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(27 Maggio 2022)
Ennesima assoluzione dei managers Pirelli di Milano per la morte per amianto di 28 operai
Come previsto (l’avevamo già scritto l’11 marzo) il Tribunale di Milano ha assolto in 2° grado, ieri 26 maggio 2022, 9 managers della Pirelli di viale Sarca (Milano), imputati di omicidio colposo per la morte di 28 operai dello stabilimento morti per patologie da amianto.
I 9 dirigenti erano già stati assolti con formula piena in 1° grado dalla giudice Annamaria Gatto perché “il fatto non sussiste” e perché “il fatto non costituisce reato”, motivazione ripresa ieri per assolverli nuova-mente.
Nel tribunale di Milano - V sezione - sono stati celebrati diversi processi (Breda, Pirelli, Scala di Milano ecc. solo per ricordarne alcuni) per l‘omicidio di centinaia di lavoratori, morte causata dall’esposizione all’amianto, cancerogeno ben noto fin dai primi del ‘900 e usato nelle fabbriche a man bassa dato il suo basso costo.
Eppure NESSUNO E’ STATO, nessuno è colpevole.
La V sezione del Tribunale di Milano ribadisce così che uccidere gli operai nel nostro paese NON è reato: una strage senza colpevoli in un paese che al danno aggiunge la beffa, e soprattutto la vendetta, per aver osato “disturbare il manovratore” – in questo caso i managers di una multinazionale come la Pirelli - chie-dendo uno straccio di giustizia e dove le parti civili (il nostro Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, Medicina Democratica, AIEA Associazione Esposti Amianto, Camera del Lavoro) in questo caso) si vedono condannate a pagare le spese processuali.
Una volta di più in Italia, paese “libero e democratico” che si arroga il diritto di dare lezioni sui diritti umani, il “mercato”, o meglio il profitto dei padroni, vale di più della vita dei lavoratori, che sono coloro che co-struiscono la ricchezza del nostro Paese.
Sulla loro pelle e sul loro sangue: in questi primi mesi del 2022 sono già 182 i morti sul lavoro, senza conta-re gli “incidenti” che avvengono per il mancato rispetto delle misure di sicurezza, per l’aumento bestiale dei ritmi di lavoro, per la totale indifferenza verso la salute e la vita dei lavoratori.
Salvo poi vedere le istituzioni versare lacrime da coccodrillo sui corpi senza vita e giurare che non deve succedere mai più. Eppure continua a succedere, non cambia nulla e non c’è mai un colpevole.
Questa è la giustizia dei padroni, che ribadisce che il profitto viene prima di tutto, anche della vita e della salute di lavoratori e cittadini.
Non lacrime ma lotta. Spetta solo a noi – operai, lavoratori, familiari, cittadini – gridare forte che non vo-gliamo più morire per il profitto di pochi; spetta solo a noi unirci, organizzarci e lottare contro questa piaga perché nessuno – e questa vicenda lo dimostra una volta di più – ci darà giustizia: la legge non è uguale per tutti e per i padroni c‘è l’impunità, ribadita ancora una volta dai tribunali dello Stato.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
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