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(10 Ottobre 2011) Enzo Apicella

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(Di lavoro si muore)

PER FAVORE NON CHIAMATELE MORTI BIANCHE!

28 APRILE 2022, GIORNATA MONDIALE SU SICUREZZA SUL LAVORO: un contributo e comunicato da Usi nazionale

(27 Aprile 2022)

Un contributo dell'Usi Unione Sindacale Italiana fondata nel 1912, tratto da “Lotta di Classe” di aprile 2022 e a cura di Claudia Santi (segretaria generale Nazionale USI)

comunicatousi

Per favore non chiamatele morti bianche! Sono morti nere come la coscienza di chi, per non rinunciare a qualche fetta di profitto, taglia sulla sicurezza considerandola un costo improduttivo. E intanto il numero degli incidenti sul lavoro continua ad aumentare. Nel 2021 sono stati 1.221 i morti (dati INAIL). Dall’ inizio dell’anno, gli incidenti mortali sui luoghi di lavoro sono 279: ben 11 di questi si sono verificati tra il 22 e il 25 marzo. Con questo trend, si prevedono oltre 1000 morti sul lavoro entro la fine dell’anno. C’è poi da considerare tutto il lavoro nero e il lavoro sommerso, che in Italia, ha una notevole incidenza, e per il quale non esistono né numeri, né stime neanche approssimative.

Secondo i dati pubblicati dall’INAIL relativi al mese di gennaio 2022, le denunce di infortunio trasmesse all’istituto sono state 57.583 (+ 47% rispetto a gennaio 2021 e + 23,9% rispetto a gennaio 2019). Il numero degli incidenti sul lavoro che hanno coinvolto lavoratrici ha subito un incremento del 61,9%, mentre quello che ha coinvolto lavoratori è aumentato del 34% (degli infortuni tra i giovanissimi abbiamo trattato nel numero di dicembre 2021). Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale registrate nel mese di gennaio 2022 sono state 46, quasi l’11% in più rispetto a quelle registrate nel primo mese del 2021. L'analisi territoriale evidenzia un incremento delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: l’incremento più marcato è relativo all’area del Nord-Ovest (+79,7%), a seguire il Sud (+53,5%), il Centro (+36,6%), le Isole (+32,0%) e il Nord-Est (+22,0%). L’INAIL ha registrato anche un aumento dei casi di infortunio in itinere che sono quasi raddoppiati, passando da 7 a 13 nel solo mese di gennaio. Uno dei settori in cui si muore di più è quello della manutenzione, a causa del carattere fatiscente delle strutture e delle infrastrutture. Il 21 marzo scorso, un operaio ha perso la vita, mentre lavorava alla manutenzione di un palo del telefono a Fagnano Olona (Varese): il palo telefonico si è spezzato e ha ceduto, provocando la caduta dell’operaio da un’altezza di oltre quattro metri.

A questa triste contabilità si aggiunge il rapporto sui decessi da Covid: dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 28 febbraio i contagi sul lavoro da Covid-19 segnalati all’INAIL sono 229.037, pari a oltre un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e all’1,8% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data. I casi mortali da Covid-19, denunciati da inizio pandemia, sono 835. La maggioranza delle infezioni di origine professionale riguarda le donne: la percentuale delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi denunciati si attesta, infatti, al 68,3%. I comparti produttivi del trasporto e del magazzinaggio hanno registrato nel corso del 2021 e nel primo bimestre del 2022, incidenze di contagi professionali maggiori rispetto al 2020: in particolare, il magazzinaggio a gennaio 2022 conta anche il numero più elevato di denunce da inizio pandemia (quasi 2.900 casi). La provincia in cui si registra il maggior numero di contagi professionali nell’ultimo mese di rilevazione (febbraio 2022) è quella di Roma. Questi numeri stanno ad indicare che è venuto a mancare o che è stato carente il sistema delle misure preventive, prima di tutto le misure di igiene e sanificazione.

E mentre mass media e governanti ci invitano calorosamente alla commozione per i “gloriosi caduti” nella difesa delle città dell’Ucraina, la strage sui posti di lavoro continua incessante nel silenzio generale, perché una morte sul lavoro non fa notizia né audience e non attrae proventi dalla pubblicità. LA SALUTE NON E’ UNA MERCE, LA SICUREZZA SUL LAVORO NON E’ UN “COSTO” DA RIDURRE, ELIMINARE PER MANTENERE MARGINI DI PROFITTO.

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