leefmilieu, concludono: «In attesa di un patto energetico nazionale, oggi dobbiamo ridurre il nostro consumo di combustibili fossili. Nei giorni scorsi sono state lanciate diverse proposte, anche dall’International energy agency, che avrebbero effetto immediato e sono anche finanziariamente vantaggiose. Ecco le prime 5: Ridurre il prezzo dei biglietti di treno, tram e autobus; Fine dei sussidi e della miscelazione obbligatoria dei biocarburanti; Ridurre la velocità massima in autostrada a 100 km/h; Abolire i voli a corto raggio a favore di alternative ferroviarie; Tele-lavoro quando possibile fino a 3 giorni a settimana e adottare altre misure per ridurre il resto dei Km fatti in auto».
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