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L'angoscia dell'anguria

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(24 Luglio 2013) Enzo Apicella

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In marcia per il socialismo del XXI secolo

(4 Giugno 2022)

Pubblichiamo questo breve commento all'ennesima uscita di C. Formenti, non tanto per la profondità delle sue teorizzazioni, quanto perché sono esemplificative di un “atteggiamento” e di un percorso teorico-politico diffusi nella cosiddetta sinistra, che per di più si pretende alternativa al capitalismo.
Formenti è riuscito a percorrere tutte le strade possibili della controrivoluzione proletaria approdando al keynesismo, nemmeno tanto di sinistra. Parabola che molti presunti marxisti hanno percorso, con mille variazioni sul tema, ormai da parecchi anni. Oggi, in una fase di crisi permanente, di mancanza di significativi episodi di ripresa della lotta di classe, di guerre che trascinano il proletariato (Russia Nato-Usa Ucraina ) sul tragico palcoscenico della barbarie imperialista, c'è il proliferare di personaggi che intasano le soffitte delle analisi di Marx per sostituirle con pseudo pensieri "rivoluzionari" che alla fine lasciano le cosa come stanno. Capitale da una parte, proletariato dall'altra con la solita utopistica pretesa di arrivare al comunismo con percorsi politici tra l'assurdo e l'incredibile. Le vie della controrivoluzione sono infinite, la strada per il comunismo è una sola: lotta di classe per l'abbattimento del capitalismo, condizione necessaria per la costruzione della nuova società senza classi e senza sfruttamento.

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L’ammirazione per le… acute riflessioni economiche di Keynes non ha freni fra chi - direttamente o indirettamente – si è posto a servizio del capitale, “socializzandolo”! Per esempio, nei commenti che Formenti dedica alla costruzione di un socialismo del XXI° secolo (sull’ospitale pulpito stalinista di Sinistra in rete ), ritroviamo la presenza del baronetto inglese al quale si deve niente di meno che – essendo il capitalismo invaso da troppi “spiriti animali” – la soluzione di un intervento dello Stato costantemente rivolto ad assicurare sia la piena occupazione e sia un’equa distribuzione di reddito…

Keynes avrebbe infatti “dimostrato la possibilità di idonee misure di intervento pubblico”… capaci di “stimolare gli investimenti da parte delle autorità di governo centrali e locali”, necessariamente con un “disavanzo del bilancio dello Stato” (il cosiddetto deficit spending). Il lavoro (si intende quello “salariato”…) posto sempre come “fondamento della dignità umana”… I canoni della “razionalità ed etica capitalistiche” vanno rispettati.

Sarebbe così imboccata la via verso una civiltà completamente “altra”, con un progetto (quello di Keynes) non solo di natura economica, ma anche “politico, sociale e morale”; si guarda ad un “sistema misto” in cui lo Stato esercita un controllo centrale dell’economia programmando e pianificando l’attività generale, con una “iniziativa privata disciplinata nell’interesse della comunità…”.

Nel solco di questa visione, a base di edulcorati aperitivi idealisti, ci si chiede in che misura questa lettura radicale delle teorie keynesiane possa essere considerata “rivoluzionaria”. Ma bisogna prima intendersi sul termine delle riforme considerate strumento per agevolare la transizione al socialismo, col potere economico rigorosamente stretto nelle mani del capitale. Ma i pensieri del nostro Formenti sono tutti circoscritti attorno ad un possibile processo di transizione al socialismo salvaguardando alcuni presupposti di questo tipo: innanzitutto la durata sarà lunghissima e soprattutto “potrà convivere con il mercato”. Si avranno quindi, di nuovo, “i caratteri di un’economia mista“, facendo contenti borghesi e proletari, anche se sempre differenziati come classe... Per il “Formenti-pensiero” la questione non riguarderebbe tanto il programma quanto “i mezzi per attuarlo”. Qui entra in scena la Cina, idolatrata dal Formenti, la quale ci insegnerebbe la possibilità di “espropriare i capitalisti del potere politico senza espropriarli di quello economico” ricorrendo semplicemente ad un “regime guidato da uno stato-partito comunista”. E perciò una via che solo i “comunisti”, nella versione prima stalinista e poi maoista, possono imboccare e… marciare verso una nuova civiltà!

DC

leftcom.org

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