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12 AGOSTO 1944, SANT’ANNA DI STAZZEMA: COMBATTERE SEMPRE E CONTRASTARE IN OGNI LUOGO, NON SOLO NEL RICORDO STORICO, LA BARBARIE E LE ATROCITA’ COMMESSE DAI NAZIFASCISTI

(10 Agosto 2022)

Nessuno sconto a chi si vuole candidare al governo del Paese o dell’Europa, senza aver fatto autocritica circa le proprie origini e quei valori antisociali. PER RICORDARE OMERO ANGELI, uno dei “nostri partigiani” (che intervenne in quelle zone dopo l’eccidio) a sei anni dalla sua scomparsa.

bassorilievo sull'eccidio 2

Un bassorilievo sull'eccidio di Sant'Anna di Stazzema

L’Unione Sindacale Italiana Usi fondata nel 1912 ericostituita secondo i principi fondativi, statutari originari, ricorda ancora a 78 anni dal fattaccio, uno dei crimini nazifascisti più atroci verificatisi durante l’occupazione tedesca in Italia. L’eccidio del 12 agosto 1944 a Sant’Anna di Stazzema e zone limitrofe (operazione iniziata all'alba del 12 agosto 1944 a Mulina e concluso nel tardo pomeriggio a Valdicastello Carducci e Capezzano Monte). Perché di crimine e di atto terroristico vero e proprio, si trattò, commesso dai soldati nazisti della 16° SS-Panzergrenadier-Division "Reichsführer-SS", comandata dal generale (Gruppenführer) Max Simon, e dagli austriaci. Non di una rappresaglia, che è un crimine comunque, operato in quegli anni come risposta ad un’azione degli insorti, di ribelli, di oppositori ad un’occupazione militare e non solo, ma un ATTO TERRORISTICO VERO E PROPRIO, COMMESSO con PREMEDITAZIONE, per annientare la volontà della popolazione civile, sottomettendola grazie al “terrore”. L'obiettivo era quello di distruggere il paese e sterminare la popolazione per rompere ogni collegamento fra i civili e le formazioni partigiane presenti nella zona (tra cui la Gino Lombardi, formazione partigiana che operò a lungo tra le Alpi Apuane e che divenne poi per dissidi interni, la X bis Brigata Garibaldi).

Le stesse indagini della magistratura militare italiana confermarono questa ipotesi criminosa e stragista, iniziate causalmente nel 1994 con il ritrovamento in uno scantinato della procura militare, mentre si cercavano documenti relativi al “caso Priebke”, di un armadio contenente 695 fascicoli «archiviati provvisoriamente», riguardanti crimini di guerra commessi da tedeschi e repubblichini di Salò. Tra questi viene trovata anche della documentazione relativa al massacro di Sant'Anna di Stazzema, per il quale sarà riaperta l'inchiesta che porterà a individuare alcuni dei responsabili con condanne definitive, solo nel 2007.

Nel complesso quadro militare e bellico, la popolazione di Sant’Anna e dei borghi limitrofi, crebbe a dismisura, per l’arrivo di molti sfollati che cercavano di scampare ai bombardamenti anglo americani da un lato, dalle azioni dei tedeschi dall’altro, che erano sempre in cerca di forza lavoro con rastrellamenti per l’utilizzo nelle opere di fortificazione della linea difensiva che dal Tirreno doveva arrivare all’Adriatico e che necessitava, per espressi ordini di Hitler, di avere per un raggio di circa 10 Km dalla cosiddetta “linea gotica”, un territorio sgombro da qualsiasi insediamento abitato da civili.

A questo scenario, non è irrilevante l’azione delle diversificate formazioni partigiane, che con sabotaggi, attentati e interventi colpivano le posizioni occupate dai tedeschi e dai fascisti, i quali rispondevano con pesantissime e sanguinose rappresaglie contro la popolazione civile, su indicazione di Kesserling. La zona di Sant’Anna di Stazzema e quelle vicine, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto del 1944, era stata qualificata dallo stesso comando tedesco come “zona bianca”, cioè località adibite per accogliere sfollati provenienti da altre zone, che si stima in quel periodo fossero circa mille persone. Gli stessi partigiani avevano lasciato l’operatività in quella zona, senza effettuare azioni contro tedeschi e nazifascisti, proprio per evitare azioni di rappresaglia alla popolazione che si stava raccogliendo nei pressi di Sant’Anna.

A maggior ragione, l’azione terroristica e stragista compiuta dall’alba al tardo pomeriggio del 12 agosto 1944, ha la sua caratteristica e qualificazione riconosciuta pure dalle tardive indagini della procura militare italiana, escludendo che fosse indicata come un’azione, criminosa anch’essa, di rappresaglia nei confronti di civili durante un conflitto bellico (e ricordiamolo, in Italia una guerra di liberazione nazionale vera e propria, non una “guerra civile tra fratelli”, come certi storici revisionisti vorrebbero accreditare). Alle sette de mattino il paese era circondato. Quando le SS giunsero a Sant'Anna, gli uomini del paese si rifugiarono nei boschi per non essere deportati, mentre donne, vecchi e bambini, sicuri che nulla sarebbe capitato loro in quanto civili inermi, restarono nelle loro case. In poco più di mezza giornata vennero uccisi centinaia di civili, di cui solo 350 poterono essere in seguito identificati; tra le vittime 65 erano bambini minori di 10 anni di età. Dai documenti tedeschi peraltro non è facile ricostruire con precisione gli eventi: in data 12 agosto 1944, il comando della 14ª Armata tedesca comunicò l'effettuazione con pieno successo di un'"operazione contro le bande" da parte di reparti della 16. SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS nella "zona 183", dove si trova il territorio del comune di S. Anna di Stazzema; l'ufficio informazioni del comando tedesco affermò che nell'operazione 270 "banditi" erano stati uccisi, 68 presi prigionieri e 208 "uomini sospetti" assegnati al lavoro coatto. Una successiva comunicazione dello stesso ufficio in data 13 agosto 1944, precisò che "altri 353 civili sospettati di connivenza con le bande" erano stati catturati, di cui 209 trasferiti nel campo di raccolta di Lucca.

I nazisti rastrellarono i civili, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano, colpi di rivoltella e altre modalità di stampo violento, stupri compresi.

La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni (23 luglio-12 agosto 1944). Gravemente ferita, la rinvenne agonizzante la sorella maggiore Cesira (Medaglia d’Oro al Merito Civile) miracolosamente superstite, tra le braccia della madre ormai morta. Morì pochi giorni dopo nell'ospedale di Valdicastello. Infine, incendi appiccati a più riprese causarono ulteriori danni a cose e persone.

Dopo oltre 13 anni di inchieste dal ritrovamento occasionale del fascicolo nel 1994 e con processo presso la Procura militare di La Spezia prima e con la sentenza dell'8 novembre 2007, con cui furono confermate dalla Corte di Cassazione, gli ergastoli all'ufficiale Gerhard Sommer e ai sottufficiali nazisti Georg Rauch e Karl Gropler. La Cassazione rigetta le tesi difensive e conferma che l'eccidio è stato un atto terroristico premeditato. Non così la magistratura tedesca, che a Stoccarda nel 2012, archiviò il procedimento. Secondo i giudici tedeschi, non sarebbe stato possibile accertare se la strage sia stata effettivamente un atto premeditato contro la popolazione civile, in quanto (sempre secondo la Procura di Stoccarda) è possibile che gli obiettivi dell'azione militare siano stati “solo la lotta antipartigiana” e il rastrellamento di uomini da deportare ai lavori forzati in Germania e che non è stato possibile indicare il …numero esatto delle vittime. Tale decisione, che è in contrasto con le risultanze processuali della magistratura italiana, ha suscitato incredulità e sdegno fra i sopravvissuti alla strage e prese di posizione contrarie da parte di vari esponenti politici in Italia.

RIMANE LA VALUTAZIONE STORICO POLITICA DI QUESTA STRAGE ED ECCIDIO DI CIVILI, che ci fa ribadire che VA CONTRASTATA E COMBATTUTA SEMPRE, LA BARBARIE NAZIFASCISTA e la sua sub-cultura di violenza, sopraffazione e di dominio, sotto qualsiasi forma si presenti o in qualsiasi modalità, anche formalmente legale, si nasconda. La memoria storica e il ricordo, hanno un valore rilevante, se come per le stragi di stato o quelle di stampo criminale e mafioso, servono come esempio per le generazioni future e come stimolo a contrastarle sempre, per un futuro migliore e una società basata sui diritti, sulla libertà, sulla solidarietà e la giustizia sociale. Servono anche come monito e come argomentazione, per coloro che si appresteranno a governare il Paese, ad una seria autocritica e presa di distanze da certe modalità “giustificatrici” e tendenti a minimizzare la portate reale dei fatti, nonché il clima di collaborazionismo del regime fascista in genere, non solo la sua fase finale della repubblichina Salò, visto che i valori di “Dio, Patria e Famiglia”, part integrante del programma fascista del regime mussoliniano, fanno ancora oggi da cardine per i programmi elettorali di forze politiche della destra italiana, che si candidano a governare dopo le elezioni del 25 settembre 2022, l’Italia.

Usi, nel ricordare anche questa strage del 12 agosto 1944, dedica questo intervento, nel ricordo e nella figura di uno dei nostri attivisti e “partigiani combattenti”, Omero Angeli scomparso nell’estate di sei anni fa e utente della Casa di Riposo comunale di Roma 1, associatosi a Usi e all’Usicons dopo un passato in Cgil e già lavoratore nel settore dello spettacolo (autista e conducente di mezzi di troupes cinematografiche), che fu tra i partigiani attivi nelle formazioni che lottarono e combatterono in quelle zone, per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo (ndr che ci raccontò quegli episodi di vita da partigiano combattente per la libertà, in occasione di una iniziativa pubblica fatta a Piazza Caterina Cicetti a Roma di presentazione del libro “Le borgate del fascismo” di Luciano Villani) e che trovò nel nostro antico sindacato che ha sempre lottato contro la barbarie fascista, una valida sponda per proseguire dopo la fine del conflitto bellico, la lotta per l’emancipazione delle classi lavoratrici dallo sfruttamento e dall’oppressione.


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