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La Cina è vicina

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(17 Agosto 2010) Enzo Apicella
Il prodotto interno lordo cinese ha superato quello del Giappone, ed è secondo solo a quello degli Usa

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PER UN 25 APRILE DI “NUOVA” LIBERAZIONE, PER UN 1° MAGGIO DI SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE E INTERNAZIONALISTA

IL 20 MAGGIO 2022 PROCLAMATO DA SINDACATI CONFLITTUALI (Usi il 22 aprile) SCIOPERO GENERALE E SOCIALE PER L’INTERA GIORNATA…

(25 Aprile 2022)

COMPA’, ‘AIZAMM’ A CAPA (alziamo la testa)

comunicatousi

Siamo alla vigilia del 25 aprile, il primo dopo la fine dello “stato di emergenza”, ancora in fase di pandemia e di parziali restrizioni, ma si torna nelle piazze, con uno scenario di guerra e di ulteriori sacrifici, richiesti alle classi lavoratrici e ai settori popolari impauriti, impoveriti e indeboliti, da due anni di emergenza e di crisi, con solo alcune sacche di resistenza nel Paese, al condizionamento di massa operato, per abituarci meglio a ogni evenienza futura e a ulteriori limitazioni e penalizzazioni autunnali, nuovi contagi, guerre o calamità “naturali”...
Per noi autorganizzati-e e aderenti all’Unione Sindacale Italiana, il 25 aprile non è mai stato un rituale sterile e facciamo nostro l’antico motto “l’antifascismo è nostro E NON LO DELEGHIAMO”. La nostra storia e quella del movimento operaio e sindacale, ha visto i nostri predecessori, dall’esperienza di sostegno degli ARDITI DEL POPOLO del 1920-21, fino alla difesa anche fisica e militare, delle sedi sindacali, delle camere del lavoro e delle case del popolo, dalla barbarie fascista fomentata da industriali e imprenditori italici e stranieri, dai latifondisti, con l’appoggio delle guardie regie e dell’esercito, fino alla dichiarazione del 7 gennaio 1925 del prefetto di Milano su ordine dell’allora capo del governo (Benito Mussolini) di scioglimento “..per non più ricostituirsi” , con migliaia di nostri aderenti e dirigenti uccisi, incarcerati, al confino o costretti all’esilio. Il nostro contributo alla resistenza antifascista, in Spagna nel 1936 e poi con quella clandestina in Francia e in Italia, alla guerra di liberazione nazionale dal nazifascismo, assieme ad altre componenti ci porta a valutare che OGGI, nel 2022, tale opera di LIBERAZIONE NON E’ ANCORA TERMINATA, nonostante alcuni principi materiali e ispiratori siano inseriti anche nell’attuale Costituzione repubblicana e che richiede, da parte delle classi lavoratrici in Italia come in Europa e nel mondo, una continua e costante attività di sensibilizzazione, informazione, collegamento delle lotte, rafforzamento sui posti di lavoro e sui territori delle struture sindacali combattive e autorganizzate, nelle grandi città come nei piccoli centri, con la pratica dell’AUTORGANIZZAZIONE SINDACALE E SOCIALE, DELL’AUTOGESTIONE COME PRATICA COSTANTE, DELL’AUTOFINANZIAMENTO E DELLA SOLIDARIETA’, in Italia e a livello internazionale, fedeli a quei principi dell’Association Internationale des Travailleurs, in sigla Ait che dalla seconda metà del XIX secolo ha animato generazioni intere di lavoratrici e lavoratori, di sfruttati e di oppressi, verso quella “EMANCIPAZIONE che o sarà opera di lavoratori (e lavoratrici) o non sarà”. Lo stesso diciamo per non confondere, in modo approssimativo e grossolano, la nostra resistenza al nazi-fascismo, con quello spacciato oggi, nella guerra in Ucraina (dove la componente nazionalitaria è forte, quasi quanto il desiderio genuino di pace della popolazione ucraina, come di quella russa, scesa a decine di migliaia per protestare contro le mire di Putin d ricostruire la “grande Russia”), con analogie che oltre al revisionismo storico, genera confusione e approssimazione anche nella oggettiva ricostruzione storiografica e di contesto, tra i due fenomeni, la Resistenza italiana e quella analoga in Europa al nazifascismo e ai regimi totalitari, con quella oggi praticata in Ucraina durante la guerra ancora in corso.
IL NOSTRO ANTIFASCISMO, NON LO DELEGHIAMO, né alle istituzioni statali né ai sostenitori del “volemose tanto bene, perché gli italiani sono brava gente” e siamo ben consapevoli che grande sarà l’opera di mantenimento della memoria storica, del sapere critico e collettivo sui fatti e sulle condizioni materiali, economiche e sociali che portarono alla dittatura fascista e al lungo processo, per noi non ancora concluso, della vera LIBERAZIONE, economica, sociale e culturale dallo sfruttamento e dall’oppressione, come del resto ci siamo battuti sulle restrizioni di questi due anni di stato di emergenza e di pandemia, persino alle elementari agibilità e diritti costituzionali. QUINDI IL 25 APRILE 2022, SARA’ UNA TAPPA DI QUESTO LUNGO PERCORSO, COME PURE IL 1° MAGGIO, NON E “LA FESTA DEL LAVORO”, buona per CONCERTI E COTILLONS (e il giorno dopo si torna peggio di prima), MA LA GIORNATA DI SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE E INTERNAZIONALISTA, nella lunga marcia verso la LIBERAZIONE ED EMANCIPAZIONE TOTALE DELLE CLASSI LAVORATRICI E DEI SETTORI POPOLARI SFRUTTATI, dal capitalismo e dal dominio totalitario, che vorrebbe controllare le nostre vite e condizionarle allo sfruttamento perenne delle persone della natura, oramai profondamente inquinata e devastata, per il profitto di pochi a danno dei tanti e tante.
OLTRE ALLE INIZIATIVE DI SENSIBILIZZAZIONE E DI INFORMAZIONE ALTERNATIVA, pure fondamentali e necessarie che non possono essere delegate a pochi esperti o a qualche sparuto gruppo di “intellettuali”, ma che deve diventare pratica estesa e di massa, PER MANTENERE VIVA E ATTUALE LA MEMORIA STORICA, SERVE DARE UN SEGNALE DI RISCATTO, DI VERIFICA DELLA VOLONTA’ DI PROSEGUIRE LE LOTTE QUOTIDIANE SUI POSTI DI LAVORO E SUI TERRITORI, CON UNA GIORNATA RIUNIFICANTE DI LOTTA E DI SCIOPERO “GENERALE E SOCIALE”, che coinvolga chi lavora nel pubblico impiego privatizzato, con chi è usato nei tanti servizi e attività esternalizzate e liberalizzate, con le categorie del settore privato e cooperativo, con precari e soggetti sociali sfruttati, GIORNATA CHE E’ INDIVIDUATA NEL 20 MAGGIO, come data scaturita da un’assemblea nazionale svoltasi a Milano il 9 aprile (il 20 maggio, è il 52° anniversario dell’entrata in vigore della legge 300 1970, lo “Statuto dei Lavoratori” che molte componenti anche di governo e di stampo formalmente “democratico”, vorrebbero profondamente revisionare se non eliminare del tutto, visto che ancora rappresenta un baluardo normativo di fonte costituzionale e di tutela internazionale, sui posti di lavoro a nostro favore, che comunque dobbiamo difendere e migliorare, se i rapporti di forza ce lo permettessero), dove IL CONTRASTO ALLE GUERRE E ALLA TENDENZA CONSOLIDATA DELL’AUMENTO DELLE SPESE MILITARI, a scapito di quelle sociali, SI DOVREBBE SALDARE E COLLEGARE ALLE LOTTE PER ADEGUAMENTI SALARIALI, alla generalizzazione delle tutele per L’ISTRUZIONE e la realizzazione concreta del DIRITTO ALLO STUDIO (dove si assiste in questi ultimi anni, al fenomeno dell’abbandono scolastico, dell’analfabetismo di ritorno se non quello strutturale, alla scuola e all’università con sbarramenti culturali e basati sul censo e sul reddito, con barriere per chi è disabile), PER LA SANITA’ PUBBLICA E DI MASSA, la prevenzione sanitaria e socio assistenziale per tutti-e, LA PIENA TUTELA E APPLICAZIONE DELLA SALUTE SUL – DEL LAVORO, SUI POSTI DI LAVORO E DELLA SICUREZZA AMBIENTALE (dove in Italia, stanno aumentando di nuovo morti e infortuni, invalidi sul lavoro, anche sui dati accertati più bassi di quelli reali), PER LA FINE DELLE DISCRIMINAZIONI “DI GENERE”; per la fruibilità di servizi e “beni comuni” oltre a istruzione e sanità, a costi calmierati e contenuti, su trasporti, energia, formazione e aggiornamento, rilanciando una programmazione e pianificazione di lavori ecosostenibili e con fonti energetiche rinnovabili, fino al ripristino delle libertà e agibilità sindacali, di nuovo tendenti alla restrizione ad un oligopolio in contrasto con quel pluralismo sindacale sostenuto dai nostri padri costituenti e dalle menti più aperte nel pianeta, del secolo scorso. Serve restare coerenti con quanto insegnato ai braccianti a giornata e ai contadini da Giuseppe Di Vittorio, di non togliersi il cappello quando passava a cavallo il padrone latifondista, o degli operai e operaie delle grandi fabbriche del XX secolo, quelle ancora non delocalizzate, di non piegarsi al regime da caserma imperante e alla precarietà lavorativa per le giovani generazioni o per quelli ritenuti meno “produttivi” dopo tanti anni di lavoro salariato, con licenziamenti mascherati da ristrutturazioni e riorganizzazioni aziendali, o con processi di accesso ai luoghi di lavoro sottoposti al regime clientelare, della raccomandazione e della sottomissione già dalla fase di preparazione scolastica, con tanto di morti come avvenuto nei cantieri scuola lavoro o nell’alternanza scuola lavoro ”della “buona-scuola- di-renzi” con la famigerata Legge 107/2015. Anche qui, questo movimento da sviluppare e far consolidare, si può riassumere con un antico slogan “COMPA’…AIZAMM’A CAPA”, cioè rialziamo la testa per lottare per i nostri diritti e condizioni materiali, facciamolo assieme e in tanti-e, ne abbiamo ancora le possibilità concrete.
IL 20 MAGGIO 2022, E’ UNA BUONA OCCASIONE PER FARLO, ribadendo che le guerre non sono mai state elemento di favore per le classi lavoratrici, ribadendo la nostra SOLIDARIETA’ A LAVORATRICI E LAVORATORI, alle popolazioni di UCRAINA, MA ANCHE DI RUSSIA E BIELORUSSIA, trascinate in eventi bellici dai rispettivi governi e potentati economici e che l’unica VERA PACE NON E’ QUELLA SOCIALE DELL’AZZERAMENTO DI DIRITTI E LIBERTA’,MA QUELLA CHE SI COSTRUISCE COSTANTEMENTE, PER ARRIVARE AD UNA SOCIETA’ SENZA SERVI E PADRONI, SFRUTTATI E SFRUTTATORI, AD UN MODELLO ECONOMICO DI PRODUZIONE PER LA RIPARTIZIONE E LA SOCIALIZZAZIONE, A OGNUNO SECONDO I PROPRI BISOGNI E IN BASE ALE SUE POSSIBILITA’…ANCHE QUESTA E’ LA SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE CHE CI INTERESSA SOSTENERE, SVILUPPARE E OTTENERE.

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