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SUL BESTIALE LOCKDOWN IN CINA/SHANGHAI

Dentro la guerra mondiale in fieri

(3 Giugno 2022)

Dobbiamo esprimerci con la maggiore chiarezza possibile sul feroce lockdown imposto dal 28 di marzo a Shanghai, o meglio sulle questioni di ordine generale sollevate da questo feroce e alquanto scabroso lockdown. Anche e se non altro perché una tale draconiana imposizione è possibile che sia una sinistra premonizione di quello che ci aspetta nei prossimi mesi, scaduto il tempo della libertà vigilata e provvisoria ora concessaci nel laboratorio-Italia. Shanghai/Cina: de te fabula narratur… “de te” cioè di tutti noi. Anche e se non altro.
E’ vero che il lockdown di Shanghai è stato anticipato, sul finire del 2021, da quello altrettanto brutale di Xi’an (la città dove si trova la meraviglia dell’”esercito di terracotte”) ma il blocco della megalopoli sul delta del grande Fiume Azzurro-Yangtze ha una portata specifica e maggiore, Shanghai rappresentando non “semplicemente” un centro nevralgico per il capitalismo cinese ma assolutamente un centro nevralgico del capitalismo mondiale. (1)
Passati oltre due mesi, la morsa comincia ad essere allentata e il ritorno “alla normalità” previsto dalle autorità per l’inizio giugno. La situazione è così descritta (da Nbc news 17 maggio):
“Più persone sono state autorizzate a uscire dalle loro case questa settimana, con alcuni jogging e dog sitter avvistati. Un uomo è stato visto pescare nel fiume Shanghai. Ma intorno a molti complessi residenziali sono rimaste alte recinzioni e non c'erano quasi auto private per le strade e la maggior parte delle persone era ancora confinata nelle loro case”.
Quello che si dice un “cauto ottimismo”: “Un uomo è stato visto pescare nel fiume”! Confessiamo la nostra vicinanza umana a questo temerario che osa sfidare “il terribile virus” (e, forse, le forze dell’ordine costituito) vivendo, cioè andando a pesca.
Sull’esempio di Shanghai la bestiale cioè la disumana politica cosiddetta di “zero Covid” imposta dal governo è stata replicata in seguito ad altre città della Cina. Alla data 29 aprile (secondo le info di Rainews) erano 46 le città sottoposte a forme di parziale o totale lockdown, coinvolta la vita di 343 milioni di persone e, come informa la Société Générale, coinvolti gli affari di un insieme di provincie che rappresentano l’80% del Pil cinese. (https://www.rainews.it/articoli/2022/04/covid-cina-sono-46-le-citta-in-lockdown-pechino-corre-ai-ripari-test-di-massa-e-scuole-chiuse-6529b3da-94bb-4797-a28f-48e4e531a15c.html)
Vita degli esseri umani e vita del capitale: inesorabile relazione, inesorabile dato di fatto. Un dato di fatto, una relazione, una prigione da cui – poco ma sicuro - non si scappa e non si può scappare, tanto per quelli della Société Générale e simili che… per quelli del PCC e simili.
Sembrava che la lotta anzi la guerra (la “guerra di popolo” come definita dal governo cinese) per mettere sotto controllo e debellare la malattia Covid-19 fosse stata vinta, e “la via cinese” dimostrazione esemplare della superiorità del “modello sociale” cinese rispetto alla disastrosa gestione della pandemia attuata specie nel cosiddetto Mondo Libero.
Sembrava che “l’esemplare” lockdown di Wuhan, 76 giorni di ferrea chiusura dal 23 gennaio al 8 aprile 2020, avesse effettivamente segnato la vittoria “della guerra popolare alla Covid 19” e giustificata l’orgogliosa rivendicazione espressa dal presidente Xi Jinping già nel settembre dello stesso anno in sede di premiazione “degli eroi” di tale vittoriosa “guerra popolare”: “I risultati avuti contro la Covid-19 testimoniano il successo del PCC e del sistema socialista cinese e dimostrano unità e solidarietà di partito e popolo”.
Sono passati due anni e il bestiale lockdown di Shanghai viene a dimostrare invece che le cose sono assai più complicate, che la guerra è più complicata e “di lunga durata” e dura da vincere.
La guerra, già: ma, in primo luogo, di che guerra effettivamente si tratta?
Si tratta, come da versione ufficiale, della guerra “sanitaria” contro il virus più maligno del previsto e più del previsto “di lunga durata” che si intende “esemplarmente” sradicare tramite la disumana politica di “zero Covid” ? Oppure ci sono di mezzo anche e invece tensioni, lotte e faide interne al partito guida PCC che riflettono quindi tensioni sociali e politiche interne alla società borghese e capitalistica cinese? Oppure ancora, il lockdown è una operazione di guerra vera e propria cioè un episodio della guerra mondiale in fieri nella quale ci troviamo, la Cina dovendo confrontarsi a tutti i livelli con una sempre più minacciosa pressione imperialista del Mondo Libero-“Occidente collettivo” sotto la guida della potenza egemone americana? (2) O un incrocio di questi e di altri motivi ancora. In ogni caso è il fatto dell’applicazione di una ferrea politica di controllo e disciplinamento sociale su centinaia di milioni di uomini trattati comunque come soggetti passivi e cavie umane. O no?
Questo è il punto su cui riflettere. Si potrebbe dire e obiettare che i militanti del Partito che con inflessibile zelo e rigore fanno rispettare le disposizioni e l’ordine e senz’altro la stessa larga maggioranza della popolazione che accetta le bestiali restrizioni, non siano affatto cavie umane ma soggetti partecipi, in maniera più o meno convinta e cosciente, ad un necessario sforzo collettivo, patriottico, “anti-imperialista” e persino “rivoluzionario”.
Non ci basta allora di dire che le proteste degli abitanti (senza dubbio una minoranza, al momento anche esigua minoranza) reclusi di Shanghai sono “legittime proteste” come abbiamo letto in un pregevolissimo documento fatto da una bravissima compagna. (3) Concedere che esse siano “legittime” cioè che le minoranze “protestatarie” non debbano essere considerate altro che come un branco di “irresponsabili” e/o “nemici del popolo” e “contro-rivoluzionari”, significa dire poco e nulla.
Basterebbe, per esempio, che un papavero di quelli alti del PCC o più modestamente uno dei tanti “multipolaristi” e “campisti” nostrani animati da sincero e genuino spirito “anti-imperialista” dicesse e dimostrasse che le draconiane misure imposte dal governo cinese si spiegano e si giustificano come operazioni (di guerra) necessarie per respingere la pressione e l’aggressione della potenza imperialista egemone e dell’”Occidente collettivo”, basterebbe questo per far vacillare la concessione della patente “di legittimità” alle proteste di Shanghai (focolai di protesta che si sono estesi anche a Pechino).
Ci si potrebbe dire: “Che! forse, il fine (patriottico e anti-imperialista) non giustifica i mezzi, fossero pure quelli bestiali dei lockdown di cui parliamo”?
Appunto questa è una questione di principio - certo non nuova - su cui occorre ritornarne esprimendoci sul “caso Shanghai”, detto che per noi non tutti i mezzi sono leciti per raggiungere il nostro fine rivoluzionario del Comunismo-Comunità Umana ossia la liberazione dell’Uomo, dell’Essere Umano maciullato e schiavizzato sotto il dominio totale del Moloch/Sua Maestà il Capitale. E che invece essi, mezzi (compresi quelli “sporchi”: l’uso della costrizione, dell’inganno ecc. fino al terrore rivoluzionario) non possono essere separati dal fine rivoluzionario ma vi si debbono subordinare.
Quindi tutti i mezzi, tutte le azioni che contribuiscono ad elevare la coscienza e l’organizzazione pratica della Variante Umana e di classe come soggetto protagonista della Rivoluzione liberatrice al livello reale e supremo su cui oggi si pone il combattimento per la distruzione del Moloch/Capitale; tutto ciò che contribuisce a infondere alle masse degli schiavi del capitale, energia e fiducia in se stessi, tutto ciò che è utile a galvanizzarli, a spronarne lo spirito di iniziativa e a scrollarsi di dosso lo spirito gregario e servile (magari mascherato da spirito di falsa disciplina) verso le istituzioni statali in quanto false rappresentanti dell’interesse sociale e collettivo e a smascherarle come invece rappresentanti dell’interesse “collettivo” del capitale che sta in antitesi a quello della Vita Umana: messi in questa direzione di marcia, tutti i mezzi di lotta per noi sono validi e leciti. (In parole povere, parlando di Cina/Shanghai: l’esatto contrario della situazione in cui gli uomini/schiavi del capitale sono ora costretti… ”per il bene della salute pubblica” e del “socialismo” in salsa nazionale, situazione da cui, per i comunisti rivoluzionari, si tratta di scuoterli. L’esatto contrario della situazione per cui, rinchiusi nei loculi-case, essi disciplinatamente accettano i sacchetti di plastica nei quali gli viene fornito il cibo, e disciplinatamente ringraziano per l’efficienza dello Stato e del Partito che garantisce loro la sopravvivenza… verso “la vittoria finale contro il virus e l’imperialismo”. L’esatto contrario!)
Vediamo di calare tale nostro criterio generale alla fabula o sinistra premonizione di Cina/Shanghai che, come abbiamo detto, pure di noi narra o potrebbe di qui a poco narrare, dentro la guerra mondiale in fieri in cui ci ritroviamo.
Prendendo per buono o facendo finta di prendere per buono il motivo governativo ufficiale, allora noi giudichiamo e denunciamo la spietata politica di “zero Covid” cinese allo stesso modo e per le stesse buone ragioni che abbiamo usato nei riguardi e contro i governi australiani, quelli della iena primo ministro neozelandese Jacinda Ardern (definita da qualcuno “la bella comunista”!), di Justin Trudeau e di altri simili animali young (o old) global leaders. Ragioni umane e di classe, strettamente collegate, “impastate” fra di loro.
Da un punto di vita comunista e rivoluzionario (umano e di classe) rigettiamo la demente pretesa di guarire da una malattia che minaccia la vita umana attraverso la sistematica umiliazione e coercizione esercitata sulla vita umana stessa. Demente pretesa di guarire gli uomini mettendo sistematicamente sotto i tacchi la dignità degli uomini stessi in carne ed ossa. Confinati per settimane e per mesi in loculi-case (operai costretti giorno e notte in fabbrica, impiegati costretti giorno e notte negli uffici), gonfiati di ansie oltre che di “prodigiose sostanze” siano vaccini o altra medicina sfornati dall’industria e dalla Scienza asservita agli interessi del capitale.
Potranno forse così a Shanghai come a Melbourne, Ottawa e altrove riuscire infine ad estirpare la malattia Covid 19, ma solo per lasciarsi dietro (dal punto di vista della “salute pubblica”) una società ancora più malata e afflitta da altre patologie indotte dalla pretesa “cura”. Il preteso e strombazzato fine ufficiale di riuscire a sconfiggere la malattia C-19 non giustifica per noi il mezzo utilizzato. Il mezzo del bestiale lockdown collegato alla bestiale politica di “zero Covid”.
Politica di “zero Covid”, feroce lockdown cioè trattamento degli esseri umani alla stregua dei topi da laboratorio = politica di classe, terapia di classe, terapia del capitale contraria alla salute collettiva e alla vita umana. Politica anti-umana e contro-rivoluzionaria, a Shanghai quanto a Melbourne o Ottawa. Contro-rivoluzionaria anche nel caso di Cina/Shanghai in quanto alle masse è imposta e inculcata una disciplina buona per le furerie e per le caserme, mortificante per il corpo e per lo spirito anche quando vengono chiamate dal governo alla “mobilitazione popolare di guerra… al virus”.
I cani-robot nelle strade, i droni volteggianti fra i palazzi-alveari umani e tutta la strumentazione tecnologica più avanzata che abbiamo visto applicata, altrettanto sono una strumentazione di guerra di classe applicata per il controllo delle masse, a seminarvi il senso di impotenza e di terrore. Tanto a Shanghai quanto a Singapore (dove precedentemente si sono visti i cani-robot in azione) come in tante piazze del cosiddetto Mondo Libero. Queste macchine usate a fini di classe e anti-umani andranno fatte a pezzi - e saranno fatte a pezzi - dalla rivolta umana e di classe, dal passo della Rivoluzione liberatrice. Tanto in Cina/Shanghai che nel nostro Mondo Libero vigilato dai medesimi sistemi di controllo e sottoposto alla medesima “cura”.
Se pure, come è ben possibile, la bestiale politica di “zero Covid” fosse accettata dalla maggioranza della popolazione ed anche ed in particolare dalla stragrande maggioranza dello stesso proletariato cinese, il nostro non equivoco giudizio che la qualifica come bestiale cioè di classe anti-rivoluzionaria e anti-umana, non si sposta di un millimetro. Se è vero, come è vero, che siamo in stato di guerra, non sorprende (guardando le cose “sul filo del tempo” come è nel nostro metodo) che le masse ed il proletariato stesso vi siano trascinate ed aderiscano, più o meno passivamente, all’inizio della stessa guerra del capitale. Essa, del resto, non potrebbe iniziare senza un’adesione di massa. Il crollo della II Internazionale, la tremenda disfatta proletaria registrata alla data 4 agosto 1914 resta una tragedia emblematica e su cui riflettere anche in relazione all’attuale guerra mondiale in fieri in cui, a nostro giudizio, vanno inserite le campagne e il terrorismo pandemico scatenati dai governi in questi due anni e passa, non esclusi, sempre a nostro modo di vedere, quelli di Pechino e Mosca.
E se, invece e/o inoltre, si trattasse di una manovra di vera e propria guerra a cui il governo cinese è costretto dalla pressione imperialista del socio/partner/concorrente nordamericano? Il fine “anti-imperialista” allora giustifica i bestiali mezzi?
Proviamo a dire la nostra a fronte di questa, plausibile, motivazione. Ricordandoci sempre della nostra condizione che è sostanzialmente la stessa descritta, anno 1954, da Bordiga parlando della lotta di classe e della rivoluzione cinese: “…siamo noi, rivoluzionari bianchi, ad essere legati come salami e poche lezioni possiamo impartire all’incendiato Oriente” e che comunque i bastoni fra le ruote e i colpi assestati all’America e all’Occidente imperialista da parte della potenza capitalista cinese rappresentano sempre “il più bell’atout della Rivoluzione”. (4)
A noi sembra intanto essenziale rilevare, se del necessario ricorso alla disciplina di guerra contro le manovre e la pressione dell’imperialismo americano e occidentale dobbiamo parlare, che il governo cinese mentre alle masse sicuramente chiede ed impone di adeguarsi allo sforzo e al sacrificio “patriottico e socialista”, non chiarisce affatto ad esse, tanto per cominciare, quanto avvenuto nel laboratorio di Wuhan, guardandosi bene dal riprendere le tesi che provengono da autorevoli fonti dell’alleato strategico russo (cfr. nota 2). Non solo, ma all’imperialismo americano viene costantemente tesa la mano della collaborazione (oltre che il fruttuoso e imprescindibile scambio di merci e di denari) in una offerta di pretesa “lotta comune contro il virus”, se solo dall’America la smettessero di provocare e di parlare di “virus cinese”. Si deve, si dovrebbe collaborare “per il bene comune dell’umanità” dice il PCC nel mentre rinchiude come topi centinaia di milioni di uomini.
Come se al tempo della terribile epidemia “spagnola” del 1918-1920 il governo rivoluzionario bolscevico avesse offerto una tregua all’imperialismo mondiale (e viceversa del resto) “per la lotta comune contro il virus”. E una tregua fosse stata “proposta” nella lotta di classe interna ai paesi flagellati dall’epidemia, a cominciare dagli stessi Stati Uniti, si veda per esempio la storia delle lotte accanite e delle persecuzioni – epidemia dilagante – contro gli Industrial Workers of the World di “Big Bill” Haywood. Già: altri tempi… altre pandemie. Situazioni non comparabili si dirà. Però l’imperialismo sarà oggi forse “più raffinato” ma certamente non meno mosso da istinti e necessità predatori. Privo di alcun tipo di scrupolo, oggi come allora.
Neanche a parlarne ovviamente di denuncia del reale ruolo dell’istituzione borghese OMS – altroché espressione della “comunità scientifica internazionale” - infeudata agli interessi di Big Pharma e dei poteri che la finanziano, istituzione che come la Società delle Nazioni-Onu dovrebbe essere trattata dai comunisti, da Lenin in poi come “covo di interessi briganteschi” - e in cui il capitalismo cinese ha le mani ben in pasta.
Il PCC alla guida del capitalismo cinese certamente è deciso a contrastare l’imperialismo Usa ed anche a metterne in discussione le pretese di potere egemonico ma lo fa badando bene a non mettere in moto l’azione delle masse, sia sul piano interno che sul fronte internazionale, essenziale e decisivo per i comunisti rivoluzionari. Che indicazioni, che esempio viene trasmesso a questo livello, essenziale e decisivo, alle masse degli oppressi e degli schiavi del capitale di tutto il mondo dalla politica bestiale “zero Covid” adottata dal PCC e dal governo cinese? Ne risulta in qualche modo stimolato il senso di fiducia per un radicale cambiamento delle cose oppure, al contrario, il senso di diffidenza, di demoralizzazione e di depressione? Semmai, l’esempio e l’indicazione che viene trasmesso dalla vicenda di Cina/Shanghai è utile e “stimolante” per i governi del capitale di tutto il mondo!
La politica di “zero Covid” e dei relativi feroci lockdown, anche qualora motivata e intesa come manovra di guerra, di esercitazione generale rispetto ad un possibile attacco di guerra batteriologica, non accresce la fiducia delle masse in se stesse, non accresce la coesione del proletariato (a scala interna ed internazionale). Al contrario semina depressione e linee di frattura al suo interno. Non diversamente che in tutti gli altri paesi.
Essa, coi suoi mezzi bestiali adottati, è coerente dal punto di vista dello Stato borghese coi fini della presente guerra mondiale in fieri, cioè con la feroce competizione fra Stati e blocchi di potere capitalistico. Vi è, per tutti i contendenti e belligeranti (e trafficanti interconnessi di merci e denari), un punto in comune: che l’ordine sociale capitalistico mondiale debba essere preservato anche dentro lo scontro bellico. Scongiurata ogni minaccia eversiva e rivoluzionaria insita nell’iniziativa delle masse. Le masse degli schiavi del capitale vanno inquadrate, irreggimentate sotto il controllo degli apparati statali, l’un contro l’altro lanciati verso lo sbocco bellico. Questa è la regola a cui si adegua anche il PCC e il governo cinese con la sua “esemplare” politica di “guerra al virus”.
La forza della Rivoluzione farà, in un modo o in un altro, saltare per aria questi piani. Abbiamo già riportato tempo fa, proprio all’inizio della campagna terroristica suscitata dalla Covid 19, la fenomenale affermazione di un compagno cinese di tendenza anarchica in merito al corso della lotta in Cina intimamente collegata alla lotta di classe globale, come globale è la rete del potere capitalistico: “Non si può salvare la Cina senza salvare tutta l’umanità”, concludeva il compagno nella sua intervista (la si può leggere qui: http://www.nucleocom.org/archivio/archivionote/cina_sotto_attacco.htm)
Abbiamo commentato le splendide parole del compagno cinese: “La difesa accanita dall’attacco dell’imperialismo democratico che il proletariato cinese senza dubbio assumerà nelle sue mani non avrà il significato patriottico dietro al quale la borghesia nazionale cercherà di bloccare lo slancio della classe, ma sarà il segnacolo della Rivoluzione proletaria internazionale e della sua vittoria”.
Non abbiamo nient’altro da aggiungere.

2 giugno 2022


NOTE

(1) Shanghai nevralgica in fatto di produzione industriale, di industria dei servizi, di traffico mercantile e finanziario. Primo porto commerciale al mondo. Borsa valori fra le prime mondiali, e la sua capitalizzazione si cifra i dollari (agli amici “multipolaristi”: la pelle conciata del proletariato si misura e si contratta ancora in dollari! E, ci sbilanciamo, non la vedrete mai cifrare e contrattare in altre valute o in altri “panieri” di valute. Ve lo diciamo non perché “auspichiamo” che si debba continuare a misurare e contrattare il valore in dollari, ma perché crediamo nella fine della misura monetaria del valore e non della morte della sola valuta-dollaro. Crediamo nella fine del sistema delle merci, del denaro e quindi delle Borse valori, quelle di Shanghai e di Mosca ovviamente comprese).
Bloccare o rallentare il flusso del capitale in un tale centro nevralgico significa operare direttamente sulle arterie del cuore capitalistico mondiale. Significa attuare una operazione di guerra.
(2) Sergey Glazyev, non esattamente “uno qualsiasi” fra le cerchie di potere del capitalismo russo ha proprio di recente parlato (per la verità, ribadendo la sua tesi già espressa precedentemente) del Coronavirus come arma Usa prodotta in laboratorio e che la Cina è stata bersaglio di un attacco biologico.
Nel marzo 2020 egli scriveva: “Gli stessi beneficiari: speculatori finanziari. Gli stessi conduttori provengono dall'altra parte dell'oceano”, ha detto l'esperto durante il programma. “Gli americani... hanno un arsenale completo di armi biologiche. E questa manifestazione della guerra ibrida degli Stati Uniti contro i settori economici che non controllano è perfettamente comprensibile e logica.” Cfr. https://antincendio-enna-news.blogspot.com/2020/03/
Due anni dopo dichiara alla Business Gazeta ( https://www.business-gazeta.ru/article/544773 del 27 marzo 2022): “Today, economic competition has already led to the fact that the United States has lost its leadership. If you remember, Donald Trump tried to contain the development of China through a trade war, but nothing came out of it. … The Americans have opened a biological front of war by launching the coronavirus in China” riportato in: https://thesaker.is/events-like-these-only-happen-once-every-century-sergey-glazyev/ Aprile 2022
Questo influente personaggio, “regista” sotto l’ala di Putin di “un nuovo sistema monetario che libererà il Sud del mondo” e dunque campione dell’alternativa “multipolare” all’impero Usa è così descritto, ancora nel 2014, dal Saker (fedelissima voce di Santa Madre Russia): I media occidentali abitualmente definiscono Glazyev come un “consigliere di Putin”. Questo fraintende totalmente sia il suo ruolo che la sua importanza. Glazyev è formalmente un “consulente presidenziale”, ma nel contesto russo tale titolo significa poco e non vuol dire che Glazyev abbia influenza sulla politica del Cremlino. Piuttosto, ciò che rende Glazyev importante è il fatto che le sue idee hanno ampia risonanza in Russia, comprese le elites. Cfr. http://sakeritalia.it/sfera-di-civilta-russa/il-pensiero-di-sergei-glazyev/

(3) Cfr. “ID e sistemi di credito sociale” scritto da una compagna dell’Assemblea romana contro il green pass di cui invitiamo caldamente la lettura. Vi si spiega, a proposito di Credito e controllo sociale che: “la Cina capitalista non sta imponendo un modello, sta inseguendo un modello, quello imperialista…”

(4) Cfr. Amadeo Bordiga, “Vulcano della produzione o palude del mercato?” da Programma comunista nn. 13-19 del 1954. A proposito della rivoluzione cinese in un passaggio si dice: “…Una sola continua rivoluzione borghese al potere nel governo di Ciang Kai-scek e in quello di Mao Tse-tung, come con gli Orleans e la seconda repubblica, con Bonaparte e con la terza in Francia. Una rivoluzione però, ragazzi, altro che una passeggiata di soldatacci con stella rossa. E una rivoluzione ancora non raffreddata, non cristallizzata, non anchilosata…”

Nucleo Comunista Internazionalista

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