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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Ritmi intensi, turni pesanti e temperature elevate

(28 Luglio 2022)

ritmi pesanti: foto

Da più di un mese ormai, gli operai denunciano in tantissime fabbriche le condizioni di lavoro insostenibili, in termini di ritmi intensi, turni massacranti e temperature elevate, con veri e propri scioperi nei reparti non climatizzati. Per citarne solo alcuni: dal 22 al 24 giugno alla Piaggio Pontedera (dove mercoledì 27 è scattato uno sciopero spontaneo di 24 ore e una manifestazione immediata a seguito di un incidente sul lavoro), il 18 luglio all’Avio di Rivalta, il 19 luglio alla Stellantis Mirafiori e da ultimo alla Dana Graziano di Rivoli, dove è morto un operaio di 61 anni, Luca Cappelli, che svenuto per un malore, ha battuto la testa. Dinanzi alla morte del collega diverse sono state le iniziative di solidarietà e adesione agli scioperi negli altri stabilimenti della Dana Graziano e nelle fabbriche della zona.

In diversi casi gli operai hanno denunciato che i ventilatori sono puntati sui macchinari, per farli raffreddare in fretta, ed evitare eventuali rallentamenti o fermi tecnici della produzione, anziché sugli operai che possono, invece, crepare come è accaduto a Rivoli. Questo fatto appalesa chiaramente come nella produzione non è l’operaio ad usare la condizione del lavoro ma, viceversa, la condizione del lavoro ad usare l’operaio; e questo capovolgimento si traduce con le macchine in una realtà tecnicamente evidente: nella fabbrica esiste un meccanismo indipendente dagli operai, che non può rallentare, non può fermarsi, ed essi gli sono incorporati come appendici umane, e quel macchinario così premurosamente fatto raffreddare si contrappone all’operaio durante lo stesso processo lavorativo quale capitale, che domina e succhia fino all’ultima goccia la forza-lavoro vivente.

Dinanzi alla morte operaia, i burocrati sindacali fanno gli scandalizzati e si sperticano a proferire frasi indignate dichiarando di aver allertato i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza affinché monitorino la situazione o appellandosi al Servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro dell’Asl. Denunciano la situazione come se fossero eccessi padronali irrispettosi delle norme quando invece sono proprio quelle regole materiali della produzione sociale capitalistica a dettar legge sulla vita e la morte di chi lavora. Lo Stato, a sua volta, attraverso una nota congiunta di INPS e INAIL, subito si è attivato per consentire alle aziende di chiedere la Cassa Integrazione quando il termometro supera i 35 gradi per evitare i fastidi delle ultime settimane. Conoscendo l’utilizzo che è stato fatto della Cassa integrazione nella fase della crisi pandemica dove gli industriali l’hanno utilizzata a proprio piacimento, gli operai di certo non potranno dormire sonni tranquilli. Ma c’è di più: la causale "eventi meteo" è invocabile dall'azienda in caso di sospensione o riduzione dell'attività lavorativa in presenza delle temperature elevate. Sarà il padrone con il suo termometro a stabilirlo; quando è noto che le temperature "percepite" dall’operaio sono più elevate rispetto a quelle “reali”, tenuto conto delle particolari tipologie di lavorazione in atto. È su questo crinale che gli operai dovranno fare attenzione e misurarsi in questo scontro che il provvedimento di INPS e INAIL vorrebbe obliterare, mentre le burocrazie sindacali lo sbandierano come loro vittoria e vittoria dello Stato democratico.

Gli operai, attraverso l’esperienza di queste drammatiche condizioni dovranno imparare a difendere direttamente la propria pelle facendo pressione sulle loro organizzazioni sindacali o creandone altre, non c’è alcun bonzo sindacale o funzionario dell’ASL che possa risolvere i loro più gravi problemi.
Non bisogna lasciare che l’indignazione svanisca o si ripresenti solo al prossimo morto - ma trasformarla in consapevolezza, denuncia e lotta contro la condizione di lavoro coatto imposto dal padrone.

Gli operai sanno che per difendere i loro interessi immediati contro l’aumento dei ritmi, la massimizzazione degli impianti, il caldo insopportabile e il rischio di morte, hanno due uniche armi a loro disposizione: coalizzarsi con gli altri operai ed utilizzare l’arma dello sciopero per fermare la produzione.

Ingaggiare una battaglia su rivendicazioni di classe così dirimenti in un simile contesto diventa una vera questione di sopravvivenza e di lotta per la vita in cui bisognerà imparare a rispondere colpo su colpo.

Prospettiva Marxista - Circolo internazionalista “Coalizione operaia”

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