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Piani di guerra e lotta per la pace

(23 Marzo 2022)

scintilla

Le contraddizioni interimperialiste - acuitesi in tre decenni di corsa a est della NATO, con decine di guerre di rapina - si sono convertite in guerra per la spartizione del mondo e delle sfere di influenza.

Gli stati belligeranti per ora sono Russia e Ucraina, mentre cresce la febbre bellica nel continente che è stato al centro di due conflitti mondiali.

Era possibile evitare lo scontro? Si, ma l’imperialismo USA ha volutamente sacrificato la pedina ucraina (compensata con 13,6 mld di dollari di “aiuti”) per impantanare le truppe putiniane nell’”Afghanistan europeo” e indebolire la Russia con le sanzioni.

I briganti yankee in declino storico, per evitare i rischi di una guerra simultanea su due fronti con Russia e Cina, hanno spinto Mosca in un conflitto sanguinoso e logorante, impegnando gli alleati europei sul fronte orientale. Ciò permette loro di concentrare il grosso delle forze nell’Indo-Pacifico contro il rivale principale, il socialimperialismo cinese, creando le condizioni per un aumento degli attriti fra Russia e Cina in Asia. L’Ucraina è il perno di questa strategia banditesca.

La Russia imperialista è un attore essenziale della guerra reazionaria che si combatte dal terreno al cyberspazio. Il revanscismo tardo-zarista mira alla neutralizzazione dell’Ucraina, al controllo del Donbass e del Mar Nero. Ma la retorica antibolscevica di Putin non funziona. Lo scarso consenso interno alla guerra può trasformarsi in opposizione, mentre in molti paesi, fra cui il nostro, cresce il rifiuto delle avventure militari.

La borghesia italiana, abbandonate le velleità di mediazione diplomatica, si è precipitata sul carro USA sperando di ricavare una parte del bottino di guerra.

Il coinvolgimento della macchina da guerra della NATO, e perciò dell’Italia, nel conflitto è un pericolo gravissimo. Intanto le spese militari si moltiplicano.

Il costo di questa guerra sarà pesante e interamente scaricato sulle spalle delle mase lavoratrici.

La situazione pone urgenti problemi da risolvere al proletariato, se non vuole finire in uno stato di totale subalternità alla borghesia, di impotenza politica.

Gli operai ora possono vedere meglio in quale fossato li ha gettati la politica collaborazionista e divisiva dei dirigenti politici e sindacali, riformisti e opportunisti.

Far convergere tutte le resistenze alla guerra, mettere insieme le forze per la lotta contro i guerrafondai imperialisti e reazionari è il compito dell’ora.

Non è troppo tardi per fermare la politica di guerra. Per farlo c’è una sola via: l’unità di lotta della classe operaia.

Lottare per la pace vuol dire assestare duri colpi al governo della rovina nazionale, dei finanzieri e dei magnati dell’industria che derubano e ingannano i lavoratori.

Vuol dire affrontare nei posti di lavoro, nei territori, nelle piazze, la borghesia e i suoi agenti che continuano nella loro politica di disintegrazione e divisione del movimento operaio.

Vuol dire tenere a mente gli insegnamenti della Rivoluzione socialista d’Ottobre e lavorare instancabilmente per ricostruire il Partito leninista.

Da “Scintilla”, n. 122 – marzo 2022

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